28 marzo 2008
Aggiornamenti e focus
Ipersensibili ai farmaci
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Le reazioni avverse ai farmaci sono un importante problema di salute pubblica e hanno potenzialità letali. Ma non sono tutte allergiche, anzi l'allergia a farmaci vera e propria è più rara di quanto si pensi. Nella maggior parte dei casi, infatti, l'80% per la precisione, si parla di effetti tossici dovuti direttamente all'azione del farmaco, in genere di modesta gravità, che si possono manifestare in qualsiasi individuo e che dipendono dalla dose assunta. Resta, però, un 20% dei casi, determinati da ipersensibilità ai farmaci che possono essere distinti in reazioni allergiche in senso stretto e reazioni pseudo-allergiche o da intolleranza. Casi in costante aumento stando ai dati riportati dall'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali (Osmed) e ripresi dalle agenzie. Il fatto è che si consumano sempre più medicinali e di pari passo aumentano le reazioni avverse.
I calcoli non sono semplici. Gli esperti valutano che una percentuale variabile dall'1 al 10% della popolazione abbia avuto una o più reazioni da ipersensibilità a farmaci e che dal 3 all'8% dei ricoveri ospedalieri sia appunto causato da reazioni o allergie alle medicine. Un fatto da tenere in considerazione in riferimento in particolare ai bambini. E "proprio l'utilizzo crescente e spesso indiscriminato di farmaci - ha spiegato all'Ansa Giampiero Patriarca, direttore della scuola di specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica alla Cattolica di Roma - è alla base dell'incremento continuo di reazioni da ipersensibilità, alcune mediate da meccanismi immunologici, che danno luogo ad allergie e altre da meccanismi extra-immunologici, dando luogo a intolleranza". Si distinguono, infatti, reazioni allergiche propriamente dette, quelle dovute a un meccanismo immunologico, con la liberazione di istamina, e reazioni pseudoallergiche in cui c'è sempre la liberazione di istamina ma non sono coinvolti gli anticorpi nella mediazione. Ma quali sono i farmaci più coinvolti? Per quanto riguarda le reazioni allergiche propriamente dette, i più coinvolti sono le penicilline e in minor misura sieri eterologhi, insulina, enzimi come la streptochinasi e alcuni anestetici generali. Le reazioni pseudoallergiche, invece, sono causate da analgesici, aspirina e FANS per i due terzi del totale, e poi mezzi di contrasto iodati usati in radiologia, sulfamidici e plasma expanders, usati nelle gravi ipotensioni. Si va dalle allergie cutanee, comunemente indotte dai FANS, a reazioni di tipo asmatico fino allo shock anafilattico nei casi più gravi. Ma come si possono affrontare?
Un fatto va sottolineato, è piuttosto difficile stabilire un sicuro rapporto di causa-effetto tra assunzione farmacologica e manifestazione clinica. Non solo, è anche difficile discriminare tra sintomi attribuibili alla malattia in atto e sintomi conseguenti alla terapia praticata, ma c'è anche l'impossibilità di avere tutte le segnalazioni di reazioni avverse e, spesso c'è scarsa sensibilità delle organizzazioni sanitarie e della classe medica al problema. Detto questo è necessario che il paziente fornisca al medico tutta la documentazione possibile che riguarda i farmaci assunti e i relativi sintomi comparsi. Quanto ai test diagnostici ne esistono pochi, per pochi farmaci e piuttosto lunghi e complicati. Di fatto la soluzione più utilizzata è il test di tolleranza, cioè si cerca un farmaco alternativo con analoghe proprietà terapeutiche e che però possa venire assunto dal paziente senza rischi. O comunque, come ha sottolineato sempre all'Ansa il farmacologo Silvio Garattini "sarebbe auspicabile testare il farmaco a bassissimi dosaggi prima di utilizzarlo per una cura". Generalizzare, comunque, è difficile quel che conta sono cautela e attenzione, anche coi prodotti naturali, come gli omeopatici o i fitoterapici nonché gli integratori dietetici. Le segnalazioni anche su questi prodotti sono in aumento.
Marco Malagutti
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Allergiche e pseudoallergiche
I calcoli non sono semplici. Gli esperti valutano che una percentuale variabile dall'1 al 10% della popolazione abbia avuto una o più reazioni da ipersensibilità a farmaci e che dal 3 all'8% dei ricoveri ospedalieri sia appunto causato da reazioni o allergie alle medicine. Un fatto da tenere in considerazione in riferimento in particolare ai bambini. E "proprio l'utilizzo crescente e spesso indiscriminato di farmaci - ha spiegato all'Ansa Giampiero Patriarca, direttore della scuola di specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica alla Cattolica di Roma - è alla base dell'incremento continuo di reazioni da ipersensibilità, alcune mediate da meccanismi immunologici, che danno luogo ad allergie e altre da meccanismi extra-immunologici, dando luogo a intolleranza". Si distinguono, infatti, reazioni allergiche propriamente dette, quelle dovute a un meccanismo immunologico, con la liberazione di istamina, e reazioni pseudoallergiche in cui c'è sempre la liberazione di istamina ma non sono coinvolti gli anticorpi nella mediazione. Ma quali sono i farmaci più coinvolti? Per quanto riguarda le reazioni allergiche propriamente dette, i più coinvolti sono le penicilline e in minor misura sieri eterologhi, insulina, enzimi come la streptochinasi e alcuni anestetici generali. Le reazioni pseudoallergiche, invece, sono causate da analgesici, aspirina e FANS per i due terzi del totale, e poi mezzi di contrasto iodati usati in radiologia, sulfamidici e plasma expanders, usati nelle gravi ipotensioni. Si va dalle allergie cutanee, comunemente indotte dai FANS, a reazioni di tipo asmatico fino allo shock anafilattico nei casi più gravi. Ma come si possono affrontare?
I test sono pochi
Un fatto va sottolineato, è piuttosto difficile stabilire un sicuro rapporto di causa-effetto tra assunzione farmacologica e manifestazione clinica. Non solo, è anche difficile discriminare tra sintomi attribuibili alla malattia in atto e sintomi conseguenti alla terapia praticata, ma c'è anche l'impossibilità di avere tutte le segnalazioni di reazioni avverse e, spesso c'è scarsa sensibilità delle organizzazioni sanitarie e della classe medica al problema. Detto questo è necessario che il paziente fornisca al medico tutta la documentazione possibile che riguarda i farmaci assunti e i relativi sintomi comparsi. Quanto ai test diagnostici ne esistono pochi, per pochi farmaci e piuttosto lunghi e complicati. Di fatto la soluzione più utilizzata è il test di tolleranza, cioè si cerca un farmaco alternativo con analoghe proprietà terapeutiche e che però possa venire assunto dal paziente senza rischi. O comunque, come ha sottolineato sempre all'Ansa il farmacologo Silvio Garattini "sarebbe auspicabile testare il farmaco a bassissimi dosaggi prima di utilizzarlo per una cura". Generalizzare, comunque, è difficile quel che conta sono cautela e attenzione, anche coi prodotti naturali, come gli omeopatici o i fitoterapici nonché gli integratori dietetici. Le segnalazioni anche su questi prodotti sono in aumento.
Marco Malagutti
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