29 settembre 2010
Interviste
Una dieta ecosostenibile
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"Mangiare bene per sentirsi in forma", diceva il vecchio adagio che oggi potremo sostituire con "stare bene mangiando sano e vivendo in un ambiente sostenibile". È noto, infatti, che per prevenire gravi patologie è necessario compiere precise scelte alimentari. Ne abbiamo parlato con Giorgio Calabrese, docente di Dietetica e nutrizione all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
Quando si tratta di mangiar sano è sufficiente parlare di dieta mediterranea?
Sicuramente le nostre tradizioni alimentari, basate sulla cucina mediterranea, costituiscono un'ottima base di partenza, ma non basta. Le scelte alimentari devono tener conto anche dalla provenienza del cibo e del sistema di produzione. La filiera corta - dal produttore al consumatore - e i menu a chilometro zero sono criteri necessari. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese ricco di cultura e di colture: in poche decine di chilometri da casa possiamo trovare tutto quello che ci serve per soddisfare il palato e l'organismo. È inutile, per esempio, andare a comprare le arance nelle coltivazioni intensive del Sud America, quando in Italia ne produciamo di ottime.
Filiera corta anche per abbattere le emissioni di CO2?
Scegliere la filiera corta fa bene a noi, alla nostra economia e all'ambiente. Dà la possibilità di mangiare meno conservanti, di gustare la frutta che è maturata sulla pianta e non nei container e, sicuramente, è in linea con l'impegno di ridurre le emissioni di CO2. Non bisogna dimenticare, inoltre, che ciò che viene rilasciato nell'ambiente in termini di inquinanti, pesticidi e fertilizzanti, lo ritroviamo nel piatto, oltre che nell'aria, qualora si tratti di sostanze volatili, e nell'acqua.
La cronaca riferisce spesso di frodi alimentari, possiamo stare tranquilli?
Le autorità di controllo europee stabiliscono che gli alimenti non devono contenere sostanze nocive, ma la maggior parte dei controlli si basano principalmente sull'autocertificazione. L'Italia, viceversa, è la nazione dove si svolgono più controlli e le regole sono le più rigide. Abbiamo un efficiente servizio veterinario che esamina gli allevamenti, gli animai e i campi. Poi vi sono i nuclei speciali: i Nas, carabinieri della salute, i Nac che controllano le produzioni alimentari e agricole, i Noe, ispettori del ministero dell'Ambiente. Una rete di controlli, quindi, che ci permette di difendere la nostra salute, minacciata soprattutto da chi non ha molti scrupoli.
Prevenire, quindi, vuol dire anche scegliere le nostre migliori produzioni alimentari?
Non dobbiamo solo accontentarci di avere produttori onesti, dobbiamo avere anche consumatori consapevoli. E' necessario diffondere una cultura alimentare e salutistica che insegni che non vi è un solo tipo di grano o di mela, ma che il nostro territorio è ben più fecondo. La prevenzione si costruisce, prima di tutto, formando coloro che ne hanno la responsabilità. Purtroppo i nostri medici non hanno alcuna familiarità con le scienze dell'alimentazione. L'Università e il ministro della Salute dovrebbero colmare questa grave lacuna, altrimenti è inutile promuovere tante campagne di prevenzione.
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Quando si tratta di mangiar sano è sufficiente parlare di dieta mediterranea?
Sicuramente le nostre tradizioni alimentari, basate sulla cucina mediterranea, costituiscono un'ottima base di partenza, ma non basta. Le scelte alimentari devono tener conto anche dalla provenienza del cibo e del sistema di produzione. La filiera corta - dal produttore al consumatore - e i menu a chilometro zero sono criteri necessari. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese ricco di cultura e di colture: in poche decine di chilometri da casa possiamo trovare tutto quello che ci serve per soddisfare il palato e l'organismo. È inutile, per esempio, andare a comprare le arance nelle coltivazioni intensive del Sud America, quando in Italia ne produciamo di ottime.
Filiera corta anche per abbattere le emissioni di CO2?
Scegliere la filiera corta fa bene a noi, alla nostra economia e all'ambiente. Dà la possibilità di mangiare meno conservanti, di gustare la frutta che è maturata sulla pianta e non nei container e, sicuramente, è in linea con l'impegno di ridurre le emissioni di CO2. Non bisogna dimenticare, inoltre, che ciò che viene rilasciato nell'ambiente in termini di inquinanti, pesticidi e fertilizzanti, lo ritroviamo nel piatto, oltre che nell'aria, qualora si tratti di sostanze volatili, e nell'acqua.
La cronaca riferisce spesso di frodi alimentari, possiamo stare tranquilli?
Le autorità di controllo europee stabiliscono che gli alimenti non devono contenere sostanze nocive, ma la maggior parte dei controlli si basano principalmente sull'autocertificazione. L'Italia, viceversa, è la nazione dove si svolgono più controlli e le regole sono le più rigide. Abbiamo un efficiente servizio veterinario che esamina gli allevamenti, gli animai e i campi. Poi vi sono i nuclei speciali: i Nas, carabinieri della salute, i Nac che controllano le produzioni alimentari e agricole, i Noe, ispettori del ministero dell'Ambiente. Una rete di controlli, quindi, che ci permette di difendere la nostra salute, minacciata soprattutto da chi non ha molti scrupoli.
Prevenire, quindi, vuol dire anche scegliere le nostre migliori produzioni alimentari?
Non dobbiamo solo accontentarci di avere produttori onesti, dobbiamo avere anche consumatori consapevoli. E' necessario diffondere una cultura alimentare e salutistica che insegni che non vi è un solo tipo di grano o di mela, ma che il nostro territorio è ben più fecondo. La prevenzione si costruisce, prima di tutto, formando coloro che ne hanno la responsabilità. Purtroppo i nostri medici non hanno alcuna familiarità con le scienze dell'alimentazione. L'Università e il ministro della Salute dovrebbero colmare questa grave lacuna, altrimenti è inutile promuovere tante campagne di prevenzione.
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