24 febbraio 2011
Aggiornamenti e focus
Tumori, più giovani orfani di assistenza
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Adolescenti colpiti da tumore rischiano di non ricevere le cure adeguate per mancanza di una figura medica dedicata, di studi clinici specifici per la fascia di età e quindi di protocolli clinici adatti a questo tipo di pazienti che necessita di un approccio multidisciplinare considerando le criticità di questa fase della vita. Ne sono convinti gli esperti che si occupano di oncologia pediatrica, alla luce di uno studio che messo in evidenza questa lacune nella realtà italiana.
Secondo gli esperti, infatti, la presa in carico di pazienti nella fascia di età 15-19 anni con tumore resta orfana di un'assistenza strutturata e specifica. Non vengono curati né dall'oncologo pediatra né dall'oncologo dell'adulto e solo il 10% riesce a raggiungere un centro di eccellenza e a ricevere le migliori cure disponibili. Il dato emerge da uno studio dell'Associazione italiana di ematologia ed oncologia pediatrica (Aieop) su 22mila pazienti, di cui 1.743 adolescenti, pubblicato su European Journal of Cancer. «Circa l'80% dei bambini sotto i 15 anni colpiti da cancro è trattato in centri specializzati Aieop» spiega Fulvio Porta, presidente dell'associazione. E aggiunge: «Ma, nonostante due terzi dei tumori degli adolescenti siano neoplasie tipiche dell'età pediatrica, la maggior parte dei giovani tra i 15 e i 19 anni non è curata in strutture adeguate. Si pone con forza un problema di accesso alle cure per questo sottogruppo di malati oncologici, che hanno quindi minori probabilità di guarire dei bambini, a parità di condizione clinica». Le cause vanno cercate nei protocolli clinici: «Vi sono barriere legate ai limiti di età, presenti negli ospedali e nei trial» sottolinea Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano e primo autore dello studio. Ciò si traduce in una ridotta partecipazione degli adolescenti ai protocolli clinici di oncologia pediatrica e quindi dal limitato accesso alle migliori cure possibili. è importante stabilire in quali strutture devono essere curati gli adolescenti e i giovani adulti, colpiti da un tumore pediatrico. «Studi scientifici internazionali hanno evidenziato significative differenze in termini di sopravvivenza tra pazienti adolescenti trattati in centri e con protocolli pediatrici rispetto ai coetanei curati in oncologie mediche dell'adulto, soprattutto se la diagnosi riguarda le leucemie acute e i sarcomi» continua Porta. Secondo l'esperto, il modello interdisciplinare dell'oncologia pediatria è il più adatto a rispondere alla esigenze particolari di questi malati: il paziente e la famiglia sono al centro del modello relazionale, che si avvale però di un'intera equipe multispecialistica. «Il dogma della presa in carico globale del paziente, fondamentale per il bambino, ha un valore maggiore nell'adolescente» conclude Porta.
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