23 gennaio 2004
Aggiornamenti e focus
Meningite multiforme
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"Il genitore che si rivolge al pediatra lo fa non solo per ottenere terapie e trattamenti per riportare in salute un bambino malato, ma anche per affrontare in maniera consapevole ed informata, grazie all'insostituibile competenza del pediatra, quelle scelte fondamentali che hanno l'obiettivo di mantenere sano un bambino: tra queste scelte, la vaccinazione occupa un posto di primaria importanza." Queste le parole di Marcello Giovannini, direttore della Clinica Pediatrica, Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano. Che ha anche duramente criticato quanti, anche fra i pediatri, guardano con timore e scetticismo alle vaccinazioni. L'occasione era un incontro dedicato al vaccino contro il meningococco C, e più in generale alla meningite. Le affermazioni di Giovannini sono giustificate anche dai dati emersi da un'indagine della Demoskopea, dedicata alle conoscenze in fatto di meningite. Pur essendo chiaro al pubblico che si tratta di una malattia grave e non ancora debellata, circa un terzo del campione ha risposto di non avere vaccinato i propri figli o di non volerlo fare; di questi il 7% ha dichiarato di essere stato consigliato in questo senso dal pediatra stesso. Un numero magari non enorme, ma comunque significativo.
Un aspetto che senz'altro pesa sulla propensione dei cittadini a far vaccinare i figli è anche la distinzione tra vaccinazioni obbligatorie, raccomandate e, per così dire, "optional". A volte si ritiene che se non esiste l'obbligo, la vaccinazione non sia poi così importante. E' chiaro che a guidare la scelta di rendere obbligatoria un'immunizzazione o di avviare campagne di massa esistono diversi fattori: la gravità della malattia certamente è la prima, date per scontate efficacia e sicurezza del vaccino, ma a questa deve accompagnarsi anche la diffusione della malattia. Per malattie anche gravi ma relativamente rare, può non essere interesse del Servizio sanitario attuare una campagna di massa, ma può restare interesse del singolo, magari perché vive in una zona in cui la malattia è relativamente più diffusa.
A complicare le cose c'è poi il fatto che la meningite non è causata da un solo batterio. Può essere scatenata dal meningococco (Neisseria meningitidis), che poi ha a sua volta diversi sierotipi differenti (in Italia sono attivi soltanto il B e il C). Ma può essere dovuta anche a Haemophilus influenzae, pneumococco e anche a batteri di più raro riscontro, come lo Streptococcus agalactiae. Tratto comune a questi batteri è la loro capacità di colonizzare la rinofaringe (in particolare il meningococco è ospitato dal 15-20% della popolazione sana) e, potenzialmente, di essere sempre pronti a passare nel circolo sanguigno e, di qui, alle meningi. Questo non significa che le vaccinazioni sono inutili: l'immunizzazione di massa contro l'Haemophilus, per esempio, ha reso rarissima la meningite dovuta a questo batterio. Oggi esiste la possibilità di vaccinarsi anche contro il meningococco C, con un vaccino di ultima generazione, sicuro e soprattutto capace di indurre un'immunità prolungata: a oggi si è certi che la copertura supera i cinque anni e ci sono buone probabilità che sia perenne, come nel caso dell'epatite B. Anche in precedenza esisteva un vaccino contro questo meningococco, ma non era efficace nei bambini e, anche nell'adulto, portava a un'immunità di breve durata (un anno). Uno svantaggio non da poco se si considera che sono i bambini e gli adolescenti le categorie più esposte. Il nuovo vaccino richiede 1-3 somministrazioni nei più piccoli, mentre nell'adolescente e nell'adulto ne basta una. La stessa azienda che ha realizzato questo vaccino ne ha attualmente allo studio uno contro il meningococco B, con il cui arrivo ci sarebbe davvero la possibilità di azzerare la malattia da meningococco. Si tenga presente che in Italia ogni anno si notificano 200 casi di meningite da meningococco e che 24 di questi sono mortali. Anche quando non si conclude con la morte del paziente, la malattia può però avere conseguenze anche molto invalidanti, che vanno dai danni all'udito all'epilessia e ai ritardi nell'apprendimento.
