Il digiuno intermittente è efficace per l’obesità?

09 ottobre 2022
Aggiornamenti e focus

Il digiuno intermittente è efficace per l’obesità?



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Le varie forme di digiuno più praticate per perdere peso sono efficaci nel lungo periodo? Lo sono più di una dieta ipocalorica continuata nel tempo? A queste domande ha cercato di rispondere un documento redatto dal TaSiN, il Tavolo tecnico sulla Sicurezza Nutrizionale del Ministero della Salute, con lo scopo di chiarire se e quanto il digiuno possa essere uno strumento efficace contrastare in modo adeguato il diffuso problema del sovrappeso, dell'obesità e nel prevenire le malattie croniche correlate.

Digiuno intermittente a confronto con dieta ipocalorica continua


A livello mondiale l'obesità affligge più di 1 miliardo di persone, di cui 650 milioni adulti, 340 milioni di adolescenti e 39 milioni di bambini (dati WHO, 2022). In Italia secondo i dati del "Rapporto Osservasalute" del 2016 sono in una qualche forma di eccesso ponderale il 45,1% degli adulti (sovrappeso 35,3%; obesi 9,8%) mentre il sistema di sorveglianza "OKkio alla salute 2019" ha fotografato una prevalenza di bambini in sovrappeso (20,4%) e obesi (9,4%, di cui il 2,4% gravemente obesi).
L'obesità e sovrappeso, conclude WHO, sono responsabili direttamente dell'80% dei casi di diabete mellito, del 35% delle malattie cardiovascolari e del 7-41% di alcune tipologie di tumori: in pratica diabete, aterosclerosi, tumori e affezioni polmonari, le 4 principali malattie non trasmissibili a cui si cerca di dare risposta anche con adeguati interventi di carattere nutrizionale.
Qui si inserisce quindi la valutazione delle pratiche sempre più diffuse del digiuno, valutate nei confronti di una dieta basata sulla restrizione calorica continua, principalmente allo scopo di ottenere una significativa perdita di massa grassa. La stima ha considerato le diverse forme di digiuno ad oggi praticate: intermittente (digiuno assoluto alternato a giorni di assunzione di cibo ad libitum, secondo vari modelli temporali); modificato (con consumo nei giorni di digiuno solo del 20- 25% del fabbisogno energetico alternati a giorni di digiuno assoluto, di cui fa parte la dieta mima-digiuno e il digiuno religioso (digiuno dall'alba al tramonto con la completa astensione da cibo e bevande come nel Ramadam).

Digiuno intermittente blocca lo sviluppo dell'infiammazione


Dagli studi presi in considerazione il digiuno intermittente non sembra favorire una maggior perdita di peso rispetto alla restrizione calorica continua e questo anche in virtù di alcune sue caratteristiche, soprattutto se si pensa di estenderlo ad una base ampia di popolazione: l'abitudine a suddividere i pasti durante la giornata è così radicata nel nostro modello alimentare che difficilmente può essere abbandonata, osservano gli esperti.
Tuttavia, anche se la restrizione calorica continua, possibilmente con una dieta di tipo mediterraneo e un'attenzione allo stile di vita attivo, è ancora il miglior approccio per le persone sovrappeso e obese, emerge dalla letteratura che il digiuno intermittente porta una serie di vantaggi metabolici non trascurabili, perché interviene sui meccanismi fisiologici coinvolti nella genesi delle malattie cronico degenerative legate agli eccessi ponderali. Il digiuno intermittente, infatti, permette il controllo della sensibilità insulinica, della dislipidemia, dell'ipertensione. In particolare, interviene bloccando lo sviluppo dell'infiammazione con una serie di risposte neuroendocrine a carico dei percorsi metabolici che coinvolgono glucosio, IGF-1 e insulina, con un'azione di down regulation della loro risposta.
Poiché mancano studi a lungo termine sugli effetti del digiuno intermittente, conclude il documento, per contrastare lo sviluppo dell'obesità e delle altre malattie cronico-degenerative è fondamentale agire sullo stile di vita, adottando in ambito medico un modello alimentare possibilmente di tipo mediterraneo, il più possibile personalizzato e, soprattutto, abbinato ad un'attività attività fisica regolare secondo le condizioni cliniche di ciascun paziente.

Francesca De Vecchi
Tecnologa alimentare


fonte: Farmacista33




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