02 dicembre 2020
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Menopausa maschile: mito o realtà?
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Di norma negli uomini il calo della produzione di ormoni sessuali è molto più graduale e può determinarsi nell'arco di decine di anni. Si verificano, progressivamente, modificazioni a livello fisico e mentale, il cui insorgere, però, non viene sempre rilevato. I sintomi, infatti, sono numerosi ma non specifici e rendono più difficile la diagnosi. Si va da disturbi a carico del sistema cardiocircolatorio, con vampate di calore e rossore al viso e sudorazione profusa, a disturbi dell'umore con irritabilità, nervosismo, insonnia, fino ad arrivare a problemi della sfera sessuale con riduzione del desiderio e dell'attività sessuale ed erezioni modeste o assenti. E poi ancora perdita di forza muscolare, sensazione di spossatezza, diminuzione della massa muscolare, perdita di capelli e di peli, obesità addominale. Una quantità di sintomi sufficiente a dare origine a una nuova malattia, l'andropausa appunto. E se c'è una malattia servono dei rimedi. Via quindi alla somministrazione di testosterone disponibile in capsule, fiale per iniezione intramuscolare e l'ultima frontiera rappresentata dai cerotti a rilascio transdermico, forse il modo più semplice e meno rischioso per assumere l'ormone ma anche il più costoso. Ma è davvero utile un trattamento ormonale sostitutivo per gli uomini in età avanzata?
Le dichiarazioni ufficiali dell'FDA in materia parlano chiaro. La supplementazione di testosterone è indicata, solo ed esclusivamente, per una condizione maschile nota come ipogonadismo, un deficit di androgeni per lesioni localizzate ai testicoli, disfunzioni ipofisarie, disturbi genetici o metabolici, che può verificarsi anche in uomini in giovane età. Una patologia che affligge dai 4 ai 5 milioni di americani, dei quali, però, solo il 5% riceve la terapia sostitutiva. Come a dire che il resto delle prescrizioni è off-label, cioè non documentato. Ma i rischi non sono pochi dicono gli esperti del NIH. Uno su tutti il tumore alla prostata, visto che il testosterone aumenta i livelli di PSA, antigene specifico della prostata e marker del rischio tumorale. Il problema è che gli uomini di mezza età sono entusiasti di sperimentare una cura che sembra promettente per una serie di sintomi, dalla perdita di forza muscolare al calo della libido e non si preoccupano della mancanza di evidenze. Per questo gli NIH hanno monitorato 48 pubblicazioni nelle quali sono descritti i risultati di 39 studi sul testosterone, la maggior parte di piccole dimensioni. Tutti studi nei quali la somministrazione dell'ormone avveniva per via intramuscolare. L'aspetto su cui i ricercatori hanno focalizzato l'attenzione sono i tanto vantati effetti antidepressivi. Ebbene nessuno degli studi esaminati ha offerto chiara evidenza di una simile azione, se non per un miglioramento della qualità di vita, rilevato in alcuni. Ma anche altri aspetti, come il desiderio sessuale, sono significativamente migliorati solo per soggetti con una diagnosi confermata di ipogonadismo. Quanto ai rischi nessun accertamento definitivo, ma l'aumento del PSA e del colesterolo LDL, quello cattivo, sono un dato di fatto. Servono studi, perciò, prima di acclamare la terapia a base di testosterone come la fontana dell'eterna giovinezza. Nel frattempo - come ha dichiarato Robert Harmon, dell'American College of Preventive Medicine - l'esercizio fisico è la miglior fonte di giovinezza che si possa offrire: non ci sono pillole o iniezioni che tengano.
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Testosterone con cautela
Le dichiarazioni ufficiali dell'FDA in materia parlano chiaro. La supplementazione di testosterone è indicata, solo ed esclusivamente, per una condizione maschile nota come ipogonadismo, un deficit di androgeni per lesioni localizzate ai testicoli, disfunzioni ipofisarie, disturbi genetici o metabolici, che può verificarsi anche in uomini in giovane età. Una patologia che affligge dai 4 ai 5 milioni di americani, dei quali, però, solo il 5% riceve la terapia sostitutiva. Come a dire che il resto delle prescrizioni è off-label, cioè non documentato. Ma i rischi non sono pochi dicono gli esperti del NIH. Uno su tutti il tumore alla prostata, visto che il testosterone aumenta i livelli di PSA, antigene specifico della prostata e marker del rischio tumorale. Il problema è che gli uomini di mezza età sono entusiasti di sperimentare una cura che sembra promettente per una serie di sintomi, dalla perdita di forza muscolare al calo della libido e non si preoccupano della mancanza di evidenze. Per questo gli NIH hanno monitorato 48 pubblicazioni nelle quali sono descritti i risultati di 39 studi sul testosterone, la maggior parte di piccole dimensioni. Tutti studi nei quali la somministrazione dell'ormone avveniva per via intramuscolare. L'aspetto su cui i ricercatori hanno focalizzato l'attenzione sono i tanto vantati effetti antidepressivi. Ebbene nessuno degli studi esaminati ha offerto chiara evidenza di una simile azione, se non per un miglioramento della qualità di vita, rilevato in alcuni. Ma anche altri aspetti, come il desiderio sessuale, sono significativamente migliorati solo per soggetti con una diagnosi confermata di ipogonadismo. Quanto ai rischi nessun accertamento definitivo, ma l'aumento del PSA e del colesterolo LDL, quello cattivo, sono un dato di fatto. Servono studi, perciò, prima di acclamare la terapia a base di testosterone come la fontana dell'eterna giovinezza. Nel frattempo - come ha dichiarato Robert Harmon, dell'American College of Preventive Medicine - l'esercizio fisico è la miglior fonte di giovinezza che si possa offrire: non ci sono pillole o iniezioni che tengano.
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