Venlafaxina Teva 75 mg 14 capsule rigide a rilascio prolungato

24 novembre 2024
Farmaci - Venlafaxina Teva

Venlafaxina Teva 75 mg 14 capsule rigide a rilascio prolungato


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Venlafaxina Teva 75 mg 14 capsule rigide a rilascio prolungato è un medicinale soggetto a prescrizione medica (classe A), a base di venlafaxina, appartenente al gruppo terapeutico Antidepressivi. E' commercializzato in Italia da Teva Italia S.r.l. - Sede legale:


INDICE SCHEDA



INFORMAZIONI GENERALI


TITOLARE:

Teva B.V.

CONCESSIONARIO:

Teva Italia S.r.l. - Sede legale:

MARCHIO

Venlafaxina Teva

CONFEZIONE

75 mg 14 capsule rigide a rilascio prolungato

FORMA FARMACEUTICA
capsula

PRINCIPIO ATTIVO
venlafaxina

GRUPPO TERAPEUTICO
Antidepressivi

CLASSE
A

RICETTA
medicinale soggetto a prescrizione medica

PREZZO
5,60 €


CONFEZIONI DISPONIBILI IN COMMERCIO


Confezioni e formulazioni di Venlafaxina Teva disponibili in commercio:


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INDICAZIONI TERAPEUTICHE


A cosa serve Venlafaxina Teva? Perchè si usa?


Trattamento degli episodi di depressione maggiore.

Prevenzione delle recidive degli episodi di depressione maggiore.

Trattamento del disturbo d'ansia generalizzato.

Trattamento del disturbo d'ansia sociale.

Trattamento del disturbo da panico, con o senza agorafobia.


CONTROINDICAZIONI


Quando non dev'essere usato Venlafaxina Teva?


Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoamminossidasi (I-MAO) è controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia. Non si deve iniziare l'assunzione di venlafaxina se non sono trascorsi almeno 14 giorni dall'interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile.

La somministrazione di venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell'inizio del trattamento con un inibitore irreversibile delle MAO (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).


AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO


Cosa serve sapere prima di prendere Venlafaxina Teva?


Sovradosaggio

I pazienti devono essere avvertiti di evitare l'uso di alcool, tenendo conto dei relativi effetti sul SNC e della possibilità di peggioramento clinico delle patologie psichiatriche, nonché delle possibili interazioni avverse con la venlafaxina, inclusi effetti di depressione del SNC (paragrafo 4.5). Il sovradosaggio di venlafaxina è stato riportato prevalentemente in associazione a alcool e/o altri medicinali, inclusi casi con esito fatale (paragrafo 4.9).

Al fine di ridurre il rischio di sovradosaggio, si deve prescrivere la quantità minima di medicinale che consenta una buona gestione del paziente (vedere 4.9).

Suicidio/pensieri suicidari o peggioramento clinico

La depressione è associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi suicidio-correlati). Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa. Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento. È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio possa aumentare nelle prime fasi di recupero.

Anche altre patologie psichiatriche per le quali è prescritta la venlafaxina possono essere associate a un aumentato rischio di eventi suicidio-correlati. Inoltre, queste patologie possono essere in comorbidità con il disturbo depressivo maggiore. Quando si trattano pazienti con altre patologie psichiatriche si devono pertanto osservare le stesse precauzioni utilizzate per il disturbo depressivo maggiore.

È noto che i pazienti con storia di eventi suicidio-correlati, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicidaria prima dell'inizio del trattamento, sono maggiormente a rischio di pensieri suicidari o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente monitorati durante il trattamento. Una meta-analisi degli studi clinici controllati con placebo condotti con farmaci antidepressivi in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicidario nei pazienti di età inferiore ai 25 anni trattati con antidepressivi rispetto al placebo.

La terapia farmacologica con antidepressivi deve essere sempre associata a una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose. I pazienti (e chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessità di monitorare qualsiasi peggioramento clinico, l'insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di cambiamenti inusuali del comportamento e di consultare immediatamente il medico se questi sintomi si presentano.

