18 marzo 2015
Aggiornamenti e focus
E-mail e messaggi di lavoro oltre l’orario di ufficio: anche la vita privata ne risente
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Separare il lavoro dalla vita privata e non portarsi a casa problemi e impegni professionali. È il proposito di molti lavoratori di oggi, che si muovono in un mondo dove la comunicazione è facilitata dalle nuove tecnologie. Ma essere continuamente connessi rischia di rendere questo traguardo irraggiungibile. «Ricevere e-mail o messaggi dal proprio datore di lavoro o dai colleghi una volta tornati a casa può rendere ancora più aspro il conflitto 'lavoro-non lavoro' fuori dall'ufficio» dice Marcus Butts, professore associato al College of business all'università del Texas di Arlington e autore di uno studio sull'argomento da poco pubblicato sulla rivista Academy of management journal.
Nell'analisi, Buttse colleghi hanno chiesto a 341 lavoratori di rispondere per una settimana a domande che valutavano la relazione tra elementi della comunicazione moderna basata su e-mail e messaggi (come per esempio il tempo dedicato a queste comunicazioni fuori dall'orario di lavoro), reazioni di tipo emotivo (rabbia o felicità) e il conflitto lavoro-non lavoro. «Le persone che vogliono tenere ben separati il lavoro e la vita personale sono quelle che risentono di più dell'interferenza di questi messaggi lavorativi fuori orario e reagiscono in modo negativo quando li ricevono» spiega l'autore, sottolineando come, di contro, ci siano anche persone che invece vogliono restare sempre aggiornate dal punto di vista lavorativo e ci tengono a sapere cosa sta succedendo al lavoro anche quando sono a casa.
Come ricordano gli autori, le soluzioni a questo problema non sono semplici e non possono essere le stesse in tutti gli ambiti lavorativi. In questo nuovo modello di comunicazione professionale, infatti, le raccomandazioni e le regole che valgono in un dipartimento dell'azienda potrebbero non essere adatte a un altro dipartimento. «La chiave è sviluppare regole e ritmi di comunicazione cuciti su misura per ciascun dipartimento dell'azienda» conclude Butt, che propone, per esempio, corsi per istruire i "capi" e i supervisori su cosa dire e cosa non dire nelle mail e nei messaggi inviati oltre l'orario di lavoro o di fissare limiti orari oltre i quali non è permesso inviare comunicazioni di lavoro.
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