Donna vaccinata, cervice salvata

24 marzo 2006
Aggiornamenti e focus

Donna vaccinata, cervice salvata



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In Italia c'è una Regione, il Veneto, che ha pensato bene di sospendere l'obbligo vaccinale e un'altra, la Lombardia, che rende più difficile l'esecuzione delle vaccinazioni direttamente nell'ambulatorio del medico di famiglia, richiedendo caratteristiche fisiche dell'ambulatorio stesso non alla portata di tutti. Negli Stati Uniti, invece, non solo gli NIH (l'ente statale di ricerca) hanno messo a punto una nuova metodica per la realizzazione di vaccini, poi data in licenza ai privati, ma si apprestano a registrare con una procedura accelerata il primo vaccino contro il papillomavirus o HPV. L'HPV è all'origine dei condilomi, una delle malattie a trasmissione sessuale più diffuse, Oltreatlantico si parla di oltre 6 milioni di infezioni l'anno, molte magari asintomatiche e destinate a risolversi da sé. Molte, invece, destinate a diventare croniche e, questo l'aspetto più importante, a causare il cancro della cervice o collo dell'utero.

Molto efficace da subito


I vaccini, per la verità, sono due. Uno, di produzione americana, è attivo contro HPV tipo 16 e 18, responsabili di circa il 70% dei casi di tumore cervicale, e contro i tipi 6 e 11, che sono invece all'origine del 90 dei casi di condilomi. L'altro vaccino, di produzione europea, immunizza soltanto contro i due sierotipi oncogeni. Per entrambi i vaccini si richiedono tre somministrazioni rispettivamente dopo due e sei mesi dalla prima e dopo uno e sei mesi. Nel caso del vaccino americano si è già in possesso di dati che provano l'immunizzazione a 3,5 anni dalla fine del ciclo, mentre per quello europeo la sperimentazione è ancora in atto. Un'altra differenza tra i due è che mentre quello statunitense è destinato a donne e uomini (così da evitare che contagino le donne o altri uomini) quello europeo è rivolto alle sole donne: la differenza è spiegabile perché non tutela dalle infezioni da HPV in genere, ma solo da quelle causate dai tipi responsabili del tumore cervicale. L'efficacia si è rivelata molto alta: "Non ho mai visto vaccini che presentassero, già negli studi precedenti la registrazione, un'efficacia vicina al 100%. Sono risultati stupefacenti". Ha detto Jon Abramson, pediatra della Wake Forest University e presidente dell'ACP, il comitato governativo statunitense che si occupa delle vaccinazioni. Certo, ancora non si sa quanto duri l'immunizzazione, ma il peggio che può capitare, ha detto ancora Abramson, è di dover procedere a un "richiamo". Il vaccino sviluppa la massima efficacia quando somministrato in età pediatrica (11-12 anni). Cioè prima che vi sia l'incontro con il virus e, in soldoni, prima che cominci l'attività sessuale..

Ne vale la pena


Peccato che vi siano due possibili ostacoli. Il primo di ordine sociale: quando c'è di mezzo il sesso quasi sempre emergono, convinzioni e credenze (o anche preconcetti e pregiudizi) che possono ostacolare la diffusione di una pratica preventiva (basti pensare al profilattico). In questo caso qualcuno ha già avanzato l'ipotesi che questa vaccinazione potrebbe incoraggiare il sesso precoce. Già i sociologi hanno risposto che l'età del primo rapporto dipende da tanti fattori, tra i quali la paura delle malattie a trasmissione sessuale non ha un gran peso. L'altro è l'ormai consueta ostilità alle vaccinazioni di una parte della pubblica opinione cui, in questo caso, potrebbe saldarsi la considerazione che, in fin dei conti, grazie allo screening periodico con il Pap-test è facile intercettare i tumori prima che divengano invasivi. Vero, ma bisogna contare che anche in paesi industrializzati, valga il caso dell'Italia, la pratica del Pap-test non è diffusa uniformemente nella popolazione (è legata alle capacità economiche). Senza contare che i paesi in via di sviluppo, dove di Pap-test non se ne fanno, il tumore della cervice è diffusissimo e sarebbe più economico e rapido ricorrere all'immunizzazione.
Ma poi, anche i tumori della cervice diagnosticati e rimossi per tempo, non sono privi di conseguenze. Infatti, una metanalisi di 27 studi ha dimostrato che quando si interviene sulla cervice dell'utero, per asportare le lesioni da HPV, si usi il bisturi o l'ansa diatermica, il rischio di parti pre-termine aumenta (anche del doppio) così come il ricorso al cesareo. Soltanto la vaporizzazione laser sembra esente da queste conseguenze. E allora, non sarà meglio vaccinarsi?

Maurizio Imperiali



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