La musica previene il declino cerebrale causato dall’età

20 maggio 2023
Aggiornamenti e focus

La musica previene il declino cerebrale causato dall’età



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La pratica e l'ascolto attivo della musica potrebbero prevenire il declino cerebrale causato dall'avanzare dell'età, secondo uno studio pubblicato su NeuroImage: Reports. I ricercatori hanno studiato 132 pensionati sani di età compresa tra 62 e 78 anni, che non avessero preso lezioni di musica per più di sei mesi nella loro vita.

«Volevamo persone il cui cervello non mostrasse ancora alcuna traccia di plasticità legata all'apprendimento musicale. Infatti, anche una breve esperienza di apprendimento nel corso della vita può lasciare impronte nel cervello, che avrebbero pregiudicato i nostri risultati» spiega il primo autore dello studio Damien Marie della University of Applied Sciences and Arts Western Switzerland (HES-SO), della University of Geneva (UNIGE), e del CIBM Center for Biomedical Imaging, MRI HUG-UNIGE, Ginevra, Svizzera. 

I partecipanti sono stati randomizzati a due gruppi, dei quali uno ha preso lezioni di piano, l'altro ha seguito lezioni di ascolto attivo, incentrate sul riconoscimento degli strumenti e sull'analisi delle proprietà musicali in un'ampia gamma di stili musicali. Dopo sei mesi, sono stati riscontrati effetti positivi comuni per entrambi gli interventi. 
Tramite imaging neurologico, infatti, si è osservato un aumento della materia grigia in quattro regioni del cervello coinvolte nel funzionamento cognitivo di alto livello in tutti i partecipanti, tra cui le aree del cervelletto coinvolte nella memoria di lavoro. 

Gli esperti hanno anche scoperto che la qualità del sonno, il numero di lezioni seguite nel corso dell'intervento e la quantità di allenamento giornaliero hanno avuto un impatto positivo sul grado di miglioramento delle prestazioni. Tuttavia, i ricercatori hanno notato che nelle persone che hanno preso lezioni di piano il volume della materia grigia è rimasto stabile nella corteccia uditiva primaria destra, una regione chiave per l'elaborazione del suono, mentre tale volume è diminuito nel gruppo di ascolto attivo. 

«In tutti i partecipanti era presente un pattern cerebrale globale di atrofia. Pertanto, non possiamo concludere che gli interventi musicali ringiovaniscano il cervello. Prevengono l'invecchiamento solo in regioni specifiche» prosegue Marie. Gli autori concludono comunque che questi interventi, dato il poco costo e la facilità di esecuzione, dovrebbero diventare una delle principali priorità politiche per un invecchiamento sano.

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