Sindrome serotoninergica

Con il trattamento con la venlafaxina, come con altri agenti serotoninergici, può svilupparsi la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, in particolare con l'uso concomitante di altri agenti che possono avere effetto sul sistema dei neurotrasmettitori serotoninergica (inclusi triptani, SSRI, SNRI, antidepressivi triciclici, anfetamine, litio, sibutramina, erba di San Giovanni (Hypericum perforatum), oppioidi (ad es. buprenorfina, fentanil e i suoi analoghi, tramadolo, destrometorfano, tapentadolo, petidina, metadone, pentazocina), farmaci che interferiscono con il metabolismo della serotonina (ad es. gli I-MAO come il blu di metilene), precursori della serotonina (quali i supplementi del triptofano), antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).

I sintomi della sindrome serotoninergica possono includere modifiche dello stato mentale (per es. agitazione, allucinazioni, coma), instabilità autonomica (per es. tachicardia, pressione arteriosa labile, ipertermia), aberrazioni neuromuscolari (per es. iperreflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (per es. nausea, vomito, diarrea). La sindrome serotoninergica nella sua forma più grave può somigliare alla SNM e si manifesta con ipertermia, rigidità muscolare, instabilità autonomica con possibile rapida fluttuazione dei segni vitali e modifiche dello stato mentale.

Se il contemporaneo trattamento con venlafaxina e altri medicinali che possono influire sui sistemi neurotrasmettitoriali dopaminergici e/o serotoninergici è clinicamente giustificato, si raccomanda un'attenta osservazione del paziente, in particolar modo durante la fase iniziale del trattamento e agli aumenti della dose.

Non è raccomandato l'uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (quali i supplementi di triptofano).

Glaucoma ad angolo stretto

In associazione con la venlafaxina, si può verificare midriasi. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata, o i pazienti a rischio di glaucoma acuto ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso).

Pressione arteriosa

Aumenti dose-dipendenti della pressione arteriosa sono stati comunemente riportati con l'uso di venlafaxina. Nell'esperienza post-marketing sono stati riportati casi di elevata pressione arteriosa che hanno richiesto un trattamento immediato. Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per casi di elevata pressione arteriosa e un'ipertensione preesistente deve essere controllata prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. La pressione arteriosa deve essere controllata periodicamente dopo l'inizio del trattamento e dopo aumenti di dose. Si deve usare cautela nei pazienti con condizioni preesistenti che potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione arteriosa, quali quelli con funzionalità cardiaca compromessa.

Frequenza cardiaca

Si può verificare un aumento della frequenza cardiaca, in particolare con i dosaggi più alti. Si deve prestare cautela in pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca.

Malattia cardiaca e rischio di aritmia

L'uso di venlafaxina non è stato valutato in pazienti con recente anamnesi di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile. Pertanto, la venlafaxina deve essere usata con cautela in tali pazienti.

Nell'esperienza post-marketing, casi di prolungamento dell'intervallo QTc, torsioni di punta (TdP), tachicardia ventricolare e aritmie cardiache fatali sono stati riportati con l'uso di venlafaxina, specialmente in seguito a sovradosaggio o in pazienti con altri fattori di rischio per il prolungamento dell'intervallo QTc e per la TdP. Il rapporto rischio/beneficio deve essere considerato prima di prescrivere venlafaxina ai pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca o di prolungamento dell'intervallo QTc (vedere paragrafo 5.1).

Convulsioni

Durante la terapia con venlafaxina si possono presentare convulsioni. La venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi di convulsioni, e i pazienti interessati devono essere attentamente monitorati. Il trattamento deve essere interrotto nei pazienti che sviluppano crisi convulsive.

Iponatriemia

Con l'uso di venlafaxina si possono verificare casi di iponatriemia e/o di sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH). Ciò si è verificato più frequentemente in pazienti con deplezione di liquidi o disidratati. Pazienti anziani, pazienti che assumono diuretici, e pazienti con deplezione di liquidi per altre ragioni, possono essere maggiormente a rischio per questo evento.

Sanguinamento anormale

I medicinali che inibiscono la captazione della serotonina possono portare a una ridotta funzionalità piastrinica. Gli eventi di sanguinamento correlati all'uso di SSRI e SNRI variano da ecchimosi, ematomi, epistassi e petecchie fino a emorragie gastrointestinali e potenzialmente letali. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)/inibitori della ricaptazione della serotonina-noradrenalina (SNRI) possono aumentare il rischio di emorragia post partum (vedere paragrafi 4.6 e 4.8). Il rischio di emorragia può aumentare nei pazienti che assumono venlafaxina. La venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti predisposti al sanguinamento, compresi i pazienti in trattamento con anticoagulanti e inibitori piastrinici.

