Integratori per la salute: come e quando

16 dicembre 2011
Aggiornamenti e focus

Integratori per la salute: come e quando



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Gli integratori dal punto di vista normativo appartengono alla categoria dei prodotti alimentari. Questa è una premessa fondamentale «per ricordare» sottolinea Andrea Poli, direttore scientifico della Nutrition foundation of Italy «che non possono vantare proprietà curative e nemmeno preventive nei riguardi delle malattie». In questa direzione va letta anche la nuova e rigida normativa, imposta dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) a tutela dei consumatori, che autorizza l'apposizione in etichetta di claims salutistici solo quando siano effettivamente supportati da prove scientifiche. Con una maggior attenzione quindi alle etichette e alle molte informazioni che il mondo scientifico mette a disposizione di medici, operatori sanitari e privati cittadini, è possibile orientarsi meglio nel panorama integrativo.

Esistono integratori costituiti da singoli principi attivi, a base di calcio per esempio, o di vitamine antiossidanti, che sono mirati a situazioni carenziali specifiche. Carenze frequenti in età adulta, nel mondo occidentale, nelle donne dopo la menopausa per il calcio, oppure negli anziani che magari prestano una minore attenzione a una dieta equilibrata e, senza accorgersene, assumono meno vitamine di quanto dovrebbero. «Qui l'integrazione è d'obbligo» dichiara Poli «e dovrebbe essere supervisionata dal medico curante». «Le conoscenze attuali però» prosegue l'esperto «ci consentono altresì di evitare l'instaurarsi di situazioni di carenza vera e propria, giocando d'anticipo». Si riferisce alla possibilità di accumulare attraverso gli alimenti le quantità necessarie di minerali e vitamine. Nel caso del calcio, e soprattutto per le donne, un adeguato apporto quotidiano, sin dalla giovane età, aiuta a prevenire la comparsa di osteoporosi e lo si ottiene facilmente consumando latte, latticini, e acque minerali ricche di questo minerale.

Sulla base di una sempre maggior attenzione alla qualità dei cibi, la cosiddetta fortificazione degli alimenti, già diffusa negli Stati Uniti, ha conquistato un suo spazio anche in Europa. «Se è vero, infatti, che oggi molti possono permettersi una dieta ricca e variata» spiega Poli «è anche vero che sappiamo come i metodi di coltivazione, trasporto e conservazione, possano incidere negativamente sul contenuto effettivo di certi nutrienti». Ecco allora che si può arricchire uno yogurt con del calcio, un succo di frutta con vitamina C, per incrementarne la quota naturalmente presente. Si tratta peraltro di integrazioni controllate: cioè di quantità bilanciate per legge, in modo da non esporre il consumatore a rischi di sovradosaggio, nelle ipotesi di un consumo comunque frequente di questi cibi.

Ci sono poi sostanze, scoperte negli alimenti, estratte purificate e studiate con rigorosa metodologia scientifica che sembrano poter garantire benefici nella prevenzione di patologie croniche caratteristiche della terza età. «Le evidenze scientifiche più consistenti riguardano, al momento» specifica Poli «fitosteroli per la riduzione del colesterolo, tripeptidi del latte per la preipertensione, polifenoli per controllare il danno ossidativo». Queste sostanze però mostrano la loro attività a dosi molto superiori a quelle naturalmente contenuti negli alimenti e, quindi, devono essere re-inserite nei cibi o assunte ex novo sotto forma di compresse a base di estratti concentrati. Rientrano in questa categoria, tutt'ora in evoluzione, anche i probiotici, con riferimento però a singoli ceppi per i quali l'Efsa autorizzi la pubblicazione in etichetta di diciture salutistiche, sulla base di quanto emergerà dalle ricerche. «Inoltre» conclude Poli «è probabile che in futuro si arriverà alla creazione di supplementi ad hoc destinati a esigenze particolari, come per l'acido folico». Un esempio ibrido che ben rende l'idea di quanto siano ampie le possibilità offerte dai costituenti naturali. L'acido folico, infatti, è di norma presente negli alimenti in quantità sufficienti a garantire l'apporto quotidiano necessario all'uomo. Nelle donne in gravidanza e nel periodo periconcezionale, invece, le quantità necessarie sono maggiori e vanno integrate artificialmente.

Elisabetta Lucchesini



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