La rabbia nel cane: sintomi e prevenzione
Un virus letale
La rabbia umana trasmessa dal cane ha il più alto tasso di mortalità di qualsiasi malattia infettiva conosciuta e ogni anno circa 59mila persone nel mondo muoiono a causa di questa patologia nei Paesi in cui non è stata eradicata, e il 40% di questi sono bambini di età inferiore ai 15 anni. Di questi decessi, il 95% si registra in Asia e Africa. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità il 99% dei casi di rabbia nell'uomo dipendono da rabbia canina.
La rabbia è causata da un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus e che colpisce il sistema nervoso. Il virus è presente nella saliva dell'animale malato e può essere inoculato nel corpo di altri mammiferi - incluso l'uomo - attraverso un morso, un graffio, o il semplice contatto della saliva con le mucose o la cute non integra. Se ciò avviene, bisogna intervenire il più rapidamente possibile per evitare il contagio e l'insorgenza della malattia: una volta contratta infatti, non esiste una cura.
Sintomi neurologici
Secondo quanto riportato dall'Istituto superiore di Sanità, il virus dopo essersi moltiplicato vicino al punto di inoculo si diffonde seguendo le fibre nervose periferiche al midollo spinale e successivamente raggiunge il cervello. Il periodo di incubazione è generalmente da 3 a 8 settimane.
Nell'uomo durante l'incubazione si possono avere sintomi con sensazione di dolore alla ferita, senso di inquietudine, agitazione motoria, allucinazioni, e idrofobia ossia avversione all'acqua dovuta a dolorose contrazioni spasmodiche della laringe e della faringe; si ha poi sonnolenza, febbre, collasso, e morte. Alcune volte si ha paralisi che può essere diffusa e simmetrica. Senza interventi terapeutici la morte sopraggiunge in circa 6 giorni, di solito per paralisi respiratoria.
Negli animali i segni clinici della rabbia variano da improvvise modificazioni del comportamento con manifestazioni di aggressivitaÌ ad abbattimento e paralisi progressiva con decorso inevitabilmente fatale.
In Italia eradicata dal 2013
Eradicare la rabbia è un lavoro lungo che richiede un grande impegno da parte di tutti. Nelle zone in cui questo processo è stato portato avanti con costanza, i risultati sono subito tangibili.
Una di queste zone è senza dubbio l'Italia che grazie all'efficacia dei vaccini unita all'intensa attività diagnostica e preventiva, è stata dichiarata indenne da rabbia animale nel 2013. Nel 2008, a causa di alcuni animali selvatici provenienti dai confini a Nord Est del territorio con la Slovenia, un'epidemia di rabbia si era propagata attraverso Trentino, Friuli e Veneto arrivando a causare più di 300 casi, ma soprattutto raggiungendo anche animali domestici come cani e gatti. Questa emergenza è stata superata grazie a un tempestivo intervento, che ha visto l'attivazione di campagne di vaccinazione scattate nel dicembre 2009 e andate avanti fino a dicembre 2010.
In Italia è decaduto l'obbligo di vacinazione per cani e gatti, che rimangano nel territorio nazionale, ma devono essere sottoposti a vaccinazione i cani e i gatti domestici, che escono dai confini nazionali.
Prevenzione con il vaccino per uomo e animali
Nell'uomo, la prevenzione della malattia si basa sulla vaccinazione pre-contagio, indicata per esempio per chi vuole viaggiare in zone a rischio o per chi lavora con gli animali (veterinari, studenti in medicina veterinaria, assistenti veterinari, commercianti di animali), e sul trattamento vaccinale post-esposizione che sara considerato di volta in volta in funzione della tipologia di esposizione verificatasi.
Nel caso di esposizione ad animale sospetto di rabbia, e importante lavare la ferita con abbondante acqua e sapone per almeno 15 minuti, disinfettarla e recarsi immediatamente al pronto soccorso per le cure del caso.
Nel 2015 l'OMS ha lanciato la campagna Zero morti di rabbia entro il 2030, in collaborazione con l'Organizzazione per la Salute Animale (Oie), la FAO e l'Alleanza globale per il controllo della rabbia (GARC). Alcune associazioni no profit, come Mission Rabies e Rabies Free Africa, operano nei territori maggiormente colpiti dalla zoonosi come India, Malawi, Uganda, Sri Lanka, Thailandia e Tanzania, proponendo campagne vaccinali, per prevenire la diffusione della malattia.
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