09 ottobre 2017
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Lavorare su turni fa aumentare il girovita. Parola di Nobel
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Lavorare su turni o addirittura sempre e solo la notte con una tabella di marcia "invertita" rispetto al ritmo luce/buio può avere conseguenze anche sul girovita e sul rischio di obesità. È quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Obesity reviews dai ricercatori coordinati da Lap Ah Tse della Chinese university di Hong Kong che hanno analizzato l'impatto del lavoro a turni sul rischio di diverse tipologie di obesità, includendo nella loro analisi 28 studi già pubblicati sull'argomento.
«Nel mondo circa 700 milioni di uomini e donne seguono questi orari di lavoro su turni - il 20 per cento dell'intera forza lavoro - con potenziali conseguenze sulla salute» affermano gli autori che, dopo aver analizzato i dati degli studi pubblicati tra il 1999 e il 2016 sono giunti alla conclusione che esiste un legame tra distruzione dei ritmi giorno/notte e obesità.
In particolare dallo studio emerge un aumento del 29 per cento nel rischio di sovrappeso e obesità (soprattutto addominale) per chi lavora su turni anche di notte, con un rischio ancora maggiore per chi, per motivi professionali, lavora sempre e solo nelle ore notturne. «La ricerca non mostra un legame causa-effetto, ma di certo l'associazione esiste» spiegano gli autori, ricordando che il lavoro su turni rende più difficile seguire uno stile di vita salutare, fatto di alimentazione sana e attività fisica regolare. Secondo gli esperti alla base di questo aumento del rischio c'è la distruzione dei ritmi sonno/veglia e di quelli dettati dall'orologio biologico che determina nell'organismo l'alternanza nella produzione di ormoni e di numerose altre sostanze anche in base all'alternanza tra luce e buio.
È possibile evitare questo accumulo di peso legato allo sconvolgimento dei ritmi circadiani? «Una possibile soluzione è cercare di prepararsi pasti sani a casa e portarli con sé al lavoro» dicono gli autori.
I meccanismi molecolari e cellulari che regolano i ritmi circadiani dell'organismo sono saliti alla ribalta pochi giorni fa con la proclamazione dei vincitori del premio Nobel per la medicina. Il prestigioso riconoscimento è stato infatti assegnato proprio a tre ricercatori che con il loro lavoro hanno fatto luce su tali meccanismi: Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young.
I primi passi verso la comprensione delle basi molecolari della regolazione dell'orologio biologico sono stati mossi negli anni '80 del secolo scorso con la scoperta dei primi geni coinvolti in questi complessi processi di regolazione e da allora la ricerca nel settore non si è mai fermata arrivando a determinare in modo sempre più preciso il funzionamento di questo orologio. Oggi sappiamo che il rispetto dei ritmi circadiani è fondamentale per mantenere l'organismo in buona salute: da esso dipendono infatti numerosi processi fisiologici, dalla pressione sanguigna ai livelli ormonali, dall'alimentazione all'alternanza sonno/veglia. Alterare questi ritmi significa mettere a rischio il corretto funzionamento di tali processi aprendo la strada allo sviluppo di malattie anche gravi come diabete o tumori.
Fonte: Obesity Reviews 2017. DOI: 10.1111/obr.12621
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Distruggere i ritmi allarga il girovita
«Nel mondo circa 700 milioni di uomini e donne seguono questi orari di lavoro su turni - il 20 per cento dell'intera forza lavoro - con potenziali conseguenze sulla salute» affermano gli autori che, dopo aver analizzato i dati degli studi pubblicati tra il 1999 e il 2016 sono giunti alla conclusione che esiste un legame tra distruzione dei ritmi giorno/notte e obesità.
In particolare dallo studio emerge un aumento del 29 per cento nel rischio di sovrappeso e obesità (soprattutto addominale) per chi lavora su turni anche di notte, con un rischio ancora maggiore per chi, per motivi professionali, lavora sempre e solo nelle ore notturne. «La ricerca non mostra un legame causa-effetto, ma di certo l'associazione esiste» spiegano gli autori, ricordando che il lavoro su turni rende più difficile seguire uno stile di vita salutare, fatto di alimentazione sana e attività fisica regolare. Secondo gli esperti alla base di questo aumento del rischio c'è la distruzione dei ritmi sonno/veglia e di quelli dettati dall'orologio biologico che determina nell'organismo l'alternanza nella produzione di ormoni e di numerose altre sostanze anche in base all'alternanza tra luce e buio.
È possibile evitare questo accumulo di peso legato allo sconvolgimento dei ritmi circadiani? «Una possibile soluzione è cercare di prepararsi pasti sani a casa e portarli con sé al lavoro» dicono gli autori.
Un orologio da Nobel
I meccanismi molecolari e cellulari che regolano i ritmi circadiani dell'organismo sono saliti alla ribalta pochi giorni fa con la proclamazione dei vincitori del premio Nobel per la medicina. Il prestigioso riconoscimento è stato infatti assegnato proprio a tre ricercatori che con il loro lavoro hanno fatto luce su tali meccanismi: Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young.
I primi passi verso la comprensione delle basi molecolari della regolazione dell'orologio biologico sono stati mossi negli anni '80 del secolo scorso con la scoperta dei primi geni coinvolti in questi complessi processi di regolazione e da allora la ricerca nel settore non si è mai fermata arrivando a determinare in modo sempre più preciso il funzionamento di questo orologio. Oggi sappiamo che il rispetto dei ritmi circadiani è fondamentale per mantenere l'organismo in buona salute: da esso dipendono infatti numerosi processi fisiologici, dalla pressione sanguigna ai livelli ormonali, dall'alimentazione all'alternanza sonno/veglia. Alterare questi ritmi significa mettere a rischio il corretto funzionamento di tali processi aprendo la strada allo sviluppo di malattie anche gravi come diabete o tumori.
Fonte: Obesity Reviews 2017. DOI: 10.1111/obr.12621
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