Curare il tumore, nuova radioterapia accorcia i tempi

08 febbraio 2012
Interviste

Curare il tumore, nuova radioterapia accorcia i tempi



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Grandi passi avanti sono stati fatti nella cura dei tumori, e oggi la tendenza generale degli oncologi è evitare il più possibile la chirurgia orientandosi verso terapie che lasciano il paziente integro e senza menomazioni. Un importante contributo a questa evoluzione arriva dalla radioterapia avanzata: tecniche sempre più precise che colpiscono il tumore e non il tessuto sano. Vantaggi e opportunità delle nuove tecnologie, le spiega Roberto Orecchia, direttore della Divisione di radioterapia dell'istituto europeo di oncologia, intervistato da Dica33.

Professor Orecchia, quali sono le novità in radioterapia?
Sono oggi disponibili nuove macchine molto sofisticate, che hanno un sistema di imaging interno che, in tempo reale, esegue una tomografia assiale computerizzata, la cosiddetta Tac, ma con il paziente già posizionato per eseguire il trattamento. Quindi consentono, nel corso della stessa seduta, di conoscere l'esatta localizzazione del tumore e di colpirlo. Ma oltre a offrire l'immagine tridimensionale dei tessuti, sono strumenti sensibili alla quarta dimensione, il movimento. Va detto che gli organi non sono immobili, basti pensare ai polmoni che con la respirazione cambiano continuamente la posizione, la cosiddetta organ motion. Ebbene, le nuove tecnologie permettono di seguire il bersaglio in movimento migliorando la precisione con cui i raggi colpiscono la massa tumorale e offrendo la possibilità di erogare dosi più elevate di trattamento in un numero minore di sedute

Con quali vantaggi?
Innanzitutto, grazie alla maggior precisione, viene risparmiato il tessuto sano, poiché si riducono a pochi millimetri i bordi di tessuto attorno al tumore colpiti dall'irraggiamento. C'è un evidente vantaggio logistico dato dalla riduzione del numero di sedute e della durata del ciclo, che gioverà al servizio sanitario oltreché al paziente. Questo significa che con uno stesso macchinario si possono trattare più pazienti e quindi ridurre le liste di attesa. Inoltre, poiché spesso i tumori richiedono una terapia integrata che prevede non solo radioterapia ma anche chemioterapia, avere un ciclo più breve permette di inserirlo più facilmente nella pianificazione. In oncologia si sta sempre di più andando verso una minore invasività, quindi meno chirurgia, e una radioterapia più accurata ed efficace si inserisce bene in questa tendenza.

Ci sono meno effetti collaterali?
Sicuramente ci sono meno problemi di tossicità, visto che la terapia dura meno. Ma gli effetti collaterali sono gli stessi della radioterapia, anche perché le dosi di radiazione sono più alte.

Quali tumori si possono trattare con la radioterapia avanzata?
Molte di queste tecniche si applicano a tumori che già si trattavano con la radioterapia, come il tumore della prostata e il tumore al seno. Ma, per esempio, il protocollo per trattare la prostata è passato da 8 settimane a cinque sedute che si possono eseguire in una settimana. Chiaramente la fattibilità dipende dalle dimensioni del tumore. Per il tumore alla mammella si esegue già da alcuni anni la radioterapia intraoperatoria, il protocollo Eliot. Dopo l'intervento, se necessario, si sottoporranno a mini-irradiazioni in otto sedute da fare in meno di due settimane. Ma oggi ci sono nuove indicazioni come i tumori primitivi del fegato, del pancreas e del polmone. Per questi sono in sperimentazione protocolli brevi, per esempio per l'epatocarcinoma, di una singola seduta. Infine, è già stato testato un trattamento ad altissima dose, per le metastasi ossee in pazienti con tumore in stadio avanzato. Oltre a ridurre il dolore, un aspetto importante per i pazienti oncologici gravi, è stato osservato un controllo della metastasi che nell'80% dei casi scomparivano, indipendentemente dal tumore primitivo.

Quali risultati si ottengono?
Con l'esperienza fatta finora, possiamo affermare che, rispetto alla radioterapia standard, si raggiunge una pari efficacia sulla malattia in tempi più rapidi e con dosi di radiazioni minori agli altri organi. Tuttavia non abbiamo dati completi, poiché in oncologia è corretto avere osservazioni sul lungo termine, quindi dopo 5-10-15 anni. Ma i presupposti sono favorevoli e per tumore alla prostata e al seno ci sono già risultati positivi a 1-2 anni fino a 5 anni. Gli schemi brevi sono efficaci soprattutto per masse tumorali di piccole dimensioni e se la malattia è diffusa il vantaggio si perde e servono trattamenti più complessi. Per questi motivi, è importante anticipare il più possibile la diagnosi con screening, esami mirati e attenzione ai sintomi.

Simona Zazzetta



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