Epidemiologia dell'insonnia

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Epidemiologia dell'insonnia



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Chi vorrebbe non dormire mai, per dedicarsi 24 ore su 24 alla carriera, agli amici, ai divertimenti, alla famiglia, allo sport, ma crolla esausto. Chi invece non riesce a riposarsi e passa le sue giornate in uno stato di semi-incoscienza, troppo stanco per essere pienamente presente a ciò che sta facendo. Per tutti un consiglio: arrendetevi! L'efficienza non-stop è impossibile, il nostro organismo non la prevede anzi, come vedrete più avanti, il sonno è una funzione essenziale, come mangiare e respirare.
Purtroppo anche costringersi a dormire non è possibile: i farmaci possono aiutare ma non bastano, e, soprattutto, non sono in grado di ricreare il sonno naturale.

I numeri


Le statistiche sono spesso soporifere, ma necessarie per inquadrare il problema: i disturbi del sonno sono molto comuni, ma spesso sottovalutati e sotto-diagnosticati.
Trentaquattro europei su cento soffrono d'insonnia. È quanto emerge da una recente ricerca (28 Novembre 2000) condotta su un campione di 2.000 persone, rappresentativo della popolazione di Francia, Italia, Germania e Regno Unito. Lo studio, basato su interviste specifiche e riportato da Saluteitalia.net, conferma anche che le donne sono più a rischio (il 60% degli insonni è di sesso femminile). L'insonnia dunque sembra far compagnia a molti cittadini dell'Unione europea: sei persone su dieci ammettono di dormire male saltuariamente (in Italia il 54% degli intervistati) mentre per il restante 40% dormire poco e male è un problema costante, di ogni notte. Per quanto riguarda il nostro paese il 37% degli italiani insonni attribuisce il disagio notturno allo stress, il 38% all'ansia, il 22% alla depressione.
Come curarsi? L'atteggiamento più diffuso sembra essere di rassegnazione: meglio non far nulla, e sperare che la situazione migliori da sola. Per il 37% degli europei, l'insonnia è un male incurabile, che non può essere trattato. E la situazione viene vista in maniera ancora peggiore dagli italiani, che nel 46% dei casi non fanno nulla per guarire. Il 32% degli insonni europei ha pensato di parlarne con il medico (38% in Italia) e il 13% ha scelto, invece, di affidarsi ai poteri dell'alcol per curare l'insonnia (17% degli italiani).
E' una conferma di quanto è già emerso da un'indagine svolta da Il Sole 24 ore e pubblicata il 21 giugno: gli italiani dormono poco e male. Dati alla mano, nel nostro Paese il 20% della popolazione, quasi 13 milioni di persone, soffre cronicamente d'insonnia: quella vera, caratterizzata dalla difficoltà a addormentarsi, dal sonno interrotto più volte e dai risvegli all'alba. A ingaggiare feroci battaglie col cuscino sono soprattutto le donne, che rappresentano circa il 60% degli insonni, e gli anziani oltre i 55 anni; ma non mancano picchi preoccupanti anche tra i giovani. L'insonnia più diffusa, in crescita in Italia, è quella saltuaria: che va e viene, e che interessa un italiano su tre. Da aprile a settembre agli insonni abituali si aggiungono poi schiere di vegliatori stagionali, tormentati dal caldo e dal rumore.

