17 agosto 2017
Aggiornamenti e focus
Dieta sana ed esercizio per un parto naturale
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Non ci sono ragioni per trascurare sana alimentazione e attività fisica in gravidanza, anzi uno studio recentemente pubblicato sulla rivista British medical journal sostiene l'esatto contrario, aggiungendo ai numerosi vantaggi di dieta sana e movimento anche una riduzione del rischio di parto cesareo e di diabete in gravidanza.
«Sappiamo che un aumento eccessivo del peso corporeo in gravidanza si associa a una serie di conseguenze negative sulla salute di mamma e figlio» afferma Shakila Thangaratinam, professore di salute materna e perinatale alla Queen Mary university di Londra e tra gli autori dell'articolo nel quale sono stati analizzati gli studi disponibili sull'argomento. Lo scopo dei ricercatori era fare chiarezza sugli effetti di una strategia fatta di dieta sana ed esercizio sugli esiti della gravidanza in un'analisi che ha coinvolto in totale 36 studi e oltre 12.500 donne. A conti fatti, i dati disponibili dimostrano che questo tipo di intervento è in grado di ridurre l'aumento di peso nel corso dei nove mesi della gravidanza e anche il rischio della futura mamma di dover affrontare un parto cesareo, con una riduzione del 10 per cento circa.
«I benefici per quanto riguarda il diabete gestazionale sono ancora maggiori e la riduzione del rischio raggiunge il 24 per cento» spiega l'esperta che poi aggiunge: «L'aspetto più importante è che si tratta di benefici di cui tutte le future mamme possono godere senza troppi sforzi». Nonostante i risultati incoraggianti, Thangaratiname colleghi sottolineano che allo stato attuale delle conoscenze è difficile stabilire con precisione quali cambiamenti nell'alimentazione e quale tipo e frequenza di esercizio fisico siano necessari per poter ottenere i risultati citati, dal momento che ciascuno studio preso in considerazione aveva approcci specifici sia in termini nutrizionali sia di attività fisica. «In generale si punta su diete che incoraggiano un maggior consumo di fibre, pesce e olio di oliva eliminando invece le bevande zuccherate e per attività fisica si intende in genere la cyclette, il nuoto, il ballo e gli esercizi di tonificazione» concludono gli autori.
Fonte: BMJ. 2017. doi: 10.1136/bmj.j3119
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«Sappiamo che un aumento eccessivo del peso corporeo in gravidanza si associa a una serie di conseguenze negative sulla salute di mamma e figlio» afferma Shakila Thangaratinam, professore di salute materna e perinatale alla Queen Mary university di Londra e tra gli autori dell'articolo nel quale sono stati analizzati gli studi disponibili sull'argomento. Lo scopo dei ricercatori era fare chiarezza sugli effetti di una strategia fatta di dieta sana ed esercizio sugli esiti della gravidanza in un'analisi che ha coinvolto in totale 36 studi e oltre 12.500 donne. A conti fatti, i dati disponibili dimostrano che questo tipo di intervento è in grado di ridurre l'aumento di peso nel corso dei nove mesi della gravidanza e anche il rischio della futura mamma di dover affrontare un parto cesareo, con una riduzione del 10 per cento circa.
«I benefici per quanto riguarda il diabete gestazionale sono ancora maggiori e la riduzione del rischio raggiunge il 24 per cento» spiega l'esperta che poi aggiunge: «L'aspetto più importante è che si tratta di benefici di cui tutte le future mamme possono godere senza troppi sforzi». Nonostante i risultati incoraggianti, Thangaratiname colleghi sottolineano che allo stato attuale delle conoscenze è difficile stabilire con precisione quali cambiamenti nell'alimentazione e quale tipo e frequenza di esercizio fisico siano necessari per poter ottenere i risultati citati, dal momento che ciascuno studio preso in considerazione aveva approcci specifici sia in termini nutrizionali sia di attività fisica. «In generale si punta su diete che incoraggiano un maggior consumo di fibre, pesce e olio di oliva eliminando invece le bevande zuccherate e per attività fisica si intende in genere la cyclette, il nuoto, il ballo e gli esercizi di tonificazione» concludono gli autori.
Fonte: BMJ. 2017. doi: 10.1136/bmj.j3119
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