Certamente non è una vaccinazione obbligatoria e nemmeno raccomandata a tutta la popolazione, tuttavia nelle aree in cui si è presentato un numero di casi superiore alla media (per esempio la Lombardia) le ASL la offrono gratuitamente o con il pagamento di un ticket contenuto. Anche affrontando da sè la spesa, si tratta comunque di poche decine di euro. Il consiglio finale del professor Giovannini ai genitori è stato di rivolgersi al pediatra, di informarsi presso di lui sull'importanza e l'opportunità di questa vaccinazione, ma anche delle altre, e di non sottovalutare mai nei bambini le febbri improvvise: "L'automedicazione è una buona cosa, ma quando si tratta dei più piccoli è sempre meglio rivolgersi al medico. In casi come quello della meningite anche aspettare una notte può essere fatale".
Maurizio Lucchinelli
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Non tutto quel che è utile è obbligatorio
Un aspetto che senz'altro pesa sulla propensione dei cittadini a far vaccinare i figli è anche la distinzione tra vaccinazioni obbligatorie, raccomandate e, per così dire, "optional". A volte si ritiene che se non esiste l'obbligo, la vaccinazione non sia poi così importante. E' chiaro che a guidare la scelta di rendere obbligatoria un'immunizzazione o di avviare campagne di massa esistono diversi fattori: la gravità della malattia certamente è la prima, date per scontate efficacia e sicurezza del vaccino, ma a questa deve accompagnarsi anche la diffusione della malattia. Per malattie anche gravi ma relativamente rare, può non essere interesse del Servizio sanitario attuare una campagna di massa, ma può restare interesse del singolo, magari perché vive in una zona in cui la malattia è relativamente più diffusa.
A complicare le cose c'è poi il fatto che la meningite non è causata da un solo batterio. Può essere scatenata dal meningococco (Neisseria meningitidis), che poi ha a sua volta diversi sierotipi differenti (in Italia sono attivi soltanto il B e il C). Ma può essere dovuta anche a Haemophilus influenzae, pneumococco e anche a batteri di più raro riscontro, come lo Streptococcus agalactiae. Tratto comune a questi batteri è la loro capacità di colonizzare la rinofaringe (in particolare il meningococco è ospitato dal 15-20% della popolazione sana) e, potenzialmente, di essere sempre pronti a passare nel circolo sanguigno e, di qui, alle meningi. Questo non significa che le vaccinazioni sono inutili: l'immunizzazione di massa contro l'Haemophilus, per esempio, ha reso rarissima la meningite dovuta a questo batterio. Oggi esiste la possibilità di vaccinarsi anche contro il meningococco C, con un vaccino di ultima generazione, sicuro e soprattutto capace di indurre un'immunità prolungata: a oggi si è certi che la copertura supera i cinque anni e ci sono buone probabilità che sia perenne, come nel caso dell'epatite B. Anche in precedenza esisteva un vaccino contro questo meningococco, ma non era efficace nei bambini e, anche nell'adulto, portava a un'immunità di breve durata (un anno). Uno svantaggio non da poco se si considera che sono i bambini e gli adolescenti le categorie più esposte. Il nuovo vaccino richiede 1-3 somministrazioni nei più piccoli, mentre nell'adolescente e nell'adulto ne basta una. La stessa azienda che ha realizzato questo vaccino ne ha attualmente allo studio uno contro il meningococco B, con il cui arrivo ci sarebbe davvero la possibilità di azzerare la malattia da meningococco. Si tenga presente che in Italia ogni anno si notificano 200 casi di meningite da meningococco e che 24 di questi sono mortali. Anche quando non si conclude con la morte del paziente, la malattia può però avere conseguenze anche molto invalidanti, che vanno dai danni all'udito all'epilessia e ai ritardi nell'apprendimento.
A chi rivolgersi
Certamente non è una vaccinazione obbligatoria e nemmeno raccomandata a tutta la popolazione, tuttavia nelle aree in cui si è presentato un numero di casi superiore alla media (per esempio la Lombardia) le ASL la offrono gratuitamente o con il pagamento di un ticket contenuto. Anche affrontando da sè la spesa, si tratta comunque di poche decine di euro. Il consiglio finale del professor Giovannini ai genitori è stato di rivolgersi al pediatra, di informarsi presso di lui sull'importanza e l'opportunità di questa vaccinazione, ma anche delle altre, e di non sottovalutare mai nei bambini le febbri improvvise: "L'automedicazione è una buona cosa, ma quando si tratta dei più piccoli è sempre meglio rivolgersi al medico. In casi come quello della meningite anche aspettare una notte può essere fatale".
Maurizio Lucchinelli
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