Non è mai scomparsa

10 gennaio 2003
Aggiornamenti e focus

Non è mai scomparsa



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Il gruppo di casi registrati in Lombardia a cavallo del nuovo anno non sono il primo fenomeno di recrudescenza della meningite in Italia.
Tra il 21 maggio ed il 5 giugno 1996, a Reggio Calabria si sono verificati 4 casi di meningoencefalite, inizialmente classificati come "sospette virali", in soggetti d'età compresa tra 3 e 9 anni, dei quali tre sono deceduti. La concentrazione dei casi in un breve lasso di tempo, l'età scolare dei soggetti, l'exitus della maggior parte di essi avevano suscitato notevole allarme su una possibile estensione di un focolaio epidemico alla collettività scolastica locale. In realtà la diagnosi di meningoencefalite virale è stata confermata per uno solo dei piccoli pazienti, come complicazione di una parotite, che poi è guarito. E' stato accertato inoltre che i bambini non frequentavano gli stessi ambienti, quindi l'ipotesi epidemia è stata esclusa.
Spavento parecchio, ma non giustificato, almeno quella volta.
La meningite, del resto, è una malattia quasi scomparsa ma mai completamente debellata e il suo fantasma talvolta semina paure comprensibili.
Nell'Europa Occidentale ogni anno l'1% degli anziani viene ricoverato per meningite, causata nel 30-50% dei casi da Streptococcus pneumoniae, il patogeno più pericoloso perché associato ad una prognosi sfavorevole. Le statistiche dicono che il tasso annuo di mortalità è di circa 20 soggetti ogni 100.000 abitanti; ma di questi 20, l'85% è d'età superiore a 64 anni. In linea generale, la letalità della meningite pneumococcica è del 30% negli adulti e del 55% negli anziani. È evidente che gli anziani sono maggiormente esposti nei confronti della meningite, e non solo di quella pneumococcica ma anche di quelle da meningococco e da emofilo. Il motivo di questa vulnerabilità risiede nel fatto che proprio negli ultrasessantacinquenni (ma non solo) si ritrovano, spesso, i principali fattori di rischio: presenza contemporanea di altre patologie e sistema immunitario indebolito. Altre categorie di pazienti a rischio sono:
  • i bambini sotto i 2 anni, le cui difese immunitarie non sono ancora complete
  • chi ha seguito una lunga terapia con corticosteroidi, che danno immunosoppressione
  • i soggetti affetti da patologie autoimmunitarie
  • alcoolisti e tossicodipendenti che hanno il sistema immunitario compromesso

La situazione italiana


L'Istituto Superiore di Sanità ha coordinato il sistema di sorveglianza delle meningiti batteriche e ha poi diffuso i dati relativi al periodo 1994-1999. Tra i vari agenti patogeni, lo Streptococcus pneumoniae è risultato responsabile del 32% dei casi segnalati di meningite, seguito da Neisseria meningitidis (meningococco) a quota 29% e, da ultimo, l'Haemophilus influenzae tipo b, causa del 18% delle infezioni. Il numero totale di casi è aumentato progressivamente, forse grazie alla maggior completezza delle informazioni.

L'incremento maggiore riguarda le infezioni da pneumococco; l'incidenza del meningococco è più bassa rispetto alla media europea; i casi da haemophilus sono addirittura diminuiti, com'era logico aspettarsi in seguito alla diffusione della vaccinazione. Tuttavia quest'interpretazione non ha tranquillizzato molti e, infatti, il MOIGE (Movimento Genitori Italiani) lo scorso giugno ha indetto una conferenza stampa per sensibilizzare tutti i genitori dei bambini in età scolare e per richiedere al ministro Sirchia una campagna d'informazione sul rischio meningite.

La situazione in Europa


Il rapporto sulla diffusione della meningite da meningococco in Europa nel 1994 evidenzia solo 0,19 casi ogni 100.000 abitanti in Italia, contro 11,32 in Islanda. L'incidenza complessiva, nei 31 Paesi considerati, della meningite da Haemophilus influenzae era di 0,25 casi ogni 100.000 abitanti e di 0,41 casi ogni 100.000 abitanti per le infezioni da pneumococco. Ciò significa, in ogni modo, che le meningiti sono sotto controllo, non costituiscono una vera minaccia, purché i sistemi di vigilanza non abbassino la guardia. Pochi casi, infatti, non si possono evitare ma è necessario isolare prontamente i soggetti e sottoporre a terapia profilattica tutti coloro che hanno avuto contatti con i malati, per impedire la diffusione di un'epidemia.
Non bisogna abbassare la guardia perché i ceppi batterici si evolvono continuamente, diventando più pericolosi, ne sono un esempio i dati che seguono.
In Grecia, per esempio, si assiste dal 1995 ad un incremento della diffusione di un ceppo particolarmente contagioso di Neisseria meningitidis (il Fenotipo C:2a:P1.2,P1.5)

Sempre nel 1995 è iniziata la scalata di N. meningitidis anche in Inghilterra e Galles, con un allargamento dell'infezione a fasce d'età prima quasi esenti, i bambini sopra i 2 anni e i giovani adulti. I casi segnalati erano 1.368 nel 1994 e nel 1996 erano passati a 2.313

E il resto del mondo?

Proprio lo scorso anno, Francia e Inghilterra hanno registrato alcuni casi di meningite importati da cittadini di religione islamica al ritorno dal pellegrinaggio alla Mecca. E questo episodio apre il discorso dei paesi in via di sviluppo, dove i "numeri" della meningite sono ben più elevati. Non a caso l'OMS parla di una "Cintura della meningite africana". Nel rilevamento di aprile 2001, i casi registrati in Burkina Faso, per esempio, erano 10.897, con ben 1525 morti, più di 7500, invece, i colpiti nel Benin, e oltre 4.100 in Etiopia. Queste epidemie, peraltro, erano state previste dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che già nel 1999 Non a caso una delle tante task force che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha allestito affronta proprio questa emergenza. Si tratta dell'International Coordinating Group (ICG) on Vaccine Provision for Epidemic Meningitis Control. Come dice la stessa denominazione, la sua finalità è garantire l'approvvigionamento di vaccini e in questo compito è assistito da altre organizzazioni come Médecins sans Frontières. Infatti, quando il contagio si allarga improvvisamente, l'unica misura efficace resta la vaccinazione di massa.

Elisa Lucchesini



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