27 gennaio 2011
Aggiornamenti e focus
Il farmaco ospedaliero arriva a casa, con la posta
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Se finora i cosiddetti farmaci di uso ospedaliero, cioè quelli inseriti dal ministero in fascia H che non possono essere venduti in farmacia, dovevano essere ritirati presso la farmacia dell'ospedale o una struttura dell'Asl, grazie a un accordo tra Farmindustria e Poste italiane, potranno essere recapitati al domicilio del paziente.
In sostanza, Poste italiane metterà a disposizione la propria rete logistica per avviare sull'intero territorio nazionale un servizio che, come dice un comunicato diffuso dalle due organizzazioni, si rivolgerà «ai pazienti affetti da particolari patologie che devono recarsi periodicamente presso le farmacie ospedaliere per ritirare i farmaci necessari».
«Con questo accordo» ha detto l'amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarni «mettiamo la nostra rete tecnologica e logistica a disposizione delle imprese e dei cittadini con l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi rivolti alle persone e assicurare un effettivo beneficio agli assistiti, che possono ricevere comodamente a casa i medicinali di cui hanno bisogno». L'accordo, grazie al quale le Poste diventano diventa «partner tecnologico» dell'associazione produttori, prevede anche servizi rivolti alle aziende farmaceutiche che aderiranno, come la gestione della documentazione come la fatturazione elettronica, l'archiviazione elettronica, la conservazione sostitutiva dei documenti cartacei e la gestione degli archivi e, infine, una specifica soluzione per l'archiviazione dei documenti delle sperimentazioni cliniche. «L'avvio di questa importante collaborazione» ha dichiarato il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé «è solo l'inizio di un percorso comune che va incontro alle esigenze dei pazienti per rispondere sempre meglio ai loro bisogni di cura e assistenza».
Si attende, tuttavia, un chiarimento su alcuni aspetti critici del servizio sollevati da Federfarma, la federazione che raggruppa i titolari di farmacia, per esempio sulla puntualità e precisione delle consegne. Fa, infatti, notare in un comunicato stampa, la federazione che Poste italiane subappalta la consegna dei pacchi ad altri operatori del settore: «I corrieri solitamente lasciano l'avviso nella cassetta della posta» spiega Federfarma «senza neanche verificare l'effettiva presenza in casa del destinatario, che è costretto a raggiungere il magazzino solitamente decentrato oppure ad attendere che il corriere ritorni. Il malato rischia di aspettare per giorni il farmaco». Inoltre, ci sarebbe anche un problema di privacy da risolvere: «Il corriere, il portiere, i vicini di casa, tutti verrebbero a conoscenza della malattia». Infine, si pone anche la questione del monitoraggio dell'efficacia della terapia: « I risultati terapeutici devono essere monitorati e registrati e servono alla valutazione dell'efficacia del farmaco. In base a questi dati il Ssn decide se continuare a erogare il farmaco gratuitamente e a quali pazienti».
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