05 giugno 2014
Aggiornamenti e focus
La paleodieta non blocca la fame
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Si chiama paleodieta - o dieta paleolitica o dieta delle caverne - e si basa sull'idea di tornare a mangiare come nella preistoria, quando l'uomo era cacciatore e raccoglitore e non conosceva ancora l'allevamento e l'agricoltura. In altri termini si tratta di alimentarsi con prodotti che la natura ci offre evitando tutti quelli che sono stati ottenuti grazie all'intervento dell'uomo. E allora via libera a selvaggina e altre carni - certamente presenti nella dieta dei nostri antenati cacciatori - e a pesce, semi, bacche, erbe, noci, eccetera. Di certo una dieta di questo tipo è molto più ricca di fibre vegetali e più povera di grassi e zuccheri rispetto a quella moderna dei Paesi occidentali e sono in molti a pensare che l'alimentazione "preistorica" sia in grado di ridurre l'appetito. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un regime alimentare capace di farci superare i momenti critici che si incontrano nelle diete dimagranti, ma anche di combattere in modo più efficace problemi seri come l'obesità dilagante.
Dalle pagine della rivista mBio però, i ricercatori dell'Imperial College di Londra, affermano che ciò non corrisponde a realtà. «Le fibre vegetali che introduciamo con l'alimentazione vengono fermentate dai batteri che si trovano nell'intestino (il cosiddetto microbiota), portando alla produzione di acidi grassi a catena corta. E queste molecole a loro volta stimolano la produzione degli ormoni che bloccano l'appetito» spiega Gary Frost, autore della ricerca che assieme ai suoi colleghi ha valutato proprio i batteri dell'intestino di uomini vegetariani e di alcuni primati per capire come vengono influenzati dalla paleodieta e da altri regimi alimentari.
«Abbiamo analizzato i cambiamenti nel numero e nel tipo di batteri presenti e abbiamo misurato le sostanze prodotte dalla digestione» precisa Frost. E con grande sorpresa degli stessi autori, è emerso che una dieta basata su vegetali come la paleodieta non aumenta la produzione di acidi grassi a catena corta e di conseguenza non riduce l'appetito. «Anzi abbiamo osservato che i più alti livelli di questi acidi grassi venivano prodotti con una dieta ricca di amido» conclude l'autore osservando che la dieta influenza il microbiota ma non nella direzione ipotizzata dalle ipotesi dei sostenitori della dieta paleolitica.
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