19 giugno 2017
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Inquinamento e cambiamento climatico scatenano pollini e allergie
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Nel 2016 il trattamento dell'asma è costato all'Europa oltre 18 miliardi di euro e il trattamento delle riniti allergiche (il classico "raffreddore da fieno") ha addirittura superato i 100 miliardi sulla base dei dati del Global allergy and asthma network of excellence. Lo riporta in un articolo pubblicato sulla rivista Annals of allergy, asthma & immunology un gruppo di ricerca italiano guidato da Claudia Afferni, del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immuno-mediate dell'Istituto superiore di sanità e autrice dello studio insieme a Gennaro D'Amato, uno dei maggiori esperti mondiali di "asma da tempesta". Questo particolare attacco di asma grave, causato dall'aumento molto rapido del rilascio di allergeni dei pollini, è solo una delle conseguenze del cambiamento climatico, che assieme all'inquinamento atmosferico sta modificando i rischi di sviluppare allergie.
«In genere i pollini si presentano a "ondate" in periodi diversi della bella stagione, ma quest'anno le cose potrebbero essere diverse a causa dei cambiamenti climatici cui stiamo assistendo» spiega Jordan Josephson sul sito Lenox hill hospital di New York, parlando della possibilità che ci si trovi di fronte a una super-tempesta di pollini che si presentano nello stesso momento. Come è facile immaginare ciò renderebbe la vita ancora più difficile a tutti coloro che, con l'arrivo della primavera, devono fare i conti con naso che cola, tosse, occhi che lacrimano e a volte anche pericolosi attacchi di asma.
Oltre ai cambiamenti climatici però anche l'inquinamento atmosferico ha un ruolo importante nel determinare gli effetti dei pollini sull'organismo. «I dati ottenuti nel nostro studio hanno dimostrato che molti inquinanti sono in grado di aumentare nei pollini le espressioni di proteine allergeniche - cioè che causano allergia - e di sostanze capaci di modulare l'attività del sistema immunitario» spiega Afferni che assieme ai colleghi ha studiato gli effetti di alcuni inquinanti presenti nell'aria come per esempio ozono, ossido nitrico, anidride carbonica e altre particella derivanti da traffico sulle strade possano influenzare le piante e la loro produzione di polline.
«Abbiamo anche analizzato l'effetto di alcuni stress climatici come disidratazione o repentine variazioni di temperatura e pressione atmosferica» continuano gli autori che sono arrivati alle loro conclusioni anche grazie a un indice messo a punto per determinare quanto "cattivi" siano i pollini: è stato infatti introdotto il concetto di potenziale allergenico dei pollini (Pap), un punteggio che tiene conto dei diversi parametri immunitari influenzati dal polline. «Utilizzare questo potenziale per fissare nuove soglie di pericolo per chi è a rischio potrebbe fare la differenza per molti soggetti allergici» concludono gli autori, sottolineando il ruolo primario della prevenzione sulla quale oggi si investe ancora troppo poco.
Limitare i danni con i consigli degli esperti
L'importanza di prevenire i rischi di crisi asmatiche e allergiche viene sottolineata dagli esperti d'oltre oceano che forniscono consigli utili per "limitare i danni" nella stagione dei pollini.
Fonte: Ann Allergy Asthma Immunol. 2017;118(3):269-275
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Pollini più numerosi e meno puntuali…
«In genere i pollini si presentano a "ondate" in periodi diversi della bella stagione, ma quest'anno le cose potrebbero essere diverse a causa dei cambiamenti climatici cui stiamo assistendo» spiega Jordan Josephson sul sito Lenox hill hospital di New York, parlando della possibilità che ci si trovi di fronte a una super-tempesta di pollini che si presentano nello stesso momento. Come è facile immaginare ciò renderebbe la vita ancora più difficile a tutti coloro che, con l'arrivo della primavera, devono fare i conti con naso che cola, tosse, occhi che lacrimano e a volte anche pericolosi attacchi di asma.
…ma anche più “cattivi”
Oltre ai cambiamenti climatici però anche l'inquinamento atmosferico ha un ruolo importante nel determinare gli effetti dei pollini sull'organismo. «I dati ottenuti nel nostro studio hanno dimostrato che molti inquinanti sono in grado di aumentare nei pollini le espressioni di proteine allergeniche - cioè che causano allergia - e di sostanze capaci di modulare l'attività del sistema immunitario» spiega Afferni che assieme ai colleghi ha studiato gli effetti di alcuni inquinanti presenti nell'aria come per esempio ozono, ossido nitrico, anidride carbonica e altre particella derivanti da traffico sulle strade possano influenzare le piante e la loro produzione di polline.
«Abbiamo anche analizzato l'effetto di alcuni stress climatici come disidratazione o repentine variazioni di temperatura e pressione atmosferica» continuano gli autori che sono arrivati alle loro conclusioni anche grazie a un indice messo a punto per determinare quanto "cattivi" siano i pollini: è stato infatti introdotto il concetto di potenziale allergenico dei pollini (Pap), un punteggio che tiene conto dei diversi parametri immunitari influenzati dal polline. «Utilizzare questo potenziale per fissare nuove soglie di pericolo per chi è a rischio potrebbe fare la differenza per molti soggetti allergici» concludono gli autori, sottolineando il ruolo primario della prevenzione sulla quale oggi si investe ancora troppo poco.
Limitare i danni con i consigli degli esperti
L'importanza di prevenire i rischi di crisi asmatiche e allergiche viene sottolineata dagli esperti d'oltre oceano che forniscono consigli utili per "limitare i danni" nella stagione dei pollini.
- Rimanere in casa il più possibile tra le 10 e le 16, quando la concentrazione dei pollini è più elevata.
- Fare la doccia quando si rientra in casa per eliminare pollini rimasti sulla pelle o sui capelli.
- Appena rientrati in casa togliere i vestiti e lavarli o almeno tenerli lontani da quelli puliti per evitare il passaggio di particelle di polline.
- Cercare di tenere le finestre chiuse e utilizzare l'aria condizionata assicurandosi che i filtri siano puliti e ben funzionanti.
- Pulire le cavità nasali con gli appositi irrigatori e se necessario assumere antistaminici, cercando però di evitare i decongestionanti quando possibile.
Fonte: Ann Allergy Asthma Immunol. 2017;118(3):269-275
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