Colesterolo sierico

In studi clinici placebo-controllati sono stati registrati aumenti clinicamente significativi del colesterolo sierico nel 5,3% dei pazienti trattati con venlafaxina e nello 0,0% dei pazienti trattati con placebo dopo un trattamento di almeno tre mesi. La misurazione dei livelli sierici di colesterolo deve essere presa in considerazione durante un trattamento prolungato.

Co-somministrazione con agenti per la perdita di peso

Non sono state dimostrate la sicurezza e l'efficacia della terapia con la venlafaxina in combinazione con medicinali per la perdita di peso, compresa la fentermina. La somministrazione contemporanea di venlafaxina e di agenti per la perdita di peso non è raccomandata. La venlafaxina non è indicata per la perdita di peso né in monoterapia né in combinazione con altri prodotti.

Mania/ipomania

Si può manifestare mania/ipomania in una piccola percentuale di pazienti con disturbi dell'umore che abbiano assunto antidepressivi, inclusa la venlafaxina. La venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi personale o familiare di disturbo bipolare.

Aggressività

Si può verificare aggressività in numero esiguo di pazienti che abbiano assunto antidepressivi, compresa la venlafaxina. Ciò è stato riportato all'inizio del trattamento, alla modifica del dosaggio e all'interruzione del trattamento.

La venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi di aggressività.

Interruzione del trattamento

È noto che con gli antidepressivi si manifestano effetti legati all'interruzione del trattamento e talvolta questi effetti possono essere prolungati e gravi. Nei pazienti sono stati osservati suicidio/pensieri suicidari e aggressività nei periodi di modifiche al regime posologico di venlafaxina, anche durante l'interruzione del trattamento. Pertanto, i pazienti devono essere attentamente monitorati quando la dose viene ridotta o durante l'interruzione del trattamento (vedere sopra nel paragrafo 4.4, “Suicidio/pensieri suicidari o peggioramento clinico” e “Aggressività”). I sintomi da astinenza sono comuni quando si interrompe il trattamento, soprattutto se ciò avviene in modo brusco (vedere paragrafo 4.8). Negli studi clinici, gli effetti avversi osservati all'interruzione del trattamento (durante e dopo la riduzione della dose) si sono verificati in circa il 31% dei pazienti trattati con venlafaxina e nel 17% dei pazienti trattati con placebo.

Il rischio di sintomi da astinenza può dipendere da diversi fattori, incluse la durata e la dose della terapia e la velocità di riduzione della dose. Le reazioni più comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali (inclusa la parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, cefalea, compromissione della vista e ipertensione. Generalmente questi sintomi sono da lievi a moderati; tuttavia in alcuni pazienti possono essere di grave intensità. Si verificano di solito entro i primi giorni dall'interruzione del trattamento, ma sono stati riportati casi molto rari di tali sintomi in pazienti che avevano inavvertitamente dimenticato di assumere una dose. Generalmente, questi sintomi sono auto-limitanti e di solito si risolvono entro 2 settimane, sebbene in alcuni individui possano durare più a lungo (2-3 mesi o più). Si consiglia pertanto di ridurre gradualmente la somministrazione di venlafaxina quando si interrompe il trattamento in un periodo di tempo di diverse settimane o mesi, secondo i bisogni di ciascun paziente (vedere paragrafo 4.2). In alcuni pazienti, l'interruzione del trattamento potrebbe richiedere mesi o periodi più lunghi.

Acatisia/irrequietezza psicomotoria

L'uso della venlafaxina è stato associato allo sviluppo di acatisia, caratterizzata da un'irrequietezza soggettivamente spiacevole o stressante e da bisogno di muoversi spesso accompagnato da un'incapacità a restare seduti o fermi. È più probabile che si verifichi entro le prime settimane di trattamento. Nei pazienti che riportano questi sintomi un aumento della dose può essere dannoso.

Bocca secca

Il 10% dei pazienti trattati con venlafaxina segnala la presenza di bocca secca. Ciò può comportare un aumentato rischio di carie e i pazienti devono essere informati sull'importanza dell'igiene dentale.

Diabete

Il trattamento con un SSRI o con venlafaxina può alterare il controllo della glicemia nei pazienti con diabete. Può essere necessario adeguare la dose di insulina e/o ipoglicemizzanti orali.

