Missione longevità
Il tema è stato approfondito nella prima conferenza congiunta dell'Università degli Studi di Padova, insieme all'Università di Boston-Harvard T.H. Chan School of Public Health, ospitata nell'aula magna di Palazzo Bo della città veneta (con il contributo non condizionato di Solgar Italia Multinutrient). L'incontro ha affrontato il tema "Longevity: the way of being. Coinvolgimento genetico, stile di vita, strategie nutrizionali e nutraceutiche per vivere a lungo" con interventi e lectio magistralis di importanti esponenti della comunità scientifica internazionale.
La conferenza ha affrontato temi come la dieta e lo stile di vita nella prevenzione dei principali tipi di tumore, evidenziando la necessità di bilanciare le fonti dei nutrienti piuttosto che di bandire particolari cibi dalla nostra tavola (prof. Meir Stampfer). Ha analizzato il caso dei centenari di Okinawa e la funzione del FOX03, riconosciuto come il gene della longevità (prof. Craig Willcox); le evidenze scientifiche della dieta mediterranea (prof. Antonia Trichopoulou); i benefici dell'esercizio fisico nel collegamento muscoli/invecchiamento (prof. Marco Narici) e il ruolo dell'autofagia nella salute (prof. Marco Sandri).
Dai mitocondri ai telomeri
Nuove prospettive sono state individuate sul fronte dei mitocondri e sono state presentate da Rosario Rizzuto, professore Patologia generale, Dipartimento di Scienze Biomediche all'Università di Padova e rettore della stessa. "Nel nostro organismo, ogni giorno, muoiono 50 milioni di cellule e il mitocondrio regola il processo di morte cellulare" ha detto Rizzuto. Ma nuove ricerche hanno evidenziato come "i mitocondri comunicano con la cellula, trasmettono segnali, e come i processi che raggiungono i mitocondri servano a regolare funzioni cellulari molto importanti". Informazioni strategiche, queste, per lavorare su longevità e salute. La sfida che si pone davanti agli scienziati ora è capire come questo avviene nelle fasi della vita e soprattutto nella fase dell'invecchiamento - in correlazione con patologie croniche - e come i nostri stili di vita possano influenzare le funzioni mitocondriali. Immaculata De Vivo, professoressa di Medicina e di Epidemiologia a Harvard, ha descritto l'importanza della lunghezza dei telomeri come fattore predittivo per la longevità: più lunghi sono i telomeri più si allunga l'aspettativa di vita, con alcune variabili da tenere in considerazione.
Il ruolo della nutraceutica
Su alimentazione funzionale e nutraceutica per la longevità è intervenuto Giovanni Scapagnini, professore di Biochimica Clinica, Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute Vincenzo Tiberio-Università del Molise. Scapagnini ha illustrato come particolari nutrienti siano in grado di interagire con la nostra biochimica, attivando e regolando numerosi aspetti funzionali, con un focus sulla geroscienza e sull'importanza della restrizione calorica. Ha inoltre descritto come la nutraceutica possa intervenire per sostenere un'esistenza longeva citando molecole quali la curcumina, il resveraratrolo, l'astaxantina estratta da una microalga della famiglia delle Chlamydomonadeae e la L-teanina che favorisce l'attenzione e la concentrazione, mantenendo al contempo uno stato di tranquillità.
"La vecchiaia è una condizione esistenziale"
Ma non basta allungare la soglia di vita, bisogna investire molto anche su come ci si arriva: capacità fisiche e mentali, bisogni, fragilità ma pure risorse. E qui entra in campo la riflessione esistenziale sulla terza età che è stata al centro della lectio magistralis di Vittorino Andreoli, psichiatra, scrittore e promotore della disciplina Bendessere. Longevità e vecchiaia, ha detto, non sono temi da affidare solo alla scienza e all'analisi clinica. "Bendessere è una disciplina che vuole migliorare scientificamente le condizioni che limitano l'esistenza dell'anziano, anche se non sono sintomi".
La longevità deve quindi accompagnarsi alla capacità sociale di far vivere meglio l'anziano. Chiedendosi quali sono i suoi bisogni, i suoi desideri. "La vecchiaia è una condizione esistenziale che ha caratteristiche e fragilità particolari. Ma pure risorse" ha sottolineato Andreoli. "Non è morte ma una diversa modalità per impostare una nuova vita".Di qui, una serie di condizioni esistenziali che mutano con l'età e che vanno prese in considerazione: un'aumentata percezione del peso del corpo; la mutazione del concetto di autonomia che non va ricondotta solo al fare e al produrre; un nuovo concetto di tempo; una diversa relazione con l'autostima e una capacità nuova di pensare. E ancora il rapporto con il silenzio, con Dio, con la solitudine che spesso è abbandono. Con la paura, le resistenze, le relazioni sociali, l'amore, la sessualità, il pensiero della morte...
"I lutti che ci accompagnano - ha concluso lo psichiatra veronese - ci fanno percepire la morte anche se non è nostra. E io oggi vivo più di morti che di vivi. Ma apprezzo il sentimento della nostalgia che mi permette di riordinare il passato rendendolo migliore".
Carla De Meo
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