Ministero: cala obesità infantile, ma c'è ancora da fare

21 febbraio 2013
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Ministero: cala obesità infantile, ma c'è ancora da fare



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Diminuisce l'obesità infantile nell'ambito di una situazione che resta complessivamente grave. È questa l'estrema sintesi dei dati forniti ieri dal sistema di sorveglianza "OKkio alla salute", promosso dal ministero della Salute e dal Ccm (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie), nell'ambito del programma strategico "Guadagnare salute - Rendere facili le scelte salutari". Alla sua terza edizione, l'indagine segnala un eccesso di peso nel 32,3% dei bambini di terza elementare: è un percentuale molto elevata, che colloca l'Italia tra i Paesi europei con più bambini in sovrappeso, ma è in calo del 2,9% rispetto alla rilevazione del 2008/2009. La situazione sul territorio nazionale è molto diversificata, con un eccesso ponderale che supera il 40% in alcune regioni peninsulari del centro-sud come Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata, ma scende sotto il 25% in Sardegna, Val d'Aosta e Trentino-Alto Adige. L'educazione alimentare è un elemento cruciale. Ma il 31% dei bambini fa una colazione sbilanciata e il 9% la salta; il 67% esagera invece nello spuntino di metà mattina; il 43% beve abitualmente bibite zuccherate mentre il 21% non consuma frutta o verdura tutti i giorni. L'altro fattore che contribuisce all'eccesso di peso è la sedentarietà e, anche in questo caso, si riscontra un miglioramento rispetto alla rilevazione di quattro anni fa. Se nel 2008/2009 i bambini che praticavano sport per un'ora alla settimana o meno erano il 25%, ora sono scesi al 16%. La televisione e i videogiochi tengono ancora incollati i piccoli per molto tempo: più di due ore al giorno nel 36% dei casi, ma anche qui c'è un calo dell'11%. Il ministero della Salute riconosce che sovrappeso, obesità e stili di vita non salutari rappresentano una sfida rilevante per la sanità pubblica. Spesso i genitori non sono consapevoli dei problemi di peso dei propri figli; c'è dunque la «la necessità di investire ancora di più nella prevenzione per ridurre le disuguaglianze e i costi sanitari e sociali».



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