Disfunzione sessuale

Gli inibitori della ricaptazione della serotonina-noradrenalina (SNRI) possono causare sintomi di disfunzione sessuale (vedere paragrafo 4.8). Sono stati segnalati casi di disfunzione sessuale a lungo termine con persistenza dei sintomi dopo l'interruzione dell'uso di SNRI.

Interazione con i test di laboratorio sui farmaci

Sono stati riportati falsi positivi ai test di screening immunologici per la fenciclidina (PCP) e l'anfetamina nelle urine in pazienti che assumevano la venlafaxina. Ciò è dovuto alla mancanza di specificità dei test di screening. È possibile attendersi dei risultati di falso positivo dei test per diversi giorni successivi all'interruzione della terapia con la venlafaxina. Test di conferma, quali la gascromatografia/spettrometria di massa, distingueranno la venlafaxina dalla PCP e dall'anfetamina.

Avvertenza sugli eccipienti

Saccarosio:

I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al fruttosio, malassorbimento di glucosio-galattosio o insufficienza di saccarosio-isomaltasi non devono assumere questo medicinale.

Popolazione pediatrica

Venlafaxina Teva non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età. Comportamenti suicidio-correlati (tentativi di suicidio e pensieri suicidari) e ostilità (principalmente aggressività, comportamento oppositivo e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza in studi clinici condotti tra bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base a esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato per la comparsa di sintomi suicidari. Inoltre, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per quanto riguarda la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e adolescenti.


INTERAZIONI


Quali farmaci, principi attivi o alimenti possono interagire con l'effetto di Venlafaxina Teva?


Inibitori delle monoamminossidasi (I-MAO)

I-MAO irreversibili non selettivi

La venlafaxina non deve essere usata in combinazione con I-MAO irreversibili non selettivi. Non si deve iniziare l'assunzione di venlafaxina se non sono trascorsi almeno 14 giorni dall'interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo. Si deve interrompere il trattamento con la venlafaxina almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Inibitore selettivo reversibile della MAO-A (moclobemide)

L'associazione della venlafaxina con un I-MAO reversibile e selettivo, come la moclobemide, non è raccomandata, a causa del rischio di sindrome serotoninergica. Dopo il trattamento con un I-MAO reversibile, si può attendere un periodo di astinenza inferiore a 14 giorni prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. Si raccomanda di interrompere il trattamento con venlafaxina almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO reversibile (vedere paragrafo 4.4).

I-MAO non selettivi reversibili (linezolid)

L'antibiotico linezolid è un debole I-MAO reversibile e non selettivo, e non deve essere prescritto ai pazienti in trattamento con venlafaxina (vedere paragrafo 4.4).

Gravi reazioni avverse sono state riportate in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con I-MAO e cominciato quella con venlafaxina, o avevano recentemente interrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare quella con I-MAO. Queste reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, rossore, capogiro e ipertermia con manifestazioni rassomiglianti la sindrome neurolettica maligna, crisi convulsive e morte.

Sindrome serotoninergica

Come con altri farmaci serotoninergici, con la venlafaxina si può verificare la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, soprattutto con l'uso concomitante di altri farmaci che possono modulare il sistema di neurotrasmissione serotoninergica (come i triptani, gli SSRI, gli SNRI, antidepressivi triciclici, anfetamine, il litio, la sibutramina, l'erba di San Giovanni [Hypericum perforatum], gli oppioidi (ad es. buprenorfina, fentanil e i suoi analoghi, tramadolo, destrometorfano, tapentadolo, petidina, metadone e pentazocina)), con medicinali che interferiscono con il metabolismo della serotonina (ad es. gli I-MAO, come il blu di metilene), precursori della serotonina (ad es. i supplementi nutrizionali di triptofano) o antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Se il trattamento concomitante con venlafaxina e un SSRI, un SNRI o con un agonista del recettore della serotonina (triptano) è clinicamente giustificato, si raccomanda un'attenta osservazione del paziente, soprattutto all'inizio del trattamento e agli incrementi di dose. Non è raccomandato l'uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano) (vedere paragrafo 4.4).

Medicinali che agiscono sul sistema nervoso centrale (SNC)

Il rischio dell'utilizzo di venlafaxina in combinazione con altri medicinali che agiscono sul SNC non è stato valutato in modo sistematico. Pertanto, si deve usare cautela quando la venlafaxina è assunta in combinazione con altri farmaci che agiscono sul SNC.

