21 marzo 2007
Aggiornamenti e focus
Zoonosi da controllare
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Quando si parla di malattie animali due sono le paure principali: che si ammali l'animale domestico di casa e quindi l'uomo sia contagiato da patogeni con i quali, altrimenti, non dovrebbe confrontarsi. La Leishmaniosi è una di queste malattie, patogena per il cane e in condizioni particolari - bambini, soggetti immunodepressi - anche per l'uomo (leishmaniosi viscerale). L'agente infettivo è un protozoo (Leishmania infantum, in Italia) che parassita il cane, ma anche i roditori e le volpi, e necessita per essere trasmesso di un vettore: un insetto, in questo caso il flebotomo. La malattia si manifesta dopo un periodo d'incubazione, variabile da uno a molti mesi, per cui il cane contagiato è spesso asintomatico e non sempre si ammala. In quest'ultima evenienza, peraltro, occorre trattare l'animale con opportune terapie che, però, non sono in grado di eradicare completamente il protozoo. Quindi il cane, una volta contagiato, continua a fungere da serbatoio per tutta la vita.
Il flebotomo è un ematofago notturno, cioè un insetto che si nutre del sangue di altri animali (un po' come fanno le zanzare) pungendoli durante la notte. Il parassita compie parte del suo ciclo vitale all'interno del vettore poi, quando viene trasmesso al cane, s'insedia all'interno dei macrofagi. Questo percorso si ripete, avendo come tramite l'insetto, propagando l'infezione da cane a cane oppure dal cane all'uomo.
Per controllare la diffusione della leishmaniosi, perciò, meglio evitare il contatto tra i vettori del parassita e gli animali che possono fungere da serbatoio. Una disinfestazione radicale dei flebotomi però non è pensabile, perchè sarebbe un intervento molto dispersivo, poco costo/efficace e potenzialmente pericoloso per altre specie animali e per l'inquinamento ambientale. Proprio sulle modalità di prevenzione si è concentrato uno studio italiano effettuato in Puglia, una regione in cui la presenza di Leishmania infantum è endemica.
I ricercatori guidati da Domenico Otranto, professore di Parassitologia Veterinaria alla facoltà di Medicina veterinaria di Bari, hanno testato l'efficacia di un repellente, a base di imidaclopride (10%) e permetrina (50%), nel ridurre l'incidenza dell'infezione in condizioni naturali. L'esperimento della durata di 12 mesi si è svolto in due canili municipali: uno situato a Bari e l'altro a Ginosa, in provincia di Taranto ma lontano dai centri urbani. In entrambi i canili, attraverso esami sierologici e parassitologici, sono stati selezionati cani che non fossero mai venuti in contatto con il protozoo (315 a Bari, 316 a Vinosa) e divisi in tre gruppi, all'inizio della stagione a rischio (aprile 2005). La stagione dei flebotomi dura da aprile alla fine di novembre e, per tutto questo periodo, è stato somministrato il repellente una volta al mese ai cani del gruppo A, due volte al mese ai cani del gruppo B, mentre il gruppo C è servito come controllo. Tutti gli animali sono stati nuovamente sottoposti agli esami sierologici e parassitologici a novembre 2005 e poi a marzo 2006, data di chiusura dello studio.
La prevalenza in Italia della leishmaniosi canina si attesta, grossolanamente, su un valore medio del 20%; i dati d'incidenza più recenti indicano un tasso annuo del 9,52% nelle aree endemiche, che sale al 13,1% nei canili. Nei due siti scelti per lo studio, l'incidenza osservata nei 24 mesi precedenti era persino più elevata: 20% a Bari e 17% a Ginosa.
Al termine dell'esperimento, invece, la percentuale di nuove infezioni è risultata bassissima: un solo caso a Bari nel gruppo A rispetto ai 9 casi del gruppo C; 2 casi a Ginosa (1 gruppo, 1 gruppo B) verso 11 cani infettati del gruppo C.
Questo dimostra che il prodotto repellente utilizzato ha garantito percentuali di protezione tra l'88,9% e il 90,4% per il gruppo A, e tra il 90,7% ed il 100% per il gruppo B. E questo nonostante nel canile, talora nelle stesse gabbie, fossero ospiti altri cani, alcuni già contagiati dal protozoo. Proteggere il proprio cane significa, oltre che proteggere se stessi, anche sottrarre serbatoi di sopravvivenza ai parassiti. Nei mesi caldi quindi sarebbe consigliabile sottoporli al trattamento con l'antiparassitario repellente, che impedisce ai flebotomi di pungere, e funziona anche contro pulci, zecche, mosche cavalline e zanzare. Tra l'altro è molto difficile stabilire quanti siano gli insetti portatori di malattie, ma è sicuro che nei mesi caldo-umidi sono sempre più vasti i territori che offrono loro condizioni di vita ottimali. Inoltre, oggi è in aumento la consuetudine di viaggiare portando al seguito anche i propri animali domestici, esponendoli così a maggiori opportunità di contagio.
