19 agosto 2019
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Tre cervelli in uno
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Nei primi anni '60 lo scienziato americano Paul MacLean propose un modello del cervello umano uno e trino. Secondo questo modello il nostro cervello è in realtà un insieme di tre diversi cervelli. Diversi per complessità, storia e funzioni. Il primo cervello è quello dei rettili che dominavano la terra sino alla fine dell'era Paleozoica, 200 milioni di anni fa. E' un cervello situato più internamente, pesa poche centinaia di grammi ed è governato da schemi genetici abbastanza rigidi ed istintivi. I suoi meccanismi innati sono la ricerca del cibo, dell'accoppiamento e la difesa della specie, ma senza arrivare al livello di sofisticazione dei portatori di prole per gravidanza e non per incubazione (uova).
E' un cervello caratterizzato da nuclei della base molto grossi che somigliano, perché ne sono i predecessori neuronali, al complesso pallido-striatale dei mammiferi e possiede una corteccia cerebrale poco più che rudimentale. E' opportuno ricordare che nessuno degli ordini dei rettili attualmente viventi può essere considerato il vero precursore dei mammiferi, i rettili da cui abbiamo avuto origine si sono estinti all'inizio dell'era Cenozoica, 75 milioni di anni or sono. Il proencefalo dell'uomo che corrisponderebbe a questo primo cervello assomiglia solo vagamente a quello delle tartarughe.
Il secondo cervello, quello dei mammiferi antichi, anch'essi in gran parte estinti, è capace di avere un'interazione con l'ambiente molto più complessa e articolata su multipli piani anche contemporanei tra loro. Si tratta di un cervello programmato per provare piacere (e dolore), di esplorare con un certo minimo coraggio il mondo circostante e di colonizzarlo. Compare in questo cervello un tipo più complesso di corteccia cerebrale che corrisponde al sistema limbico dei mammiferi attuali. Sembra quasi che la natura abbia voluto aggiungere al cervello monotono e immutabile dei rettili un casco lievemente pensante che lo liberasse da comportamenti ripetitivi e rigidi tanto da consentirgli di elaborare emozioni in rapporto a due principi che avevano ben funzionato ed erano già stati fondamentali per l'evoluzione: l'auto-conservazione e la conservazione della specie.
Il terzo cervello, il più esterno, è quello dei mammiferi moderni sino alle scimmie antropomorfe, comparve alla fine del Pleistocene cioè circa 1 milione di anni or sono. E' un cervello caratterizzato da un tipo molto più complesso di corteccia chiamata neocorteccia che caratterizza i mammiferi più evoluti e riesce a raggiungere il suo massimo sviluppo, per ragioni che vedremo, solo nell'uomo e solo con il linguaggio. Si tratta di un cervello dotato già nei primati di eccellenti abilità, capace di socializzare, elaborare emotività e di esternarla adeguatamente con espressioni del viso o del corpo. Ma non ancora in grado di parlare.
Tratto da "Imperfezioni umane" - di Luca Pani e Gilberto Corbellini (Rubbettino)
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...e inoltre su Dica33:
E' un cervello caratterizzato da nuclei della base molto grossi che somigliano, perché ne sono i predecessori neuronali, al complesso pallido-striatale dei mammiferi e possiede una corteccia cerebrale poco più che rudimentale. E' opportuno ricordare che nessuno degli ordini dei rettili attualmente viventi può essere considerato il vero precursore dei mammiferi, i rettili da cui abbiamo avuto origine si sono estinti all'inizio dell'era Cenozoica, 75 milioni di anni or sono. Il proencefalo dell'uomo che corrisponderebbe a questo primo cervello assomiglia solo vagamente a quello delle tartarughe.
Il secondo cervello, quello dei mammiferi antichi, anch'essi in gran parte estinti, è capace di avere un'interazione con l'ambiente molto più complessa e articolata su multipli piani anche contemporanei tra loro. Si tratta di un cervello programmato per provare piacere (e dolore), di esplorare con un certo minimo coraggio il mondo circostante e di colonizzarlo. Compare in questo cervello un tipo più complesso di corteccia cerebrale che corrisponde al sistema limbico dei mammiferi attuali. Sembra quasi che la natura abbia voluto aggiungere al cervello monotono e immutabile dei rettili un casco lievemente pensante che lo liberasse da comportamenti ripetitivi e rigidi tanto da consentirgli di elaborare emozioni in rapporto a due principi che avevano ben funzionato ed erano già stati fondamentali per l'evoluzione: l'auto-conservazione e la conservazione della specie.
Il terzo cervello, il più esterno, è quello dei mammiferi moderni sino alle scimmie antropomorfe, comparve alla fine del Pleistocene cioè circa 1 milione di anni or sono. E' un cervello caratterizzato da un tipo molto più complesso di corteccia chiamata neocorteccia che caratterizza i mammiferi più evoluti e riesce a raggiungere il suo massimo sviluppo, per ragioni che vedremo, solo nell'uomo e solo con il linguaggio. Si tratta di un cervello dotato già nei primati di eccellenti abilità, capace di socializzare, elaborare emotività e di esternarla adeguatamente con espressioni del viso o del corpo. Ma non ancora in grado di parlare.
Tratto da "Imperfezioni umane" - di Luca Pani e Gilberto Corbellini (Rubbettino)
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