Etanolo

I pazienti devono essere avvertiti di evitare l'uso di alcool, tenendo conto dei relativi effetti sul SNC e della possibilità di peggioramento clinico delle patologie psichiatriche, nonché delle possibili interazioni avverse con la venlafaxina, inclusi effetti di depressione del SNC.

Medicinali che prolungano l'intervallo QT

Il rischio di un prolungamento dell'intervallo QTc e/o di aritmie ventricolari (per es. TdP) è aumentato con l'uso concomitante di altri medicinali che prolungano l'intervallo QTc. La co-somministrazione di tali medicinali deve essere evitata (vedere paragrafo 4.4).

Classi rilevanti includono:
  • antiaritmici di classe Ia e III (per es. chinidina, amiodarone, sotalolo, dofetilide)
  • alcuni antipsicotici (per es. tioridazina)
  • alcuni macrolidi (per es. eritromicina)
  • alcuni antistaminici
  • alcuni antibiotici chinolonici (per es. moxifloxacina)
Il suddetto elenco non è esaustivo e altri medicinali noti per prolungare in modo significativo l'intervallo QT devono essere evitati.

Effetti di altri medicinali sulla venlafaxina

Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4)

Uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo in metabolizzatori rapidi (EM) e in metabolizzatori lenti (PM) del CYP2D6 ha fornito risultati di AUC più alte sia di venlafaxina (70% e 21% in soggetti PM ed EM del CYP2D6, rispettivamente) che di O-desmetilvenlafaxina (33% e 23% in soggetti PM ed EM del CYP2D6, rispettivamente) a seguito della somministrazione di ketoconazolo. L'uso concomitante di venlafaxina con inibitori del CYP3A4 (per esempio: atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) può aumentare i livelli di venlafaxina e di O-desmetilvenlafaxina.

Pertanto, si raccomanda cautela se la terapia del paziente comprende l'uso concomitante di venlafaxina e di un inibitore del CYP3A4.

Effetto della venlafaxina su altri medicinali

Litio

Con l'uso concomitante di venlafaxina e litio può verificarsi la sindrome serotoninergica (vedere Sindrome serotoninergica).

Diazepam

La venlafaxina non ha effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il desmetildiazepam. Il diazepam sembra non influenzare la farmacocinetica né della venlafaxina né del suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina. Non è noto se ci sia interazione di tipo farmacocinetico e/o farmacodinamico con altre benzodiazepine.

Imipramina

La venlafaxina non ha influenzato la farmacocinetica dell'imipramina e della 2-OH-imipramina. C'è stato un incremento dose-dipendente dell'AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando la venlafaxina è stata somministrata giornalmente in dosi da 75 mg a 150 mg. L'imipramina non ha influenzato la farmacocinetica della venlafaxina e dell'O-desmetilvenlafaxina. La significatività clinica di questa interazione non è nota. Si deve prestare cautela quando si somministrano contemporaneamente venlafaxina e imipramina.

Aloperidolo

Uno studio di farmacocinetica con l'aloperidolo ha mostrato una diminuzione del 42% della clearance orale totale, un incremento del 70% dell'AUC, un incremento dell'88% della Cmax, ma nessuna modifica dell'emivita dell'aloperidolo. Ciò deve essere tenuto in considerazione in pazienti trattati contemporaneamente con aloperidolo e venlafaxina. La significatività clinica di questa interazione non è nota.

Risperidone

La venlafaxina ha fatto aumentare l'AUC del risperidone del 50%, ma non ha modificato in maniera significativa il profilo farmacocinetico della parte attiva totale (risperidone più 9-idrossirisperidone). La significatività clinica di questa interazione non è nota.

Metoprololo

La somministrazione concomitante di venlafaxina e metoprololo a volontari sani in uno studio di interazione farmacocinetica per entrambi i medicinali ha comportato un aumento di circa il 30-40% delle concentrazioni plasmatiche del metoprololo, senza alcuna alterazione delle concentrazioni plasmatiche del suo metabolita attivo, l'α-idrossimetoprololo. La significatività clinica di questo dato nei pazienti ipertesi non è noto. Il metoprololo non ha alterato il profilo farmacocinetico della venlafaxina o del suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina. La co-somministrazione della venlafaxina con il metoprololo deve essere effettuata con cautela.

