09 ottobre 2017
Aggiornamenti e focus
Un ampio studio europeo smantella il mito dell'obesità "metabolicamente sana"
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Sono stati pubblicati di recente «i risultati di uno studio europeo, di notevoli dimensioni, che sembrano affossare definitivamente il mito dell'obeso sano». Lo afferma Marco Caputo - Ospedale Classificato Villa Salus, Venezia Mestre - il quale ricorda come «negli ultimi anni è stato proposto e sostenuto il concetto di obesità "metabolicamente sana" che, pur non avendo mai ricevuto una definizione standard, corrisponderebbe allo stato di soggetti con BMI elevato che non presentano dislipidemia, insulino- resistenza, sindrome metabolica». Il rilievo epidemiologico, non contestabile - rileva Caputo - non si è mai accompagnato però a un consenso universale sul fatto che tali soggetti siano realmente da considerare "sani" dal punto di vista delle complicanze cardio- vascolari.
Ora sono disponibili i dati dell'European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition study (EPIC- CVD) , uno studio caso- coorte che ha coinvolto oltre mezzo milione di cittadini europei per un follow- up medio di oltre 12 anni, riportando 7600 eventi cardio- vascolari. Dividendo la popolazione in base alle soglie di BMI e ai determinanti fisici e biochimici di disfunzione metabolica, sono stati calcolati i rapporti di rischio (HR) e gli intervalli di confidenza (IC) per le varie sotto- popolazioni.
«Si evidenzia come, anche in assenza di alterazione degli indici metabolici, il rischio è aumentato nei soggetti sovrappeso o obesi» commenta Caputo. «In definitiva, sembra di poter concludere che, mentre le alterazioni metaboliche sono certamente le principali imputate per i guai cardio- vascolari dei pazienti, in modo indipendente dalla massa corporea, la loro assenza non garantisce al paziente sovrappeso o obeso un futuro libero da malattie cardio- vascolari. I dati dicono che è solo questione di tempo. Pertanto, se da una parte si smantella l'etichetta di "obeso sano", si rafforza la visione dell'obesità come malattia». Questa impostazione, suffragata da evidenze oggi difficilmente contestabili - conclude Caputo - dovrebbe improntare l'approccio assistenziale al singolo paziente e le scelte di politica sanitaria, a partire da oggi e per il prevedibile futuro.
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