01 aprile 2011
Aggiornamenti e focus
Percentili, strumenti per seguire la crescita
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Si direbbe che, immediatamente dopo il sesso, sia il peso il dato più precocemente registrato a inizio vita e che accompagnerà l'annuncio del lieto evento a familiari e amici. Dopo il primo anno, anche l'altezza sarà un parametro importante per monitorare lo sviluppo con le tabelle dei percentili di crescita.
«Il peso rappresenta un punto di partenza, il cui valore in genere oscilla tra i 2,5 e i 3,8 kg e ha un significato predittivo» spiega Silvia Scaglioni ricercatrice della Clinica pediatrica Ospedale S.Paolo dell'Università di Milano. «Un peso alla nascita più alto o più basso è indicativo di un rischio maggiore di sviluppare patologie cardiovascolari nel corso della vita». Inoltre, è una conferma di quanto osservato durante i nove mesi di gravidanza attraverso il monitoraggio ecografico. Con controlli periodici, infatti, si segue la crescita del nascituro, ma anche la variazione di peso della mamma, verificando che lo sviluppo del nascituro proceda in modo armonico e costante. Questo permette di prevedere con una buona approssimazione il suo peso finale, che sarà confermato dalla prima pesata al momento della nascita. «Nei primi 10 giorni di vita il peso subirà un calo fisiologico, al massimo del 10% e in media del 6%» prosegue Scaglioni «solo in decima giornata il neonato inizierà a nutrirsi recuperando, così, il peso alla nascita e poi iniziare ad aumentare». In questa fase, il nutrimento ideale, il gold standard per la crescita, raccomandato anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, è il latte materno, ma in alternativa, ci sono latti formulati il cui impiego dovrà essere considerato nella valutazione della crescita del bambino. «A seconda del tipo di allattamento, il bambino avrà una crescita diversa nei primi 2 anni di vita, tuttavia, in genere, a 4-5 mesi il peso è doppio rispetto al peso alla nascita, a 1 anno è triplo e a 2 anni è quadruplo» sottolinea l'esperta.
Ma il peso non è l'unico parametro che permette di sorvegliare che la crescita sia corretta, dal momento che bisogna anche considerare, dopo il primo anno di vita l'altezza del bambino. I due valori sono, infatti, alla base dei percentili di crescita, elaborati controllando il peso e l'altezza di migliaia di bambini di età diverse ed etnie diverse e poi dividendo le misure ottenute in modo che una proporzione definita dei bambini campione viene a trovarsi sopra e sotto un definito centile. In pratica, se un bambino ha una statura che si colloca al 10° percentile, significa che il 10% degli altri bambini appartenenti alla sua stessa popolazione di confronto è più piccolo di lui, mentre il 90% è più alto. Quindi, a ogni età e per ogni misurazione, il novantacinquesimo centile rappresenterà i bambini più grandi: solo 5 su 100 saranno più grandi e i restanti 95 saranno più piccoli. All'altro estremo, il quinto centile rappresenterà i bambini piccoli e i restanti 95 saranno più grandi. Il monitoraggio ha tappe scandite dalle visite dal pediatra, che in genere avvengono ogni tre mesi nel primo anno e poi ogni sei mesi e dai due una volta l'anno. Nell'arco di questo tempo, sulla base dei valori registrati, è possibile tracciare una curva, che non dovrebbe essere più ripida o più piatta di quelle riportate nella tabella. «Quando un bimbo si trova tra il 3° e il 97° percentile va considerato sano, ma il criterio più importante è che la linea di crescita di ogni bambino deve diventare un binario costante, in cui non ci devono essere rallentamenti o accelerazioni» chiarisce Scaglioni «se, per esempio, nei primi due anni si osserva un'accelerazione della crescita dovuto a un aumento di peso, può esserci un eccesso di proteine nella dieta, apportato dal latte vaccino, che non va introdotto prima dei 12 mesi, oppure da pappe troppo ricche di proteine». Ma uno sviluppo o troppo rapido o incompleto può nascondere una patologia la cui valutazione dipende dall'età in cui si osserva l'alterazione. «Nei primi anni di vita anche le infezioni, in particolare delle vie urinarie, possono rallentare la crescita, come pure patologie congenite e patologie della tiroide, e, dopo i sei mesi, anche la celiachia e l'anemia» afferma l'esperta «la crescita troppo rapida va invece, rapportata alla predisposizione genetica individuale oppure a un'anticipazione della pubertà».
