Obesità: niente colpe più responsabilità

05 ottobre 2012
Interviste

Obesità: niente colpe più responsabilità



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Si svolgerà il 10 ottobre la 12esima edizione dell'Obesity Day, evento voluto e coordinato come ogni anno da Giuseppe Fatati del servizio di Dietetica e nutrizione clinica dell'Azienda ospedaliera S. Maria, Terni, e supportato dalla Fondazione dell'Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) che lui presiede. Tema centrale di questa edizione, sarà il concetto «non divieti ma scelte consapevoli». «Occorre» ha spiegato Fatati «abbandonare la logica di colpevolizzazione dei pazienti sovrappeso o obesi» e affrontare l'obesità con le medesime attenzioni riservate a qualsiasi altra patologia «perché l'obesità è una malattia e nessuna persona sceglie di ammalarsi volutamente».

Si sente spesso ripetere che l'obesità è un'epidemia dilagante nella società moderna «ed è vero» conferma il presidente della Fondazione Adi «se consideriamo insieme sovrappeso e obesi possiamo tranquillamente dire che il 50% della popolazione italiana ha un problema di peso». L'obesità, specie quella severa, è una patologia multifattoriale, sostenuta da fattori ambientali, genetici, e talvolta disfunzioni ormonali, tuttavia il fenomeno cui si sta assistendo nei decenni recenti è in gran parte dovuto «al miglioramento delle nostre condizioni di vita complessive». «Non è vero, soprattutto in Italia, che mangiamo sempre troppo» spiega Fatati «si mangia meno di 30 anni fa ma il dispendio energetico è calato drasticamente». Non bruciamo più calorie per muoverci o per sopperire alle escursioni termiche perché i sistemi di trasporto e di condizionamento fanno il lavoro per noi. Questa dinamica è evidente quando si focalizza l'attenzione sui bambini: «sovrappeso e obesità che osserviamo già nella prima infanzia» sottolinea Fatati «sono proprio lo specchio dei mutati stili di vita».

L'obesità è una malattia, di per sé e in quanto fattore che aumenta il rischio di sviluppare altre gravi patologie croniche, come il diabete di tipo 2, la sindrome metabolica, le malattie cardiovascolari e anche quelle osteoarticolari; la prevenzione passa attraverso campagne educative, certo, ma anche dallo studio del medico di famiglia. Il segnale d'allarme principale è l'incremento dell'Indice di massa corporea (Body mass index - Bmi) «che si calcola con una semplice formula e che il medico di famiglia» rassicura Fatati «può ben contestualizzare conoscendo la storia del suo paziente e i suoi principali parametri di laboratorio». Gli specialisti cui rivolgersi, poi, per una conferma della diagnosi e un'adeguata gestione terapeutica sono quelli dei servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica del Sistema Sanitario Nazionale. «Molto più semplicemente però» spiega l'esperto «basta non sottovalutare segnali fisici che sono evidenti a tutti: se dobbiamo aumentare la taglia dei nostri vestiti e il nostro peso sulla bilancia continua a crescere, significa che qualcosa non va».

«Servono interventi strutturali, soprattutto a favore dei bambini» ha sottolineato Fatati «perché un bambino sovrappeso sarà molto probabilmente un adulto obeso e ciò significa che svilupperà le patologie correlate al metabolismo molto prima dei suoi genitori». Educare quindi a un'alimentazione equilibrata, bilanciata, varia. Recuperare la stagionalità degli alimenti è già un buon trucco per non privarsi mai di nulla. Fondamentale poi la promozione del movimento fisico «inteso» specifica Fatati «come movimento quotidiano negli spostamenti casa-scuola, e nel gioco: all'aperto ogni volta che è possibile, nei cortili, nei giardini». Ritornare alle nostre origini, quelle dei nonni per intenderci perché «l'Unesco ha dichiarato la dieta mediterranea come patrimonio immateriale» spiega Fatati «e questo significa che riconosce non solo il valore dei singoli alimenti ma di un sistema culturale-comportamentale che stiamo perdendo».

Prevenire e curare il sovrappeso si può e si deve, con l'aiuto del medico e una buona dose di buon senso. È questo il messaggio finale «quello più scomodo» confessa Fatati «perché convincere la gente che per mantenersi in forma bisogna fare un po' di fatica è difficilissimo». Più facile credere a soluzioni miracolose e lasciarsi affascinare dal consumismo, invece una buona tattica è proprio quella di rifuggire i falsi miti, le illusioni propinate da fantomatici prodotti dimagranti, e aggirare con un po' di astuzia le tentazioni offerte nelle corsie dei supermercati. «Non serve proibirsi alcun cibo» spiega Fatati «perché i divieti hanno il solo effetto di aumentare il valore attribuito a un prodotto». Tutto è permesso con moderazione, incluso il movimento «che non è solo quello che si fa in palestra 2 volte a settimana, ma quello che dobbiamo concedere al nostro corpo tutti i giorni», perché solo muovendosi si rinforzano i muscoli, si mantiene la massa magra, articolazioni, tendini e legamenti si mantengono in buona salute, tutti i recettori funzionano meglio.

Elisabetta Lucchesini



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