Dita in bocca: quelle cattive abitudini che tengono alla larga le allergie

17 agosto 2016
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Dita in bocca: quelle cattive abitudini che tengono alla larga le allergie



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Non metterti il dito in bocca! Non mangiarti le unghie! Troppo spesso i genitori riprendono i propri figli per cercare di far perdere loro queste cattive abitudini, ma non sanno che così facendo potrebbero esporli a un maggior rischio di sviluppare allergie. «La cosiddetta "teoria dell'igiene " afferma che esporre i bambini sin da piccoli al contatto con microbi e allergeni riduca il rischio di allergie più in là negli anni» esordisce Malcom Sears, coautore di un articolo sull'argomento recentemente pubblicato sulla rivista Pediatrics dai ricercatori della Dunedin's School of Medicine, in Nuova Zelanda.

E per verificare questa ipotesi, gli autori hanno analizzato i dati relativi a più di 1.000 bambini neo-zelandesi informandosi su quanto spesso si lasciassero andare alle tanto contestate abitudini di succhiarsi il pollice o di mangiarsi le unghie, per poi mettere in relazione questi dati con quelli sulle allergie sviluppate negli anni successivi. «Abbiamo effettuato le prime valutazioni sulle abitudini quando i bambini avevano 5, 7, 9 e 11 anni, mentre le associazioni con eventuali allergie sono state valutate quando i partecipanti allo studio avevano 13 e 32 anni» continua Sears, spiegando che nell'analisi finale sono stati presi in considerazione una serie di fattori che avrebbero potuto influenzare il risultato finale come per esempio la presenza di allergie in famiglia, eventuali animali domestici, abitudine al fumo di sigaretta tra le mura domestiche, eccetera.

«In sintesi possiamo dire che non si tratta di abitudini del tutto negative per la salute del sistema immunitario» dicono i ricercatori spiegando che la probabilità di sviluppare un'allergia atopica era inferiore nei bambini che si succhiavano il pollice o si mangiavano le unghie da piccoli. «E se un bambino aveva entrambi i "vizi" il rischio era ancora inferiore» aggiunge Sears. Discorso diverso per l'asma e la cosiddetta febbre da fieno che non mostravano associazioni con queste due abitudini orali. «Con questo non vogliamo certo dire che tali comportamenti debbano essere incoraggiati, ma ci preme sottolineare come non siano del tutto negativi» concludono gli autori.



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