Mieloma multiplo, belantamab mafodotin: l’esperienza real life alla Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS
I più importanti centri italiani che si occupano di mieloma multiplo hanno acquisito in pochi anni dalla sua approvazione molta esperienza nell'uso di belantamab mafodotin, un farmaco-anticorpo anti-BCMA indicato nel trattamento del mieloma multiplo recidivato-refrattario.
A Dica33.it la professoressa Elena Rossi, docente di Malattie del sangue all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con incarico assistenziale al Servizio day hospital di Ematologia presso la Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS di Roma, ha spiegato quali sono i vantaggi per i pazienti dell'uso di questo farmaco.
Belantamab ha mostrato il 50% di risposta
In generale, ha spiegato l'ematologa, i pazienti trattati con belantamab mafodotin al Gemelli sono nell'80% dei casi, persone che hanno ricevuto la diagnosi in reparto o in day hospital, mentre gli altri sono solitamente pazienti in fase avanzata di malattia seguiti da altre strutture, che giungono al Policlinico Gemelli nella consapevolezza che qui possono trovare soluzioni più innovative. Allo stato attuale, «abbiamo trattato 15 pazienti con l'indicazione del farmaco registrato, quindi in quinta linea» ha spiegato Rossi. «Si stratta di pazienti provati dalla terapia e teoricamente 'persi', però in accordo con la letteratura, la real life ci ha dato circa il 50% di risposta». Poter disporre di un farmaco «che in quinta linea dà il 50% di risposta è un dato notevole». A questo si aggiunge una scarsissima tossicità ematologica.
Mentre per quanto riguarda la tossicità più caratteristica del farmaco, ovvero quella corneale, «tutti i pazienti sono sotto controllo oculistico. Abbiamo avuto due pazienti su 15 che hanno avuto una complicanza oculare, nel qual caso abbiamo ricorso a maggiori intervalli tra le dosi» ha spiegato Rossi.
Il trattamento offre un’alta qualità di vita
È importante sottolineare -secondo Rossi- il fatto che le risposte «sono lunghe, come da letteratura e la qualità della vita dei pazienti è alta» aggiunge «perché i pazienti che rispondono stanno meglio e passano poco tempo in day hospital, in quanto si tratta di una terapia rapida, somministrata in 30 minuti». Infatti, una volta sotto controllo, spiega Rossi, i pazienti devono recarsi al day hospital una volta alla settimana solo in caso di complicanze, altrimenti ogni 21 giorni per la somministrazione del farmaco. L'aspetto che può risultare più fastidioso «è la cheratopatia, con insorgenza di occhio secco e visione offuscata; d'altra parte va detto che sono pazienti molto motivati, perché sull'altro piatto della bilancia c'è la stessa vita, per cui se c'è un problema visivo si fanno ovviamente valutare dall'oculista senza problemi».
Un farmaco con grandi potenzialità
In futuro, ritiene Rossi «belantamab ci darà risposte ancora migliori quando lo avremo anticipato come linea, quindi somministrato a pazienti che stanno molto meglio e probabilmente abbinato ad altri farmaci» afferma l'ematologa. Infatti «belantamab è un farmaco con grandi potenzialità e che, se sarà anticipato in linee di terapia precedenti, abbinato ad altri farmaci, porterà sicuramente a sopravvivenze maggiori». Secondo Rossi, «l'impiego in quinta linea è tardivo, nonostante vi siano le risposte al trattamento. Probabilmente, sarebbe più utile un impiego almeno in terza linea. Quindi, ora l'obiettivo è di avere studi che documentino non solo l'efficacia ma anche la sicurezza e le lungo-sopravvivenze determinate da questo farmaco se ne viene anticipato l'uso. Si vorrebbe insomma avere la possibilità di usarlo prima, insieme magari ad altri farmaci, per potenziarne l'effetto in modo sinergico».
L’importanza di uno stretto contatto ematologo-paziente
Però, sottolinea l'ematologa «l'importante, al momento, è mantenere ben salda la sua disponibilità in questa linea di terapia, la cui alternativa è la palliazione. È necessario far comprendere al paziente come questo farmaco sia una risorsa per lui in questo momento. Si sta, infatti, diffondendo una conoscenza troppo entusiastica e forse irrealistica sulle CarT anti-BCMA che, per motivi di produzione e di costi, sono di là da venire, e che però rimangono una speranza per il paziente il quale può arrivare a rifiutare il trattamento subito accessibile con belantamab nel timore che un successivo trattamento con le CarT, agendo sugli stessi antigeni, possa non essere più efficace». A tale proposito, aggiunge: «noi ematologi sentiamo un forte bisogno di avere uno stretto contatto con i pazienti per offrire non solo una corretta informazione scientifica ma anche per sensibilizzare sull'importanza della immediata fruibilità di questi farmaci, disponibili e utilizzabili nei day hospital».
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