02 febbraio 2022
Aggiornamenti e focus
Declino cognitivo e cuore
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Esiste una correlazione tra fattori di rischio cardiovascolare e declino cognitivo. I fattori di rischio cardiovascolare favoriscono infatti lo sviluppo di deficit cognitivo di vario grado; i casi di demenza nel mondo sono in crescita a causa dell'invecchiamento della popolazione e della diffusione dei fattori di rischio cardiovascolare nella popolazione generale. Fondamentale quindi una correzione precoce di ipertensione, diabete, obesità e tabagismo.
La presenza di ipertensione nell'età giovane-adulta si associa ad un aumentato rischio di demenza nell'età avanzata.
Secondo uno studio che ha considerato 1.440 individui con età media pari a 55 anni, livelli di pressione sistolica superiori a 140 mmHg sono risultati associati, nel corso di un follow-up di 18 anni, a un aumento del 60% del rischio di demenza. Tale rischio risulta ulteriormente aumentato se la pressione rimane elevata anche in età più avanzata.
Per contro, negli individui con un controllo ottimale di tutti i fattori di rischio cardiovascolare, è stata osservata una significativa riduzione del rischio di sviluppare demenza sia di tipo vascolare che di tipo Alzheimer.
Anche il diabete di tipo 2 è associato ad un significativo aumento del rischio di demenza. Una recente meta-analisi di 14 studi di coorte, per un totale di 2.3 milioni di individui con diabete mellito di tipo 2, di cui 102.174 affetti anche da demenza, ha dimostrato un significativo rischio di demenza con una relazione diretta tra durata e severità della malattia e rischio di sviluppare demenza.
Alla base di questo, il fatto che diabete e demenza sono due condizioni accomunate da importanti determinanti fisiopatologici, quali insulino-resistenza, aumentato stress ossidativo e microinfiammazione cronica.
Obesità
La relazione tra eccedenza ponderale e declino cognitivo è stata oggetto di una recente revisione di 19 studi longitudinali, per un totale di oltre 500mila individui di età compresa tra 35 e 65 anni seguiti nel corso di un follow-up fino a 42 anni. I risultati dimostrano un aumentato rischio di demenza nei pazienti con obesità conclamata (BMI >30) ma non nei soggetti in sovrappeso (BMI 25-30).
Fumo
Smettere di fumare riduce il rischio di demenza, anche se questo avviene in età avanzata. Una ricerca condotta su oltre 45mila uomini over 60, ha dimostrato un ridotto rischio di demenza nei soggetti che non avevano mai fumato e in quelli che avevano smesso di fumare da almeno 4 anni rispetto a quelli che avevano continuato a fumare.
La potenziale azione del fumo sulle capacità cognitive è preoccupante, in relazione all'enorme diffusione dell'abitudine tabagica e dell'ampia proporzione di individui esposti al fumo passivo, stimabile nella misura del 35% degli adulti non fumatori e del 40% dei bambini. L'esposizione al fumo passivo, infatti, è associata a un maggiore deterioramento della memoria di entità proporzionale alla durata dell'esposizione.
Disturbi del sonno
Nel corso degli ultimi anni un crescente interesse è stato rivolto dalla letteratura scientifica all'ipotesi che i disturbi del sonno possano condizionare un aumentato rischio di sviluppare sia eventi cardiovascolari che demenza.
Due meta-analisi recentemente pubblicate hanno fornito la medesima dimostrazione di un significativo incremento del rischio di demenza nei pazienti che presentavano disturbi del sonno. quali durata del sonno breve o lunga, qualità del sonno scadente, alterazioni del ritmo circadiano, insonnia, sindrome delle apnee ostruttive.
Fonte:
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Ipertensione
La presenza di ipertensione nell'età giovane-adulta si associa ad un aumentato rischio di demenza nell'età avanzata.
Secondo uno studio che ha considerato 1.440 individui con età media pari a 55 anni, livelli di pressione sistolica superiori a 140 mmHg sono risultati associati, nel corso di un follow-up di 18 anni, a un aumento del 60% del rischio di demenza. Tale rischio risulta ulteriormente aumentato se la pressione rimane elevata anche in età più avanzata.
Per contro, negli individui con un controllo ottimale di tutti i fattori di rischio cardiovascolare, è stata osservata una significativa riduzione del rischio di sviluppare demenza sia di tipo vascolare che di tipo Alzheimer.
Diabete
Anche il diabete di tipo 2 è associato ad un significativo aumento del rischio di demenza. Una recente meta-analisi di 14 studi di coorte, per un totale di 2.3 milioni di individui con diabete mellito di tipo 2, di cui 102.174 affetti anche da demenza, ha dimostrato un significativo rischio di demenza con una relazione diretta tra durata e severità della malattia e rischio di sviluppare demenza.
Alla base di questo, il fatto che diabete e demenza sono due condizioni accomunate da importanti determinanti fisiopatologici, quali insulino-resistenza, aumentato stress ossidativo e microinfiammazione cronica.
Obesità
La relazione tra eccedenza ponderale e declino cognitivo è stata oggetto di una recente revisione di 19 studi longitudinali, per un totale di oltre 500mila individui di età compresa tra 35 e 65 anni seguiti nel corso di un follow-up fino a 42 anni. I risultati dimostrano un aumentato rischio di demenza nei pazienti con obesità conclamata (BMI >30) ma non nei soggetti in sovrappeso (BMI 25-30).
Fumo
Smettere di fumare riduce il rischio di demenza, anche se questo avviene in età avanzata. Una ricerca condotta su oltre 45mila uomini over 60, ha dimostrato un ridotto rischio di demenza nei soggetti che non avevano mai fumato e in quelli che avevano smesso di fumare da almeno 4 anni rispetto a quelli che avevano continuato a fumare.
La potenziale azione del fumo sulle capacità cognitive è preoccupante, in relazione all'enorme diffusione dell'abitudine tabagica e dell'ampia proporzione di individui esposti al fumo passivo, stimabile nella misura del 35% degli adulti non fumatori e del 40% dei bambini. L'esposizione al fumo passivo, infatti, è associata a un maggiore deterioramento della memoria di entità proporzionale alla durata dell'esposizione.
Disturbi del sonno
Nel corso degli ultimi anni un crescente interesse è stato rivolto dalla letteratura scientifica all'ipotesi che i disturbi del sonno possano condizionare un aumentato rischio di sviluppare sia eventi cardiovascolari che demenza.
Due meta-analisi recentemente pubblicate hanno fornito la medesima dimostrazione di un significativo incremento del rischio di demenza nei pazienti che presentavano disturbi del sonno. quali durata del sonno breve o lunga, qualità del sonno scadente, alterazioni del ritmo circadiano, insonnia, sindrome delle apnee ostruttive.
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