Capiamoci di più: che cos'è il sonno


Il sonno non è uno stato passivo, completamente distaccato dalla realtà, infatti, il cervello mantiene, anche se in maniera elementare, le percezioni sensoriali e stimoli visivi, uditivi o tattili sono in grado di interrompere il sonno. Quando dormiamo, inoltre, il cervello non riposa: elabora gli stimoli raccolti nel corso della giornata, organizza un proprio sistema di archiviazione dei dati ed elimina quelli ritenuti superflui. Predispone in pratica l'attività cerebrale allo stato di veglia, in modo che sia possibile utilizzare tutto il bagaglio di nozioni raccolte per elaborare idee, intuizioni, strategie e tutto ciò che consente all'individuo di lavorare ed esprimere il meglio di sé nei confronti della realtà. Il sonno è, quindi, un processo in continuità con la veglia, biologicamente necessario per consentire all'organismo di adattarsi all'ambiente circostante. Si comprende perciò come tutto ciò che altera l'equilibrio sonno-veglia diventa fonte di disagio per l'individuo, con pesanti ricadute sulle sue attività quotidiane come sonnolenza, difficoltà di concentrazione, nervosismo. Fisiologicamente il sonno è un meccanismo complesso e delicato, suscettibile alle interferenze esterne e a quelle interne, provenienti dall'inconscio. Vediamo qual è il percorso di una notte ideale:
  • Stadio 1 caratterizza il passaggio dalla veglia al sonno (dormiveglia) con attività cerebrale lenta, come evidenziato dal tracciato dell'elettroencefalogramma (EEG); dura pochi minuti.
  • Stadio 2 di sonno vero e proprio, con completa perdita della coscienza. È contraddistinto da ulteriore rallentamento dell'attività registrata con l'EEG e comparsa di fusi del sonno e di complessi K, segnali che traggono origine da strutture cerebrali profonde.
  • Stadi 3 e 4 abitualmente chiamati sonno delta, sono caratterizzati da onde lente ad ampio voltaggio; in queste fasi il sonno è profondo.
  • Sonno REM (Rapid Eye Movements) in un giovane adulto inizia circa 90 minuti (latenza del REM) dopo l'addormentamento, l'EEG mostra un'attività cerebrale rapida e l'elettro-oculogramma registra scariche di movimenti oculari rapidi; è in questa fase del sonno che avvengono i sogni.
I primi 4 stadi sono riassunti anche sotto la definizione di sonno non-REM, o sonno ortodosso, mentre la fase REM è detta anche sonno paradosso. Trascorsi 20-30 minuti nella fase 4 inizia un percorso inverso: si torna allo stadio 3, poi al 2 e da qui finalmente si entra nella fase REM. I periodi REM terminano con brevi risvegli (pochi secondi) o con il ritorno alla fase 2 del sonno, concludendo un ciclo di sonno; il sonno notturno è composto da tre a cinque cicli consecutivi, lunghi circa 90 minuti. I vari stadi che costituiscono i cicli hanno predominanza diversa nel corso della notte: gli stadi 3 e 4 prevalgono nella prima parte, mentre i periodi REM sono più brevi nelle fasi precoci del sonno e aumentano in durata nell'ultima parte della notte. La percentuale di sonno REM dell'adulto (20-25% del sonno totale) viene raggiunta nella prima infanzia, poiché i neonati dormono in REM otto ore su dieci. Il sonno delta rappresenta circa un quarto del sonno totale in un giovane adulto, mentre nell'anziano la percentuale scende a uno scarso 10 %, a meno che il soggetto non conservi una regolare attività fisica di tipo aerobico. La durata della latenza del REM ha significato diagnostico: nelle psicosi essa è più corta che di norma, con l'invecchiamento si abbrevia fisiologicamente, tuttavia una latenza del REM inferiore a 60 minuti in un adulto suggerisce un disturbo affettivo maggiore.

Capiamoci di più: che cos'è l'insonnia

Si definisce insonnia lo stato in cui una persona percepisce il proprio sonno come insufficiente o insoddisfacente; in altre parole quando il paziente non riesce a trarre beneficio dal riposo perché dorme troppo poco oppure dorme male. L'insonnia fa parte delle dissonnie, disturbi dovuti ad alterazioni di ritmo, quantità e qualità del sonno, così come le apnee notturne e le ipersonnie (narcolessia). Un altro gruppo di disturbi del sonno è quello delle parasonnie, caratterizzate dalla presenza di un evento anomalo e indesiderato nel corso del sonno, o nelle fasi di passaggio tra la veglia ed il sonno. Sono parasonnie il sonnambulismo, il sonniloquio (parlare durante il sonno), gli incubi, l'enuresi (minzione involontaria), il bruxismo (digrignare i denti), la sindrome delle gambe senza riposo.
L'insonnia non è una malattia univoca ma si presenta in tanti modi diversi, ecco perché clinicamente viene classificata tenendo conto di almeno tre parametri: la sua durata, le possibili cause e la tipologia.
  • Durata dell'insonnia: varia da paziente a paziente e può subire modificazioni nel corso della vita di uno stesso individuo.
    Occasionale: episodi isolati, che durano solo alcuni giorni, e sono generalmente associati ad eventi particolarmente stressanti.
    Transitoria: dura meno di tre settimane, si risolve spontaneamente o con l'aiuto farmacologico
    Cronica: quando si protrae per più di un mese, deve essere risolta con un intervento terapeutico
  • Cause dell'insonnia (eziologia)
    Primaria o non organica: quando il paziente è sano e non ci sono cause apparenti che giustifichino l'insonnia.
    Secondaria: quando l'insonnia è dovuta a malattie o abitudini pre-esistenti, bisogna intervenire su queste cause per risolvere anche il disturbo del sonno. Disturbi psichici come depressione e morbo di Parkinson o malattie fisiche come dolore cronico, reflusso gastroesofageo e asma influenzano negativamente la fisiologia del sonno. L'uso di sostanze medicinali (gli stessi sedativi) o l'abuso di droghe o alcolici possono alterare i meccanismi del sonno.
  • Tipo di insonnia:
    Iniziale: quando il paziente fatica ad addormentarsi, in genere a causa di ansie o paure eccessive.
    Centrale: caratterizzata da frequenti e sostenuti risvegli durante la notte, il problema quindi è il mantenimento del sonno.
    Terminale: caratterizzata da risveglio mattutino precoce, spesso associata a sindromi depressive.
    Ognuna delle tre tipologie può essere occasionale, transitoria o cronica
Elisa Lucchesini



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