21 settembre 2019
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Febbre del Nilo: cosa c’è da sapere
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Cambiamento climatico, migrazioni, viaggi sono all'origine del diffondersi anche alle nostre latitudini di quella che viene chiama West Nile Fever, più nota come Febbre del Nilo Occidentale. Il ceppo del virus venne isolato alla fine degli anni Trenta in Uganda e da allora si è diffuso in tutti i continenti.
Anche nelle regioni italiane si registrano casi di questa infezione che raramente porta alla morte. L'ultimo caso è stato segnalato all'inizio di settembre in una cittadina alle porte di Torino.
La diagnosi viene effettuata attraverso specifici test di laboratorio. E per capire la dimensione del fenomeno è utile un numero: nel 2018 in Italia sono stati registrati 595 casi di contagio nelle persone.
Il portatore del virus è la zanzara con la sua puntura e non c'è trasmissione da contatto tra uomo e uomo. La tropicalizzazione delle nostre regioni, il moltiplicarsi dei viaggi e delle migrazioni hanno contribuito negli ultimi anni alla sua diffusione. E allora come fare prevenzione? Attraverso tutti i rimedi che contribuiscono a ridurre la diffusione delle zanzare e, di conseguenza, delle punture infette. Mentre è ancora allo studio un vaccino, è utile evitare acqua stagnante nei vasi o nei recipienti di cibo per animali. Così come pure è consigliato usare spray repellenti e indossare abiti con maniche lunghe, soprattutto nelle due fasce orarie più esposte alle zanzare: l'alba e il tramonto.
L'incubazione può essere lunga e durare da 2 a 14 giorni (talvolta anche di più) dopo la puntura infetta della zanzara. I sintomi possono anche non presentarsi. A seconda dell'età e dello stato di salute del sistema immunitario, si possono registrare febbre leggera, mal di testa, sfoghi sulla pelle oppure febbre più alta e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone immunodepresse, la sintomatologia può presentarsi più acuta e pesante ma rappresenta solo l'1% delle persone infettate.
Carla De Meo
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Anche nelle regioni italiane si registrano casi di questa infezione che raramente porta alla morte. L'ultimo caso è stato segnalato all'inizio di settembre in una cittadina alle porte di Torino.
La diagnosi viene effettuata attraverso specifici test di laboratorio. E per capire la dimensione del fenomeno è utile un numero: nel 2018 in Italia sono stati registrati 595 casi di contagio nelle persone.
La prevenzione
Il portatore del virus è la zanzara con la sua puntura e non c'è trasmissione da contatto tra uomo e uomo. La tropicalizzazione delle nostre regioni, il moltiplicarsi dei viaggi e delle migrazioni hanno contribuito negli ultimi anni alla sua diffusione. E allora come fare prevenzione? Attraverso tutti i rimedi che contribuiscono a ridurre la diffusione delle zanzare e, di conseguenza, delle punture infette. Mentre è ancora allo studio un vaccino, è utile evitare acqua stagnante nei vasi o nei recipienti di cibo per animali. Così come pure è consigliato usare spray repellenti e indossare abiti con maniche lunghe, soprattutto nelle due fasce orarie più esposte alle zanzare: l'alba e il tramonto.
I sintomi
L'incubazione può essere lunga e durare da 2 a 14 giorni (talvolta anche di più) dopo la puntura infetta della zanzara. I sintomi possono anche non presentarsi. A seconda dell'età e dello stato di salute del sistema immunitario, si possono registrare febbre leggera, mal di testa, sfoghi sulla pelle oppure febbre più alta e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone immunodepresse, la sintomatologia può presentarsi più acuta e pesante ma rappresenta solo l'1% delle persone infettate.
Carla De Meo
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