Indinavir

Uno studio di farmacocinetica con l'indinavir ha mostrato una riduzione del 28% dell'AUC e una riduzione del 36% della Cmax dell'indinavir. L'indinavir non ha modificato la farmacocinetica della venlafaxina e della O-desmetilvenlafaxina.

La significatività clinica di questa interazione non è nota.

Farmaci metabolizzati dagli isoenzimi del citocromo P450

Studi in vivo indicano che la venlafaxina è un inibitore relativamente debole del CYP2D6. La venlafaxina in vivo non ha inibito il CYP3A4 (alprazolam e carbamazepina), il CYP1A2 (caffeina) e il CYP2C9 (tolbutamide) o il CYP2C19 (diazepam).

Contraccettivi orali

Nell'esperienza post-marketing sono state riportate gravidanze indesiderate in donne che assumevano contraccettivi orali mentre erano in terapia con la venlafaxina. Non c'è una chiara evidenza che queste gravidanze siano il risultato di un'interazione con la venlafaxina. Non è stato fatto nessuno studio di interazione con i contraccettivi ormonali.


POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE


Come si usa Venlafaxina Teva? Dosi e modo d'uso


Posologia

Episodi di depressione maggiore

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono a una dose iniziale di 75 mg/die possono trarre beneficio da incrementi di dose fino a un massimo di 375 mg/die. Gli incrementi di dose possono essere effettuati a intervalli di 2 settimane o più. Se clinicamente giustificato a causa della gravità dei sintomi, gli incrementi di dose possono essere effettuati a intervalli più frequenti, comunque non inferiori a 4 giorni.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente caso per caso. Per la prevenzione delle recidive di episodi depressivi maggiori (MDE) può anche essere appropriato un trattamento a più lungo termine. Nella maggior parte dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione delle recidive di MDE è uguale a quella utilizzata durante l'episodio stesso.

Il trattamento con medicinali antidepressivi deve durare per almeno 6 mesi successivi la remissione della malattia.

Disturbo d'ansia generalizzato

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono a una dose iniziale di 75 mg/die possono trarre beneficio da incrementi di dose fino a un massimo di 225 mg/die. Gli incrementi di dose possono essere effettuati a intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente caso per caso.

Disturbo d'ansia sociale

La dose raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno. Non ci sono prove che dosi più alte apportino benefici maggiori.

Tuttavia, in singoli pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg/die, è possibile prendere in considerazione incrementi fino alla dose massima di 225 mg/die. Gli incrementi di dose possono essere effettuati a intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente caso per caso.

Disturbo da panico

Si raccomanda l'uso di una dose di 37,5 mg/die di venlafaxina a rilascio prolungato per 7 giorni. Successivamente la dose deve essere aumentata a 75 mg/die. I pazienti che non rispondono a una dose di 75 mg/die possono trarre beneficio da incrementi di dose fino a un massimo di 225 mg/die. Gli incrementi di dose possono essere effettuati a intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente caso per caso.

Sintomi da astinenza sono stati osservati all'interruzione del trattamento con venlafaxina

Si deve evitare una brusca interruzione del trattamento. Quando si interrompe l'assunzione di venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente in un periodo di almeno 1-2 settimane, al fine di ridurre il rischio di reazioni da astinenza (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). Tuttavia, il periodo di tempo necessario per la graduale riduzione della dose e la quantità di riduzione possono dipendere dalla dose, dalla durata della terapia e dal singolo paziente. In alcuni pazienti, potrebbe essere necessario interrompere il trattamento molto gradualmente, nell'arco di mesi o di periodi anche più lunghi. Se si verificano sintomi insopportabili a seguito della diminuzione della dose o a seguito dell'interruzione del trattamento, si può prendere in considerazione di ripristinare la dose prescritta in precedenza. Successivamente, il medico può continuare a diminuire la dose, ma più gradualmente.

Popolazioni speciali

Pazienti anziani

Non si ritiene necessario alcun adattamento specifico della dose di venlafaxina esclusivamente sulla base dell'età del paziente. Tuttavia, si deve usare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (per esempio a causa della possibilità di compromissione renale, della potenziale alterazione della sensibilità e dell'affinità dei neurotrasmettitori che si verifica con l'età). Si deve sempre utilizzare la dose efficace più bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando si richiede un aumento della dose.

Pazienti con compromissione epatica

In pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata, in genere deve essere considerata una riduzione della dose del 50%. Tuttavia, a causa della variabilità individuale della clearance, una individualizzazione della dose sarebbe preferibile.

