09 ottobre 2009
Interviste
Togliere il dolore, subito
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Il dolore cronico resta troppo spesso un male invisibile e non sempre riconosciuto, ne sono un esempio le donne colpite da tumore al seno: un'indagine rivela che percepisce dolore il 21% delle pazienti mastectomizzate, il 26,4% delle donne che sono in chemioterapia, il 64% delle donne colpite da metastasi. Marina Garassino, oncologa presso l'Ospedale Fatebenefratelli di Milano, racconta la sua esperienza presso gli ambulatori di senologia, a contatto con donne che vivono quotidianamente questo aspetto della malattia.
In che cosa consiste la terapia del dolore?
L'Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso uno schema empirico come indicazione comportamentale per applicare una terapia del dolore adeguata. In caso di dolo lieve si ricorre ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) a cui si possono affiancare antidepressivi, anticonvulsivanti, cortisone o benzodiazepine, che aiutano a completare il controllo del dolore laddove i FANS non riescono. Se il dolore non cessa si può ricorrere agli oppiacei deboli o oppiacei forti a bassi dosaggi, ad esempio la codeina, invece se il dolore è di intensitàmoderata-severa si debbono usare di necessità farmaci oppiacei forti.
Quando si ricorre alla terapia del dolore nelle donne con tumore al seno?
In Italia la terapia del dolore ha ancora molta strada da percorrere, e soprattutto bisogna rompere il pregiudizio culturale secondo cui è la terapia delle malattie terminali. Le linee guida internazionali indicano che la terapia del dolore deve essere avviata in funzione dell'intensità del dolore, non delle fasi della malattia, perché il dolore nella donna con carcinoma mammario non è solo un problema delle fasi avanzate della malattia.
Come si può descrivere l'esperienza del dolore associato al tumore al seno?
Innanzitutto, bisogna distinguere le fasi della patologia neoplastica. In stadio avanzato e in presenza di metastasi, quando la patologia generalmente può essere considerata incurabile, il trattamento oncologico richiede un approccio palliativo in cui il trattamento del dolore, spesso causato dalla malattia stessa, è un momento fondamentale come anche la qualità di vita della paziente. Nelle fasi iniziali della malattia il dolore invece è più frequentemente legato alle cure oncologiche, ad esempio, alla chirurgia: il 30% accusa un dolore importante che può impedire o rendere difficoltose anche le semplici pulizie di casa, per esempio se il braccio è dolente o gonfio. Anche la radioterapia e la chemioterapia possono creare quadri clinici dolorosi, in particolare, se si usano farmaci che provocano dolore neuropatico: in questi casi le donne avvertono forti dolori alle mani e ai piedi, dolori difficili da trattare e da gestire. Ci sono, infine, i farmaci ormonali di mantenimento che possono provocare dolore articolare. In queste donne, il dolore è spesso sottotrattato, poiché l'attenzione è rivolta maggiormente alla guarigione del tumore.
Quali sono le ricadute sulla vita della donna?
Il dolore vissuto durante la malattia e la cura, ha un impatto ampio sulla vita della donna, al di là della componente fisica. Di certo esiste una sfera psicologica colpita molto importante: si tratta di donne a cui è stata asportata una mammella o parte di essa, o a cui sono state asportate le ovaie, che per la chemioterapia hanno perso i capelli. E' molto frequente che entrino in difficoltà con il proprio partner e che la coppia entri in crisi. Cambia radicalmente l'atteggiamento delle persone attorno, spesso si perde il lavoro e si modificano le relazioni sociali e i cambiamenti a cui va incontro il corpo sono difficili da accettare. Non è un caso, ed è un aspetto importante della cura, che in alcuni reparti ospedalieri dedicati al tumore al seno siano presenti degli psicologi, proprio per sostenere le pazienti su questi fronti.
Il dolore nella malattia neoplastica non è solo un sintomo da togliere?
In alcuni disturbi, per esempio l'ernia al disco, il dolore è un sintomo su cui si interviene in modo diretto per rimuoverlo. In una paziente con tumore al seno, il dolore non è solo fisico, ma ha una dimensione psicologica, sociale e spirituale che devono essere gestite in modo adeguato. Cecily Saunders ha coniato il termine di dolore globale proprio per racchiudere tutti questi aspetti, che richiedono l'intervento di un'equipe multidisciplinare, incluso l'interprete per le pazienti straniere per le quali tutto diventa più difficile non solo per la comunicazione ma anche per le barriere culturali.
Simona Zazzetta
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