27 aprile 2007
Aggiornamenti e focus
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Qualsiasi età è buona per diventare obesi o per gettare le basi per un sovrappeso patologico nel futuro e quando si tratta di bambini non è semplice intervenire. Un organismo in crescita che ha un eccesso di peso, non deve solo perdere i chili di troppo, ma anche far rientrare il metabolismo entro parametri fisiologici. Dieta e attività fisica rappresentano gli strumenti operativi più efficaci, anche se non gli unici, per ottenere risultati in questa direzione. Quanto e come utilizzarli è stato ampiamente illustrato da studi scientifici in cui sono state verificate le condizioni in cui veniva svolta l'attività fisica da parte di persone adulte. Resta però poco chiara la modalità con cui i bambini svolgono l'attività fisica e come questa influisce poi sul peso corporeo e sul bilancio tra massa magra e massa grassa.
Questo limite è semplicemente dovuto a una difficoltà comunicativa da parte dei bambini intervistati che nei questionari usati per descrivere la loro attività fisica, non erano sempre in grado di ricordare o registrare ciò che avevano fatto in palestra. Magari anche con una certa discontinuità. Questo ha sempre rappresentato un ostacolo negli studi pediatrici, per contro quelli in cui sono state adottate tecniche più oggettive come il monitoraggio cardiaco o l'accelerometro hanno fornito misure dell'attività fisica più complete e affidabili per poter fare inferenze più pragmatiche.
Un'altro metodo per raffinare i dati è affiancare all'indice di massa corporea, semplicissimo da calcolare, l'assorbimento a raggi x a doppia energia (DXA) in grado di stimare la massa magra, la massa grassa e la distribuzione regionale del grasso corporeo.
Con questi strumenti un equipe inglese ha valutato gli effetti dell'attività fisica su un campione sufficientemente ampio di 5500 dodicenni che svolgevano attività fisica.
Come ci si attendeva c'era una forte relazione inversa con effetto dose-risposta, tra l'attività fisica misurata con l'accelerometro e le misure di massa grassa e obesità ottenute con DXA. Un confronto con l'indice di massa corporea vedeva l'associazione più debole, probabilmente per la correlazione positiva con la massa magra che aumenta con l'attività fisica. La tendenza rilevata era più forte nei ragazzi che nelle ragazze. Un dato interessante lo si è ottenuto considerando l'intensificazione dell'attività svolta. Grazie agli strumenti adottati era possibile stabilire la durata di un attività moderata e vigorosa: quando alla normale attività si aggiungevano 15 minuti di attività a maggior intensità la correlazione si manteneva forte, parità di un'attività totale di base. Vale a dire che quel quarto d'ora faceva la differenza. Questa circostanza era già stata rilevata in altri studi ma con una importanza minore, anche perché adottavano strumenti di misura diversi. Solo uno studio, che aveva fatto la stessa scelta di metodo, aveva trovato risultati simili: l'associazione negativa con l'obesità era più forte con un'attività vigorosa rispetto a quella moderata.
Vale a dire che un modesto incremento di tempo (15 minuti) e di intensità è in grado di abbassare il rischio relativo di obesità del 50% nei ragazzi e del 40% nelle ragazze. Una differenza probabilmente dovuta all'effetto dell'esercizio fisico sull'appetito e sulla sazietà.Secondo gli autori, l'effetto dell'attività fisica più intensa, per quanto limitata ai 15 minuti, fa aumentare il livello di tutta l'attività fisica svolta, ma resta comunque un aspetto importante da mantenere distinto nel momento in cui si pianifica quale saranno le attività da svolgere, anziché fare riferimento all'attività fisica totale.
Simona Zazzetta
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Misure oggettive
Questo limite è semplicemente dovuto a una difficoltà comunicativa da parte dei bambini intervistati che nei questionari usati per descrivere la loro attività fisica, non erano sempre in grado di ricordare o registrare ciò che avevano fatto in palestra. Magari anche con una certa discontinuità. Questo ha sempre rappresentato un ostacolo negli studi pediatrici, per contro quelli in cui sono state adottate tecniche più oggettive come il monitoraggio cardiaco o l'accelerometro hanno fornito misure dell'attività fisica più complete e affidabili per poter fare inferenze più pragmatiche.
Un'altro metodo per raffinare i dati è affiancare all'indice di massa corporea, semplicissimo da calcolare, l'assorbimento a raggi x a doppia energia (DXA) in grado di stimare la massa magra, la massa grassa e la distribuzione regionale del grasso corporeo.
Con questi strumenti un equipe inglese ha valutato gli effetti dell'attività fisica su un campione sufficientemente ampio di 5500 dodicenni che svolgevano attività fisica.
Vigorosamente efficace
Come ci si attendeva c'era una forte relazione inversa con effetto dose-risposta, tra l'attività fisica misurata con l'accelerometro e le misure di massa grassa e obesità ottenute con DXA. Un confronto con l'indice di massa corporea vedeva l'associazione più debole, probabilmente per la correlazione positiva con la massa magra che aumenta con l'attività fisica. La tendenza rilevata era più forte nei ragazzi che nelle ragazze. Un dato interessante lo si è ottenuto considerando l'intensificazione dell'attività svolta. Grazie agli strumenti adottati era possibile stabilire la durata di un attività moderata e vigorosa: quando alla normale attività si aggiungevano 15 minuti di attività a maggior intensità la correlazione si manteneva forte, parità di un'attività totale di base. Vale a dire che quel quarto d'ora faceva la differenza. Questa circostanza era già stata rilevata in altri studi ma con una importanza minore, anche perché adottavano strumenti di misura diversi. Solo uno studio, che aveva fatto la stessa scelta di metodo, aveva trovato risultati simili: l'associazione negativa con l'obesità era più forte con un'attività vigorosa rispetto a quella moderata.
Vale a dire che un modesto incremento di tempo (15 minuti) e di intensità è in grado di abbassare il rischio relativo di obesità del 50% nei ragazzi e del 40% nelle ragazze. Una differenza probabilmente dovuta all'effetto dell'esercizio fisico sull'appetito e sulla sazietà.Secondo gli autori, l'effetto dell'attività fisica più intensa, per quanto limitata ai 15 minuti, fa aumentare il livello di tutta l'attività fisica svolta, ma resta comunque un aspetto importante da mantenere distinto nel momento in cui si pianifica quale saranno le attività da svolgere, anziché fare riferimento all'attività fisica totale.
Simona Zazzetta
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