19 settembre 2012
Aggiornamenti e focus
Adolescenti chiedono sesso al web. Allarme dai pediatri
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Il 74% degli adolescenti maschi e il 37% delle coetanee ricorre al web per fare sesso, vedere sesso, sapere tutto sul sesso con fenomeni emergenti come il sexting, cioè l'invio di immagini sessualmente esplicite o di testi inerenti al sesso attraverso i mezzi informatici, in un panorama digitale che offre 2 miliardi di siti pornografici. Il quadro così delineato è stato tracciato da Maurizio Bini, direttore del Centro riproduzione e del Centro dell'osservatorio nazionale sull'identità di genere dell'Ospedale Niguarda di Milano, alla presentazione del 2° Congresso nazionale del Sindacato medici pediatri di famiglia (Simpef) che si terrà a Baveno il 21-22 settembre. «Un dato che colpisce» ha commentato Bini «e che molto spesso i genitori sottovalutano. La rivoluzione informatica ha complicato le cose perché ha consentito nuovi percorsi, spesso incomprensibili per le generazioni precedenti, per la soddisfazione sessuale individuale». Secondo una recente indagine, ha spiegato l'esperto, «il 20% degli adolescenti ha inviato immagini e il 40% le ha ricevute, il che significa che non esiste solo il sexting attivo, ma anche quello passivo ma ugualmente rischioso per lo sviluppo dell'identità sessuale del giovane». Tematiche nuove e sconosciute per la maggior parte dei genitori, sottolinea Rinaldo Missaglia, presidente Simpef: «Quanti genitori hanno una seppur minima idea di tutto ciò? Quanti possono avere bisogno di un professionista competente, preparato, capace di assisterli, anche da un punto di vista medico, ad affrontare questa fase della vita dei propri figli? Come tutto questo incide sul nostro ruolo? Sono quesiti a cui una pediatria di famiglia moderno deve prepararsi a rispondere». E infine, ricorda: «La figura del pediatra di famiglia è un'istituzione che accompagna i genitori nel difficile compito di far crescere sano il proprio bambino, dalla nascita sino allo sviluppo sessuale: dagli 0 ai 16 anni». Figura che, come segnala un'indagine condotta in Lombardia, riscuote fiducia dai genitori, che, sottolinea Missaglia, «porta 7 famiglie su 10 a considerare il pediatra di famiglia proprio punto di riferimento principale per consigli e informazioni in merito alla salute del bambino».
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