di Simona Zazzetta
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Il peso: un punto di partenza
«Il peso rappresenta un punto di partenza, il cui valore in genere oscilla tra i 2,5 e i 3,8 kg e ha un significato predittivo» spiega Silvia Scaglioni ricercatrice della Clinica pediatrica Ospedale S.Paolo dell'Università di Milano. «Un peso alla nascita più alto o più basso è indicativo di un rischio maggiore di sviluppare patologie cardiovascolari nel corso della vita». Inoltre, è una conferma di quanto osservato durante i nove mesi di gravidanza attraverso il monitoraggio ecografico. Con controlli periodici, infatti, si segue la crescita del nascituro, ma anche la variazione di peso della mamma, verificando che lo sviluppo del nascituro proceda in modo armonico e costante. Questo permette di prevedere con una buona approssimazione il suo peso finale, che sarà confermato dalla prima pesata al momento della nascita. «Nei primi 10 giorni di vita il peso subirà un calo fisiologico, al massimo del 10% e in media del 6%» prosegue Scaglioni «solo in decima giornata il neonato inizierà a nutrirsi recuperando, così, il peso alla nascita e poi iniziare ad aumentare». In questa fase, il nutrimento ideale, il gold standard per la crescita, raccomandato anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, è il latte materno, ma in alternativa, ci sono latti formulati il cui impiego dovrà essere considerato nella valutazione della crescita del bambino. «A seconda del tipo di allattamento, il bambino avrà una crescita diversa nei primi 2 anni di vita, tuttavia, in genere, a 4-5 mesi il peso è doppio rispetto al peso alla nascita, a 1 anno è triplo e a 2 anni è quadruplo» sottolinea l'esperta.
Curve di crescita: un importante strumento per monitorare la crescita dei bambini
Ma il peso non è l'unico parametro che permette di sorvegliare che la crescita sia corretta, dal momento che bisogna anche considerare, dopo il primo anno di vita l'altezza del bambino. I due valori sono, infatti, alla base dei percentili di crescita, elaborati controllando il peso e l'altezza di migliaia di bambini di età diverse ed etnie diverse e poi dividendo le misure ottenute in modo che una proporzione definita dei bambini campione viene a trovarsi sopra e sotto un definito centile. In pratica, se un bambino ha una statura che si colloca al 10° percentile, significa che il 10% degli altri bambini appartenenti alla sua stessa popolazione di confronto è più piccolo di lui, mentre il 90% è più alto. Quindi, a ogni età e per ogni misurazione, il novantacinquesimo centile rappresenterà i bambini più grandi: solo 5 su 100 saranno più grandi e i restanti 95 saranno più piccoli. All'altro estremo, il quinto centile rappresenterà i bambini piccoli e i restanti 95 saranno più grandi. Il monitoraggio ha tappe scandite dalle visite dal pediatra, che in genere avvengono ogni tre mesi nel primo anno e poi ogni sei mesi e dai due una volta l'anno. Nell'arco di questo tempo, sulla base dei valori registrati, è possibile tracciare una curva, che non dovrebbe essere più ripida o più piatta di quelle riportate nella tabella. «Quando un bimbo si trova tra il 3° e il 97° percentile va considerato sano, ma il criterio più importante è che la linea di crescita di ogni bambino deve diventare un binario costante, in cui non ci devono essere rallentamenti o accelerazioni» chiarisce Scaglioni «se, per esempio, nei primi due anni si osserva un'accelerazione della crescita dovuto a un aumento di peso, può esserci un eccesso di proteine nella dieta, apportato dal latte vaccino, che non va introdotto prima dei 12 mesi, oppure da pappe troppo ricche di proteine». Ma uno sviluppo o troppo rapido o incompleto può nascondere una patologia la cui valutazione dipende dall'età in cui si osserva l'alterazione. «Nei primi anni di vita anche le infezioni, in particolare delle vie urinarie, possono rallentare la crescita, come pure patologie congenite e patologie della tiroide, e, dopo i sei mesi, anche la celiachia e l'anemia» afferma l'esperta «la crescita troppo rapida va invece, rapportata alla predisposizione genetica individuale oppure a un'anticipazione della pubertà».
di Simona Zazzetta
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