13 settembre 2016
Aggiornamenti e focus
Più frutta e verdura a scuola grazie al giusto marketing
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Non tutto il marketing viene per nuocere: se è vero che in molti casi la pubblicità spinge i bimbi a consumare grandi quantità del cosiddetto "cibo spazzatura", il marketing funziona anche per promuovere una dieta sana tra i più piccoli. Lo dimostrano i dati di uno studio da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista Pediatrics , nel quale un gruppo di ricercatori statunitensi guidati da Andrew Hanks, attualmente in forza alla Ohio State University di Columbus (Usa) ha coinvolto 10 scuole elementari pubbliche.
«I bambini mangiano poca frutta e verdura e sono continuamente bombardati da messaggi pubblicitari che invogliano a consumare cibi meno sani e nutrienti» esordisce il ricercatore, ricordando che molti esperti hanno chiesto e continuano a chiedere di eliminare i messaggi di marketing che possono influenzare in modo negativo le scelte alimentari dei più piccoli. Ma se la cattiva pubblicità può avere un impatto negativo, un marketing "intelligente" potrebbe portare risultati positivi sulle scelte alimentari dei bambini.
Per verificare questa ipotesi, Hanks e colleghi hanno messo a punto un programma di marketing classico mirato a promuovere il consumo di frutta e verdura nelle mense e nei bar delle scuole elementari che hanno preso parte alla ricerca.
Precisa l'autore prima di elencare gli incoraggianti risultati del programma sperimentale: «Abbiamo diviso gli istituti in quattro gruppi e abbiamo portato avanti in ciascun gruppo un approccio differente»:
- nessuna modifica rispetto al passato (gruppo controllo),
- un pannello colorato con personaggi che raffiguravano frutta e verdura (da Zach Zucchina a Miki Fungo),
- brevi video nei quali gli stessi personaggi raffigurati nel pannello parlano di salute
- combinazione di pannelli e video».
Il numero di bambini che sceglievano frutta e verdura è duplicato o triplicato a seconda del tipo di intervento scelto e il successo è stato osservato sia tra i bambi che tra le bimbe. Minore l'effetto nelle scuole che hanno utilizzato solo il video.
«Lo studio ci permette di guardare alla pubblicità sotto una nuova e più positiva luce e dimostra come sia possibile influenzare il comportamento dei bimbi a tavola con strumenti poco costosi e alla portata di tutte le scuole» commenta Tamara Melton, portavoce della Academy of nutrition and dietetics che poi conclude: «Questi strumenti vanno comunque adattati al pubblico che si ha di fronte: un broccolo con una forza sovrumana non ha molte possibilità di influenzare le scelte alimentari di un adolescente».
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