19 giugno 2015
Interviste
Allarme scabbia, l’esperto: 10% di immigrati malati? Cifra lontana dalla realtà
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Torna l'allarme scabbia, soprattutto dopo le dichiarazioni del direttore generale del ministero della Salute, Ranieri Guerra, secondo cui nel 2015 il 10% dei migranti sbarcati presentano questa malattia. Una percentuale però, che non convince Aldo Morrone, Presidente dell'Istituto mediterraneo di Ematologia, da anni in prima linea nell'assistenza e cura dei profughi che arrivano nel nostro Paese.
Dottor Morrone, si parla di un 10% di malati di scabbia tra tutti i profughi sbarcati nel nostro Paese. È un dato che condivide?
«È completamente falso, intanto perché per poter fare una diagnosi di scabbia servono dei professionisti che l'abbiano conosciuta e studiata soprattutto sulla pelle scura e questi professionisti, in Italia, purtroppo sono pochissimi. All'università la dermatologia si insegna fondamentalmente sulla pelle chiara. Il 10% è una percentuale sovrastimata e la mia esperienza di tre anni a Lampedusa lo può confermare. Lì ho registrato, infatti, pochissimi casi di scabbia in quanto quelli diagnosticati prima erano errori diagnostici. Questo 10% è un numero che non trova alcun riscontro con la realtà dei fatti».
Che cosa potrebbe indurre all'errore?
«Per mia esperienza professionale tendo a dire che nell'incertezza diagnostica, spesso, si opta per la scabbia, ma la diagnosi è una diagnosi che certamente pretende una conoscenza della pelle scura e gli atlanti di dermatologia su questo ambito sono pochissimi. Le nostre università, da pochi anni, hanno scoperto che in Italia esiste una popolazione di cute scura e che esiste quindi una necessità di una conoscenza più approfondita. Bisogna essere dermatologi con una grande esperienza su cute scura per essere certi di una giusta diagnosi. Le posso assicurare che sulle navi degli immigrati non ho mai visto molti colleghi con questa specializzazione».
Esiste nel mondo l'emergenza scabbia?
«La patologia più frequente con cui può essere spesso scambiata la scabbia è il lichen che è una patologia di natura infiammatoria e non infettiva o parassitaria come la scabbia. Sono di ritorno da un meeting a Vancouver proprio sulla scabbia e quello che posso dirle è che la scabbia è una malattia grave e talvolta mortale nei paesi poveri tropicali del sud del mondo, dove il grattamento incessante, ad esempio nei bambini, provoca a distanza di anni un'infezione sistemica che porta all'insufficienza renale di cui si muore. Se si vuole fare un punto serio sulla scabbia, lo si faccia in maniera appropriata. Mentre in Europa c'è una sovrastima della diagnosi in questi Paesi del sud del mondo c'è una sottostima dei casi».
Dalle sue parole si evince che non esisterebbe un rischio di contagio anche là dove arrivassero profughi malati...
«Secondo l'Oms la scabbia fa parte del gruppo delle malattie sessualmente trasmissibili, cioè che prevedono un rapporto sessuale completo o incompleto che nello sfregamento dei corpi prevede la maniera preminente di contagio. Perciò pensare che si possa prendere la scabbia sull'autobus o con una stretta di mano o con una abbraccio, è assolutamente fuori da ogni concetto scientifico. Si hanno diverse terapie per la scabbia, ma da anni mi batto affinché la terapia stessa sia in fascia A e non a pagamento. Esiste un farmaco sperimentato a livello mondiale che debella la scabbia con una sola somministrazione o al massimo due, ma non è in uso in Italia perché non se ne è stabilita la sua tranquillità. Un discorso serio sulla scabbia sarebbe quello di incentivare la ricerca per una più facile diagnosi e una conseguente cura farmacologica».
Rossella Gemma
Fonte: Doctor33
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