Elisabetta Lucchesini
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Il flebotomo è un ematofago notturno, cioè un insetto che si nutre del sangue di altri animali (un po' come fanno le zanzare) pungendoli durante la notte. Il parassita compie parte del suo ciclo vitale all'interno del vettore poi, quando viene trasmesso al cane, s'insedia all'interno dei macrofagi. Questo percorso si ripete, avendo come tramite l'insetto, propagando l'infezione da cane a cane oppure dal cane all'uomo.
Prevenire è meglio
Per controllare la diffusione della leishmaniosi, perciò, meglio evitare il contatto tra i vettori del parassita e gli animali che possono fungere da serbatoio. Una disinfestazione radicale dei flebotomi però non è pensabile, perchè sarebbe un intervento molto dispersivo, poco costo/efficace e potenzialmente pericoloso per altre specie animali e per l'inquinamento ambientale. Proprio sulle modalità di prevenzione si è concentrato uno studio italiano effettuato in Puglia, una regione in cui la presenza di Leishmania infantum è endemica.
I ricercatori guidati da Domenico Otranto, professore di Parassitologia Veterinaria alla facoltà di Medicina veterinaria di Bari, hanno testato l'efficacia di un repellente, a base di imidaclopride (10%) e permetrina (50%), nel ridurre l'incidenza dell'infezione in condizioni naturali. L'esperimento della durata di 12 mesi si è svolto in due canili municipali: uno situato a Bari e l'altro a Ginosa, in provincia di Taranto ma lontano dai centri urbani. In entrambi i canili, attraverso esami sierologici e parassitologici, sono stati selezionati cani che non fossero mai venuti in contatto con il protozoo (315 a Bari, 316 a Vinosa) e divisi in tre gruppi, all'inizio della stagione a rischio (aprile 2005). La stagione dei flebotomi dura da aprile alla fine di novembre e, per tutto questo periodo, è stato somministrato il repellente una volta al mese ai cani del gruppo A, due volte al mese ai cani del gruppo B, mentre il gruppo C è servito come controllo. Tutti gli animali sono stati nuovamente sottoposti agli esami sierologici e parassitologici a novembre 2005 e poi a marzo 2006, data di chiusura dello studio.
Proteggere i cani funziona
La prevalenza in Italia della leishmaniosi canina si attesta, grossolanamente, su un valore medio del 20%; i dati d'incidenza più recenti indicano un tasso annuo del 9,52% nelle aree endemiche, che sale al 13,1% nei canili. Nei due siti scelti per lo studio, l'incidenza osservata nei 24 mesi precedenti era persino più elevata: 20% a Bari e 17% a Ginosa.
Al termine dell'esperimento, invece, la percentuale di nuove infezioni è risultata bassissima: un solo caso a Bari nel gruppo A rispetto ai 9 casi del gruppo C; 2 casi a Ginosa (1 gruppo, 1 gruppo B) verso 11 cani infettati del gruppo C.
Questo dimostra che il prodotto repellente utilizzato ha garantito percentuali di protezione tra l'88,9% e il 90,4% per il gruppo A, e tra il 90,7% ed il 100% per il gruppo B. E questo nonostante nel canile, talora nelle stesse gabbie, fossero ospiti altri cani, alcuni già contagiati dal protozoo. Proteggere il proprio cane significa, oltre che proteggere se stessi, anche sottrarre serbatoi di sopravvivenza ai parassiti. Nei mesi caldi quindi sarebbe consigliabile sottoporli al trattamento con l'antiparassitario repellente, che impedisce ai flebotomi di pungere, e funziona anche contro pulci, zecche, mosche cavalline e zanzare. Tra l'altro è molto difficile stabilire quanti siano gli insetti portatori di malattie, ma è sicuro che nei mesi caldo-umidi sono sempre più vasti i territori che offrono loro condizioni di vita ottimali. Inoltre, oggi è in aumento la consuetudine di viaggiare portando al seguito anche i propri animali domestici, esponendoli così a maggiori opportunità di contagio.
Elisabetta Lucchesini
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