Mieloma multiplo: gestione degli eventi avversi oculari. Intervista all’oftalmologa Erika Bonacci

10 ottobre 2022
Interviste, Speciale Mieloma multiplo

Mieloma multiplo: gestione degli eventi avversi oculari. Intervista all’oftalmologa Erika Bonacci



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La disponibilità di belantamab mafodotin dal 2022 per i pazienti con mieloma multiplo politrattati e resistenti ai farmaci in uso, ha offerto una nuova possibilità terapeutica, avendo mostrato significativi risultati in termini di prolungamento della sopravvivenza. Il mieloma multiplo è una malattia tumorale del sangue per la quale ad oggi non è ancora disponibile una cura, ma grazie anche a questa nuova terapia è possibile cronicizzarla.

I dati della sperimentazione di belantamab dimostrano una buona efficacia, una buona qualità di vita e una tossicità contenuta, ma presenta una tossicità a livello oculare., dando origine ad una cheratopatia. Pur portando raramente a un'interruzione del trattamento con il farmaco, ed essendo gestibile nella maggior parte dei casi, richiede un'accurata gestione da parte dell'ematologo in collaborazione con l'oftalmologo. Dica33 ha chiesto a Erika Bonacci, Fellow of European Board of Ophthalmology (FEBO) e Ricercatrice Universitaria presso la Clinica Oculistica dell'Università di Verona, di spiegare quali sono le manifestazioni cliniche di questo effetto indesiderato e come è possibile gestirlo.


Come si presenta l’effetto oculare del belantamab?


L'effetto del belantamab, è a livello della cornea, ed il sintomo percepito dal paziente è una riduzione della qualità della visione. Quello che avviene a livello cellulare è la formazione di vescicole nello strato profondo dell'epitelio della cornea, che con il tempo migrano, insieme alle cellule basali, dalla periferia verso il centro e dalla porzione basale dell'epitelio verso la superficie, dove vengono eliminate per desquamazione. Pertanto le vescicole sono in continua formazione e desquamazione e cambiano la loro collocazione con il passare del tempo, dall'inizio della cura, ma si spostano, rendendo impossibile la correzione del difetto della vista con l'uso di occhiali. Si tratta di un effetto fastidioso, ma nella maggior parte dei casi gestibile e controllabile, che regredisce completamente alla sospensione del farmaco.

Come viene trattato questo effetto oculare?


Si tratta prevalentemente con colliri a base di lacrime artificiali, che aiutano ad alleviare i sintomi e a rallentarne le manifestazioni, ma non ne prevengono la comparsa. Solo in casi selezionati, monitorati attraverso uno strumento di Microscopia confocale in vivo, che va a vedere lo stato delle vescicole, è necessario l'utilizzo di colliri cortisonici. 

Il farmaco deve essere sospeso, in caso di insorgenza di cheratopatia?

La letteratura riporta che, in una piccola quota di pazienti occorre sospendere il trattamento o allungare gli intervalli di somministrazione per permettere la risoluzione della cheratopatia, senza peraltro compromettere la risposta al trattamento. In realtà però nella nostra esperienza, non abbiamo mai dovuto sospendere o interrompere la somministrazione del farmaco a causa della cheratopatia. In ogni caso la decisione ultima viene presa dall'ematologo e dall'oculista insieme. Anche perché si deve considerare che, fortunatamente, queste manifestazioni corneali regrediscono completamente alla sospensione, o all'eventuale rimodulazione, del trattamento sistemico, pertanto risultano abbastanza gestibili. 



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