Se la testa scoppia
È uno dei disturbi più diffusi nella popolazione generale di ogni età. Sperimentato praticamente da tutti almeno una volta nella vita, ma trattato nella maggior parte dei casi in modo approssimativo e improprio. Questi i consigli di Gennaro Bussone, direttore del Dipartimento di Neuroscienze cliniche dell'Istituto neurologico "C. Besta" di Milano per supportare il paziente cefalalgico
Quali farmaci suggerire in caso di cefalea occasionale?
Per sedare un mal di testa modesto e realmente occasionale si possono assumere farmaci antinfiammatori, ma rispettando i dosaggi consigliati e rivolgendosi al medico se il disturbo non migliora in tempi brevi. Per combattere le crisi acute di emicrania invece, ormai da alcuni anni, si impiegano con successo i triptani, che hanno il vantaggio di agire rapidamente, essere ben tollerati e avere un effetto che si mantiene per periodi prolungati. Vanno indicati e dosati dal medico perché, se gli attacchi si ripetono con una certa frequenza, affidandosi all'autocura si rischia di eccedere con le quantità, esponendosi allo sviluppo di "cefalee farmacologiche".
Quali avvertenze ricordare rispetto a tempi e modalità d'assunzione?
Innanzitutto, ci si deve sempre rivolgere al medico prima di assumere qualunque tipo di farmaco, anche da banco, e non usare medicinali offerti da amici o parenti. Se il medico ha autorizzato l'uso di Fans al bisogno, va comunque ricordato di non assumerli mai a stomaco vuoto e di usarne sempre un solo tipo per volta. Se il disturbo persiste nonostante il trattamento indicato, poi, inutile insistere: si deve ritornare dal medico e individuare una strategia diversa. Un altro punto importante è che l'analgesico va assunto fin dall'esordio del dolore (entro 30-60 minuti). Tra gli accorgimenti pratici da rispettare durante le crisi: non bere alcolici ed evitare stimoli esterni che possono peggiorare l'attacco (luce intensa, rumori forti, situazioni stressanti, confusione ecc.).
Quando una cefalea è definita cronica?
Il mal di testa è cronico quando caratterizzato da almeno quattro attacchi al mese di intensità moderata o severa oppure da tre episodi al mese invalidanti o quando persiste per oltre 15 giorni al mese, per almeno tre mesi consecutivi. In questo caso, i comuni antinfiammatori/analgesici non sono un rimedio adeguato. Per rimediare bisogna, innanzitutto, cercare di individuare ed eliminare i possibili fattori aggravanti (stress psicosociale, abuso di alcol, esposizione a variabili ambientali come vento, luce intensa ecc.) e scatenanti (per esempio, cibi come cioccolato, formaggi, glutammato, prodotti lievitati naturalmente). La sola eliminazione di questi elementi può rivelarsi estremamente positiva perché, disinnescando il background predisponente, si dà modo ai farmaci sintomatici di agire con maggior efficacia.
Rosanna Feroldi
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