Emicrania: una terapia rivoluzionaria per prevenire gli attacchi

26 febbraio 2016
Interviste, Speciale Mal di testa

Emicrania: una terapia rivoluzionaria per prevenire gli attacchi



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Qualcuno ha parlato addirittura di "vaccino contro l'emicrania", in modo improprio: la promettente terapia in corso di sperimentazione a Roma su un gruppo di sofferenti cronici non ha nulla del vaccino, ma potrebbe rappresentare la prima vera innovazione da molti anni nella terapia dell'emicrania cronica. Dica33 ne ha parlato con Piero Barbanti, Presidente dell'Associazione italiana per la lotta contro le cefalee e responsabile dell'Unità per la cura e la ricerca su cefalea e dolore presso l'Irccs San Raffaele Pisana di Roma, dove è in corso la prima sperimentazione europea su una terapia innovativa, che ha già dato dimostrazioni preliminari di efficacia.

Dottor Barbanti, innanzitutto che cosa si intende quando si parla di emicrania cronica?
«Viene definita così l'emicrania presente oltre 15 giorni al mese da almeno tre mesi consecutivi. Si stima che colpisca circa il 3-4 per cento della popolazione, quindi più o meno due milioni di italiani. Ne sono nettamente più soggette le donne, specie se di età superiore ai 40 anni e con eventi stressanti alle spalle».

E in che cosa consiste la cura che state sperimentando?
«La sperimentazione che abbiamo in corso prevede l'impiego di un anticorpo monoclonale che agisce su una sostanza presente naturalmente nell'organismo, e senza la quale non potremmo sopravvivere: un peptide dal nome complicato (Calcitonin gene-related peptide) chiamato più semplicemente con la sua sigla, Cgrp. Questa sostanza si libera in eccesso in chi soffre di emicrania cronica. Essa è coinvolta anche nella regolazione del sistema cardiovascolare: l'aspetto particolarmente interessante è che il farmaco, somministrato con una singola iniezione sottocutanea una volta al mese per alcuni mesi, sembra agire sull'eccesso all'origine dell'emicrania senza interferire in alcun modo con gli altri meccanismi fisiologici».

Alcuni lo hanno descritto come un vaccino...
«Non è un vaccino perché "non immunizza" contro l'emicrania. È comunque una vera rivoluzione perché rappresenta il primo trattamento preventivo specifico e selettivo, sintetizzato sulla base delle conoscenze più moderne. I farmaci finora a disposizione sono in realtà "riciclati" da altre patologie, quali epilessia e depressione. Se lo sviluppo del farmaco proseguirà normalmente, un problema da affrontare sarà quello del costo della terapia, abitualmente elevato con i farmaci biologici: è immaginabile che il trattamento sarà erogato solo da centri ospedalieri di eccellenza. Sul piatto della bilancia occorrerà comunque valutare il fatto che l'emicrania cronica è molto disabilitante, e di per sé molto costosa, visto che riduce drammaticamente la produttività e comporta costi elevati per esami, visite e farmaci vari. Un costo non solo economico, ma anche in termini di effetti collaterali pesanti. A oggi molto spesso i malati di emicrania cronica interrompono le cure non perché sono guariti, ma perché gli effetti indesiderati delle terapie sono diventati intollerabili.
Gli studi condotti finora su questo antagonista del Cgrp mostrano invece un profilo di tossicità davvero buono, confrontabile al placebo, con una gran parte dei malati che ottengono una drastica riduzione nel numero di attacchi».

Quindi neanche questo trattamento sperimentale permette di guarire dall'emicrania?
«Permetterà verosimilmente di guarire non dall'emicrania in assoluto ma dall'emicrania cronica, facendola regredire alla forma episodica. Questo risultato non appaia deludente perché per i malati poter ridurre il numero di attacchi da 5-6 a settimana a 1-2 a settimana significa migliorare la qualità della vita, e poter condurre una vita finalmente attiva».

Fabio Turone



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