17 settembre 2010
Aggiornamenti e focus, Speciale salute del cuore
Numeri da colesterolo
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Italiani attenti al cuore, meno ai numeri: si sono fatti cogliere impreparati alla domanda sui loro valori di colesterolo ematico
GfK-Eurisko ha effettuato un'indagine telefonica su un campione di 1000 persone per valutare quanto e come gli Italiani percepiscono il rischio cardiovascolare connesso all'ipercolesterolemia.
Gli abitanti della penisola risultano sufficientemente informati in proposito, il 67% cita almeno una malattia associata ad alti livelli di colesterolo, mentre solo il 33% ignora che esiste una correlazione tra colesterolo e rischio cardiovascolare, inoltre il 42% si dichiara preoccupato della propria salute cardiaca. Malgrado le buone premesse, però, il 68% degli intervistati non ricorda i propri valori di colesterolo e, persino tra coloro che sanno di essere ipercolesterolemici, ben la metà ancora non rammenta i risultati dei propri esami ematici.
L'italiano insomma è attento al rischio, meno ai dettagli. Magari fa qualcosa per prevenire o controllare i livelli di colesterolo (il 62% del campione, contro il 38% che non fa nulla) ma non sempre la cosa giusta. Il 53% non segue una dieta specifica e, tra coloro che tentano di adottare un regime alimentare corretto, il 34% non ci riesce.
Nella maggior parte dei casi di ipercolesterolemia, comunque, la sola correzione dello stile vita non basta, serve una terapia farmacologica adeguata e permanente. Peccato che il 39% dei pazienti in trattamento ipolipidemizzante si dimentica di assumere il farmaco prescritto.
L'opinione dello specialista
Il professor Alberto Margonato, direttore UO di Cardiologia dell'IRCCS San Raffaele di Milano, era presente alla discussione dei risultati della ricerca GfK-Eurisko e non si è detto stupito. Nel corso della sua esperienza professionale, Margonato ha avuto modo di constatare questa antitesi tra giustificato timore delle patologie cardiovascolari e insufficienti misure preventive.
A suo parere esistono due malintesi di fondo, che si prestano a sostenere certe cattive abitudini. Da un lato, la convinzione che la dieta mediterranea rappresenti una protezione acquisita per tutti gli Italiani: è una certezza che andrebbe ridimensionata, da quando la nostra alimentazione ha largamente adottato prodotti e ricette di altre culture. In secondo luogo l'ipercolesterolemia è un tipico silent killer perchè non dà sintomi, e questo fattore disincentiva i pazienti (e a volte anche i medici) a raggiungere i valori target, e soprattutto a mantenerli.
Una brillante soluzione, per medici e pazienti, arriva dalla ricerca farmaceutica. Rosuvastatina, l'ultima nata delle statine e la più studiata anche in condizioni di vita reale, possiede un'elevata potenza d'azione e permette, quindi, di ridurre rapidamente i livelli di colesterolo LDL. La maggiore efficacia dimostrata a posteriori, analizzando i dati registrati di oltre 400 pazienti afferenti agli ambulatori di medicina generale, conferma la superiorità di rosuvastatina anche al di fuori degli studi clinici.
La rapidità d'azione, inoltre, è un grande vantaggio quando si deve intervenire in maniera incisiva su pazienti portatori di più fattori di rischio. Questi sono pazienti ''difficili'' perchè in genere è più difficile abbassare i loro livelli di colesterolo fino ai valori raccomandati (che sono inferiori a quelli considerati ottimali per soggetti senza altri fattori di rischio). Eppure anche in questi casi rosuvastatina funziona adeguatamente, in 9 pazienti su 10.
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...e inoltre su Dica33:
GfK-Eurisko ha effettuato un'indagine telefonica su un campione di 1000 persone per valutare quanto e come gli Italiani percepiscono il rischio cardiovascolare connesso all'ipercolesterolemia.
Gli abitanti della penisola risultano sufficientemente informati in proposito, il 67% cita almeno una malattia associata ad alti livelli di colesterolo, mentre solo il 33% ignora che esiste una correlazione tra colesterolo e rischio cardiovascolare, inoltre il 42% si dichiara preoccupato della propria salute cardiaca. Malgrado le buone premesse, però, il 68% degli intervistati non ricorda i propri valori di colesterolo e, persino tra coloro che sanno di essere ipercolesterolemici, ben la metà ancora non rammenta i risultati dei propri esami ematici.
L'italiano insomma è attento al rischio, meno ai dettagli. Magari fa qualcosa per prevenire o controllare i livelli di colesterolo (il 62% del campione, contro il 38% che non fa nulla) ma non sempre la cosa giusta. Il 53% non segue una dieta specifica e, tra coloro che tentano di adottare un regime alimentare corretto, il 34% non ci riesce.
Nella maggior parte dei casi di ipercolesterolemia, comunque, la sola correzione dello stile vita non basta, serve una terapia farmacologica adeguata e permanente. Peccato che il 39% dei pazienti in trattamento ipolipidemizzante si dimentica di assumere il farmaco prescritto.
L'opinione dello specialista
Il professor Alberto Margonato, direttore UO di Cardiologia dell'IRCCS San Raffaele di Milano, era presente alla discussione dei risultati della ricerca GfK-Eurisko e non si è detto stupito. Nel corso della sua esperienza professionale, Margonato ha avuto modo di constatare questa antitesi tra giustificato timore delle patologie cardiovascolari e insufficienti misure preventive.
A suo parere esistono due malintesi di fondo, che si prestano a sostenere certe cattive abitudini. Da un lato, la convinzione che la dieta mediterranea rappresenti una protezione acquisita per tutti gli Italiani: è una certezza che andrebbe ridimensionata, da quando la nostra alimentazione ha largamente adottato prodotti e ricette di altre culture. In secondo luogo l'ipercolesterolemia è un tipico silent killer perchè non dà sintomi, e questo fattore disincentiva i pazienti (e a volte anche i medici) a raggiungere i valori target, e soprattutto a mantenerli.
Una brillante soluzione, per medici e pazienti, arriva dalla ricerca farmaceutica. Rosuvastatina, l'ultima nata delle statine e la più studiata anche in condizioni di vita reale, possiede un'elevata potenza d'azione e permette, quindi, di ridurre rapidamente i livelli di colesterolo LDL. La maggiore efficacia dimostrata a posteriori, analizzando i dati registrati di oltre 400 pazienti afferenti agli ambulatori di medicina generale, conferma la superiorità di rosuvastatina anche al di fuori degli studi clinici.
La rapidità d'azione, inoltre, è un grande vantaggio quando si deve intervenire in maniera incisiva su pazienti portatori di più fattori di rischio. Questi sono pazienti ''difficili'' perchè in genere è più difficile abbassare i loro livelli di colesterolo fino ai valori raccomandati (che sono inferiori a quelli considerati ottimali per soggetti senza altri fattori di rischio). Eppure anche in questi casi rosuvastatina funziona adeguatamente, in 9 pazienti su 10.
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