07 settembre 2012
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Melanoma come affrontarlo
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Controlli dermatologici adeguati
Tornati dalle vacanze, ancora abbronzatissimi o già un po' sbiaditi, può capitare di accorgersi di avere qualche macchia o nevo in più o che uno di quelli abituali sia cambiato per colorazione, dimensioni, forma o aspetto. Può essere soltanto un'impressione, che vale la pena però di non sottovalutare. Benché improbabile, il rischio che possa trattarsi di melanoma esiste e deve indurre a non rimandare gli opportuni controlli dermatologici. Anche perché, qualora la malattia sia effettivamente presente, riconoscerla e affrontarla in fretta permette nella stragrande maggioranza dei casi di guarire in modo definitivo con un intervento ambulatoriale di pochi minuti.
E' il più diffuso tumore della pelle
Il melanoma è il più diffuso tumore della pelle e interessa, in particolare, i melanociti, le cellule che producono melanina. Oltre che a livello della cute, più raramente, può svilupparsi anche nelle mucose che rivestono gli organi interni, in particolare nell'occhio, nell'orecchio interno, in bocca e nelle membrane che rivestono il cervello (meningi). La malattia colpisce in misura paragonabile uomini e donne tra i 20 e i 60 anni, con un picco di frequenza tra i 30 e i 50, mentre è rarissima prima della pubertà. Negli uomini, le lesioni si localizzano soprattutto sulla cute del dorso; nelle donne, sulle gambe. Le braccia e il volto, invece, sono interessati con frequenza simile nei due sessi.
Fattori di rischio genetici e ambientali
Alla base della malattia si riconoscono fattori di rischio genetici e ambientali. Tra i primi, i principali riguardano il fatto di avere casi di melanoma tra i familiari di primo grado; presentare un elevato numero di nevi; avere carnagione, occhi e capelli chiari. Tra gli elementi ambientali predisponenti e modificabili, l'esposizione solare gioca un ruolo di primo piano. A essere pericolosa, sembra essere non tanto l'esposizione cronica (che induce perlopiù alterazioni da foto-danneggiamento, come macchie e rughe) quanto l'intensità e la frequenza degli eritemi (scottature) a cui si è andati incontro nell'infanzia e nell'adolescenza. L'effetto dannoso della luce sulla pelle non riguarda soltanto i raggi UV naturali, ma anche quelli delle lampade abbronzanti di qualunque tipo.
I segnali per capire se è melanoma
Per capire se una macchia o un nevo può essere un melanoma si può seguire la regola ABCDE. A (Asimmetria): nevi tondi e omogenei per consistenza e aspetto, in genere sono benigni. A dover preoccupare sono quelli dalla forma irregolare, nei quali le due metà non sono sovrapponibili. B (Bordi): se i margini della macchia sono netti e ben definiti è un buon segno. I melanomi hanno, di solito, bordi frastagliati. C (Colore): un nevo marrone, più o meno scuro, ma uniforme è generalmente innocuo. Va fatto controllare, invece, quando presenta zone nerastre o rosate. D (Dimensioni): macchie molto piccole difficilmente danno problemi. Sopra i 5 millimetri di diametro, al contrario, c'è una maggior probabilità che un nevo inizialmente innocuo si trasformi in melanoma. E (Evoluzione): a prescindere dalle dimensioni, è bene sottoporsi a una visita dermatologica se ci si accorge che il nevo cresce, cambia colore o forma oppure se da piano diventa cupoliforme nell'arco di poco tempo.
Per studiare il nevo sospetto
Quando c'è il sospetto che un nevo possa essere un melanoma in fase iniziale si può precisare la diagnosi avvalendosi della microscopia a epiluminescenza, una metodica non invasiva che consente di studiare direttamente le lesioni cutanee senza doverle prima asportare. Ormai da alcuni anni, questa metodica è ritenuta la tecnica di prima scelta per l'individuazione precoce del melanoma, perché permette di riconoscere il tumore quando è ancora allo stato di nevo, ovvero quando è confinato alla cute ed eliminabile in modo definitivo con un semplice intervento chirurgico ambulatoriale. L'esame in epiluminescenza è indolore e non richiede alcun tipo di preparazione.