Esistono dati limitati su pazienti con compromissione epatica grave. Si raccomanda di usare cautela e si deve prendere in considerazione una riduzione della dose maggiore del 50%. Si deve valutare il beneficio potenziale rispetto ai rischi nel trattamento di pazienti con grave compromissione epatica.

Pazienti con compromissione renale

Sebbene non sia necessario nessun adeguamento della dose, si raccomanda di usare cautela per pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (VFG) compresa tra 30 e 70 ml/minuto. Per pazienti che necessitino di emodialisi e in pazienti con grave compromissione renale (VFG <30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%. A causa della variabilità individuale della clearance in questi pazienti, una individualizzazione del dosaggio sarebbe preferibile.

Popolazione pediatrica

L'uso della venlafaxina non è raccomandato in bambini e adolescenti.

Studi clinici controllati in bambini e adolescenti con disturbo depressivo maggiore non hanno dimostrato efficacia e non supportano l'uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

L'efficacia e la sicurezza di venlafaxina in altre indicazioni in bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni non è stata stabilita.

Modo di somministrazione

Uso orale.

Si raccomanda di assumere le capsule a rilascio prolungato di venlafaxina con il cibo, all'incirca alla stessa ora ogni giorno. Le capsule devono essere inghiottite intere con un liquido e non devono essere divise, frantumate, masticate o sciolte.

I pazienti in trattamento con venlafaxina in compresse a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxina in capsule a rilascio prolungato alla dose giornaliera equivalente più vicina. Per esempio, dall'assunzione di venlafaxina da 37,5 mg in compresse a rilascio immediato due volte al giorno si può passare all'assunzione di venlafaxina da 75 mg in capsule a rilascio prolungato una volta al giorno. Può essere necessario un adattamento individuale della dose.

Le capsule a rilascio prolungato di venlafaxina contengono sferoidi, che rilasciano il principio attivo lentamente. La porzione insolubile di questi sferoidi è eliminata e può essere ritrovata nelle feci.


SOVRADOSAGGIO


Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Venlafaxina Teva?


Sintomi

Nell'esperienza post-marketing il sovradosaggio di venlafaxina è stato riportato prevalentemente in associazione ad alcool e/o altri medicinali, inclusi casi con esito fatale. Gli eventi più comunemente riportati in caso di sovradosaggio comprendono tachicardia, modifiche dello stato di coscienza (dalla sonnolenza al coma), midriasi, convulsioni e vomito. Sono stati riportati altri eventi quali variazioni dell'elettrocardiogramma (per es. prolungamento dell'intervallo QT, blocco di branca, prolungamento del QRS [vedere paragrafo 5.1]), tachicardia ventricolare, bradicardia, ipotensione, ipoglicemia, vertigini e morte. Nei pazienti adulti, sintomi da avvelenamento grave possono verificarsi dopo un'assunzione di circa 3 grammi di venlafaxina.

Studi retrospettivi pubblicati riportano che il sovradosaggio di venlafaxina può essere associato a un rischio aumentato di esiti fatali in confronto al rischio riportato con antidepressivi SSRI, ma inferiore a quello riportato con gli antidepressivi triciclici. Studi epidemiologici hanno dimostrato che i pazienti trattati con venlafaxina hanno un numero più elevato di fattori di rischio suicidario rispetto ai pazienti trattati con SSRI. Non è chiaro il grado con cui il dato di un aumentato rischio di esiti fatali si possa attribuire alla tossicità della venlafaxina in sovradosaggio rispetto ad alcune caratteristiche dei pazienti trattati con venlafaxina.

Trattamento raccomandato

L'avvelenamento grave può richiedere un trattamento di emergenza e un monitoraggio complessi. Pertanto, qualora si sospetti un sovradosaggio di venlafaxina, si raccomanda di contattare tempestivamente il centro antiveleni nazionale. Si raccomandano misure generali di supporto e sintomatiche; devono essere monitorati il ritmo cardiaco e i segni vitali. In caso di rischio di aspirazione, non si raccomanda di indurre l'emesi. Può essere indicata una lavanda gastrica se effettuata immediatamente dopo l'ingestione oppure in pazienti sintomatici. Anche la somministrazione di carbone attivo può limitare l'assorbimento del principio attivo. È improbabile che la diuresi forzata, la dialisi, l'emoperfusione e la exsanguinotrasfusione siano di beneficio. Non è noto alcun antidoto specifico per la venlafaxina.


GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO


E' possibile prendere Venlafaxina Teva durante la gravidanza e l'allattamento?


Gravidanza

Non sono disponibili dati adeguati sulla somministrazione di venlafaxina a donne in gravidanza.

Gli studi sugli animali hanno mostrato una tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l'uomo non è noto. La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio.

I sintomi da sospensione possono presentarsi nei neonati se la venlafaxina è utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto.

Studi epidemiologici hanno suggerito che l'uso di SSRI in gravidanza, specie in gravidanza avanzata, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nel neonato (PPHN). Benché non esista alcuno studio sull'associazione tra PPHN e trattamento con SNRI, questo rischio potenziale non può essere escluso con venlafaxina, considerato il suo meccanismo d'azione (inibizione della ricaptazione della serotonina).

I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o ad addormentarsi. Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione. Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto.

I dati osservazionali individuano un rischio aumentato (inferiore a 2 volte) di emorragia post partum in seguito a esposizione a SSRI/SNRI nel mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

Allattamento

La venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, sono escrete nel latte materno. Nell'osservazione post-marketing sono stati riportati casi di bambini allattati al seno che hanno manifestato pianto, irritabilità e disturbi del sonno. Interrompendo l'allattamento al seno sono stati riscontrati sintomi simili a quelli riscontrati con l'interruzione del trattamento con venlafaxina. Non si può escludere un rischio per il lattante. Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l'allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Venlafaxina Teva, tenendo in considerazione il beneficio dell'allattamento al seno per il bambino e il beneficio della terapia con Venlafaxina Teva per la donna.

Fertilità

È stata osservata una riduzione della fertilità in uno studio in cui i ratti maschi e femmine sono stati esposti a O-desmetilvenlafaxina. La rilevanza di questo dato nell'uomo non è nota (vedere paragrafo 5.3).


GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI


Effetti di Venlafaxina Teva sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari


Venlafaxina Teva può compromettere la capacità di giudizio, di pensiero e le capacità motorie. Pertanto i pazienti che assumono venlafaxina devono essere informati di usare cautela nella guida e nell'uso di macchinari pericolosi.


PRINCIPIO ATTIVO


Venlafaxina Teva 37,5 mg:

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene venlafaxina cloridrato, equivalente a 37,5 mg di venlafaxina.

Venlafaxina Teva 75 mg:

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene venlafaxina cloridrato, equivalente a 75 mg di venlafaxina.

Venlafaxina Teva 150 mg:

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene venlafaxina cloridrato, equivalente a 150 mg di venlafaxina.

Eccipiente con effetti noti

Venlafaxina Teva 37,5 mg:

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene 34,9 mg di saccarosio.

Venlafaxina Teva 75 mg:

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene 69,9 mg di saccarosio.

Venlafaxina Teva 150 mg:

Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene 139,7 mg di saccarosio.

Per l'elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1.


ECCIPIENTI


Contenuto della capsula:

Sfere di zucchero (saccarosio + amido di mais)

Ipromellosa

Etilcellulosa

Talco

Involucro della capsula:

Capsule rigide a rilascio prolungato da 37,5 mg

Ossido di ferro nero (E172)

Biossido di titanio (E171)

Gelatina

Ossido di ferro rosso (E172)

Capsule rigide a rilascio prolungato da 75 mg

Ossido di ferro rosso (E172)

Biossido di titanio (E171)

Gelatina

Capsule rigide a rilascio prolungato da 150 mg

Ossido di ferro giallo (E172)

Biossido di titanio (E171)

Gelatina

Ossido di ferro rosso (E172)

Inchiostro di stampa:

Gommalacca

Glicole propilenico (E1520)

Idrossido di ammonio

Ossido di ferro nero (E172)

Idrossido di potassio


SCADENZA E CONSERVAZIONE


Scadenza: 36 mesi

Conservare a temperatura inferiore a 30°C.


NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE


Blister in Alu//PVC/PVDC

Confezioni: 10, 14, 20, 28, 30, 50, 98, 100 capsule rigide a rilascio prolungato

Blister perforati divisibili per dose unitaria in Alu//PVC/PVDC

Confezioni: 100 x 1 capsule rigide a rilascio prolungato

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.


PATOLOGIE CORRELATE


Data ultimo aggiornamento: 22/11/2024

Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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