12 luglio 2017
Aggiornamenti e focus
Esprimere le emozioni con espressioni del volto: qualcosa che si impara
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Esprimere emozioni e sentimenti attraverso la mimica del volto è una delle forme di comunicazione sociale più importante. «Non ci sono dubbi sull'importanza della comunicazione non verbale fatta di espressioni del viso nel trasmettere emozioni di diverso genere, ma ad oggi non è chiaro se si tratti di una dote innata e già codificata» spiega Edouard Gentaz della facoltà di psicologia e scienze dell'educazione alla Università di Ginevra, in Svizzera, coordinatore di uno studio da poco pubblicato sulla rivista Psychonomic bulletin & review .
«Il modo migliore per capire se la capacità di espressione delle emozioni attraverso la mimica facciale sia frutto dell'osservazione degli altri è focalizzare l'attenzione su persone prive della vista, che non possono imparare osservando» continua l'esperto che assieme ai colleghi ha effettuato una revisione della letteratura disponibile sull'argomento, includendo nell'analisi finale 21 studi pubblicati tra il 1932 e il 2015. «Ci siamo concentrati in particolare sull'impatto dell'esperienza visiva nello sviluppo della capacità di espressione delle emozioni con la mimica facciale dalla nascita fino all'età adulta» aggiunge Gentaz, che ha osservato una differenza tra gli studi condotti fino ai primi anni '80 del secolo scorso e quelli pubblicati in seguito.
«Gli studi più datati non hanno messo in luce differenze tra bambini ciechi e normovedenti sostenendo così l'ipotesi di una capacità innata di esprimere le emozioni» spiega l'autore ricordando che però i risultati di questi primi studi si basavano su una valutazione personale e soggettiva del ricercatore.
«Da quando è possibile analizzare i movimenti dei muscoli facciali, che sono chiamati in causa quando si modificano le espressioni, è possibile però avere una valutazione più oggettiva delle differenze» aggiunge. I risultati finali della revisione sottolineano che le espressioni spontanee sono uguali in termini di movimenti muscolari tra vedenti e non vedenti, mentre si osservano differenze quando si chiede di esprimere un'emozione "a comando".
Come spiegano gli autori, i risultati ottenuti lasciano ancora molte domande aperte sottolineando che, sebbene le persone non vedenti siano in grado di esprimere espressioni come le persone vedenti, l'osservazione visiva degli altri o di se stessi potrebbe comunque essere importante per riuscire a modulare queste espressioni.
Fonte: Psychon Bull Rev. 2017 Jun 23. doi: 10.3758/s13423-017-1338-0
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«Il modo migliore per capire se la capacità di espressione delle emozioni attraverso la mimica facciale sia frutto dell'osservazione degli altri è focalizzare l'attenzione su persone prive della vista, che non possono imparare osservando» continua l'esperto che assieme ai colleghi ha effettuato una revisione della letteratura disponibile sull'argomento, includendo nell'analisi finale 21 studi pubblicati tra il 1932 e il 2015. «Ci siamo concentrati in particolare sull'impatto dell'esperienza visiva nello sviluppo della capacità di espressione delle emozioni con la mimica facciale dalla nascita fino all'età adulta» aggiunge Gentaz, che ha osservato una differenza tra gli studi condotti fino ai primi anni '80 del secolo scorso e quelli pubblicati in seguito.
«Gli studi più datati non hanno messo in luce differenze tra bambini ciechi e normovedenti sostenendo così l'ipotesi di una capacità innata di esprimere le emozioni» spiega l'autore ricordando che però i risultati di questi primi studi si basavano su una valutazione personale e soggettiva del ricercatore.
«Da quando è possibile analizzare i movimenti dei muscoli facciali, che sono chiamati in causa quando si modificano le espressioni, è possibile però avere una valutazione più oggettiva delle differenze» aggiunge. I risultati finali della revisione sottolineano che le espressioni spontanee sono uguali in termini di movimenti muscolari tra vedenti e non vedenti, mentre si osservano differenze quando si chiede di esprimere un'emozione "a comando".
Come spiegano gli autori, i risultati ottenuti lasciano ancora molte domande aperte sottolineando che, sebbene le persone non vedenti siano in grado di esprimere espressioni come le persone vedenti, l'osservazione visiva degli altri o di se stessi potrebbe comunque essere importante per riuscire a modulare queste espressioni.
Fonte: Psychon Bull Rev. 2017 Jun 23. doi: 10.3758/s13423-017-1338-0
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