Le lesioni a rischio vanno asportate
Quando la lesione soddisfa i criteri ABCDE e risulta positiva all'indagine in epiluminescenza va asportata con un intervento chirurgico ambulatoriale. Se si sospetta che si tratti effettivamente un melanoma si dovrà rimuovere, oltre al nevo, anche una piccola area di cute sana circostante. Al contrario, se si ritiene che la formazione sia benigna, è sufficiente la meno invasiva "escissione a losanga". In entrambi i casi, il tessuto rimosso, che deve comprendere cute e sottocute, va sottoposto all'esame istologico per verificare il tipo di cellule presenti e pianificare, su questa base, il follow up e le eventuali terapie successive.
I melanomi non sono tutti uguali
I melanomi non sono tutti uguali. I tre tipi principali, sono il melanoma piano, il melanoma cupoliforme e il melanoma piano-cupoliforme, che differiscono tra loro per l'aspetto, le dimensioni, le modalità di evoluzione e la zona del corpo nella quale tendono a manifestarsi con maggior frequenza. Oltre che dal particolare sottotipo, l'aspetto del melanoma dipende anche dalla sua fase di sviluppo: il medico esperto può determinare "l'età" del tumore (e, quindi, lo stadio di avanzamento) anche semplicemente osservandone le caratteristiche superficiali a occhio nudo.
Le metastasi diventano più probabili con il tempo
Un altro criterio di classificazione del melanoma riguarda la tendenza a diffondersi a distanza: i melanomi non invasivi o in situ crescono soltanto sulla cute nel punto in cui si sviluppano inizialmente; quelli invasivi, invece, tendono a dare metastasi in altri organi. Purtroppo, se non si interviene tempestivamente, con il tempo tutti i melanomi possono diventare invasivi. Per questo è importante non trascurare eventuali macchie sospette e, se necessario, procedere rimuoverle immediatamente.
Il ruolo del linfonodo sentinella
Se l'esame del nevo rimosso segnala una forte propensione a dare metastasi, per meglio definire questa tendenza e l'eventuale necessità di procedere a terapie di tipo sistemico (chemioterapia, bioimmunoterapia o terapie con farmaci biologici) si deve procedere all'asportazione del linfonodo sentinella, ossia del linfonodo che per primo riceve i liquidi drenati dal sistema linfatico nell'area in cui era presente il nevo. Se il linfonodo sentinella non contiene cellule tumorali, si può stare relativamente tranquilli. Al contrario, à necessario asportare anche tutti gli altri linfonodi presenti nella stessa zona e valutare la disseminazione del melanoma nell'organismo, per esempio con indagini Pet.
Quando servono chemioterapici e immunoterapia
Quando sono già presenti metastasi a distanza, in uno o più organi, è indispensabile passare a terapie più energiche, in grado di aggredire tutte le cellule tumorali potenzialmente presenti nell'organismo. In particolare, sono utili, seppur in misura variabile da paziente a paziente, alcuni schemi chemioterapici, l'immunoterapia a base di interferone o interleuchina e alcuni farmaci biologici innovativi introdotti negli ultimi mesi (in particolare ipilimumab). Radioterapia e chirurgia su metastasi operabili, invece, possono alleviare i sintomi della malattia migliorando la qualità di vita del paziente.
Protezione solare: la migliore prevenzione
Applicare una protezione solare adeguata al proprio fototipo, ma sempre tendenzialmente elevata (Spf 50), ogni volta che ci si espone al sole ed evitare di farlo nelle ore più calde della giornata, soprattutto in estate o sulla neve, è la migliore strategia per prevenire eritemi e ustioni nell'immediato e tumori della pelle ad anni di distanza. L'applicazione dei filtri solari deve essere ripetuta almeno ogni due ore (più spesso se si suda molto) e sempre dopo ogni bagno o doccia. Le lampade abbronzanti, invece, sono semplicemente da bandire.
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