La tribù dei piedi stanchi

01 giugno 2007
Aggiornamenti e focus

La tribù dei piedi stanchi



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Nell’immaginario collettivo il gesto di togliersi le scarpe significa rilassarsi, concludere la giornata lavorativa, tornare a casa, sentirsi liberi e molto altro. Sensazioni che vanno nella direzione del desiderio di sentirsi bene. Non è un caso, perciò, che molti italiani intervistati (85%) da Astra Ricerche, dedichino attenzione a igiene, salute e benessere dei propri piedi e che il 78% riconosca nel male ai piedi una tortura quotidiana. La metà di questi fastidi è riconducibile a vesciche, calli e duroni.

La pelle si difende


Calli e duroni, sono assimilabili a lesioni ipercheratosiche meccanicamente indotte che possono affondare in profondità formando un’introflessione a cuneo duro e dolente. Il dolore che le accompagna dipende dalla pressione che si esercita al di sotto dell’ispessimento che schiaccia i tessuti molli contro l’osso del piede. La pressione oltre a essere causa di dolore è anche causa dell’ispessimento, come spiegano gli esperti. “Calli e duroni, di fatto - dice Mauro Montesi, presidente dall’Associazione Italiana Podologi - sono un’arma di difesa della cute che, in caso di continua pressione o sfregamento, si rafforza per proteggersi. Si può paragonare a una corazza che difende la pelle da una potenziale abrasione, evenienza più dolorosa e invasiva per l’organismo. Eliminarli è importante non solo perché sono antiestetici, ma soprattutto perché con il tempo possono diventare molto dolorosi”. I calli, per altro, tendono a essere recidivi e a formarsi più facilmente sui piedi deformati dall’artrosi.

Bolle dolenti


Per lo stesso principio di sfregamento e pressione tendono a formarsi le vesciche. In questo caso non c’è ispessimento, ma una sorta di scollamento dello strato corneo, il più superficiale: si rompono i legami che tengono unite le cellule dello strato da quello sottostante. La pressione idrostatica dei fluidi dell’epidermide sottostante richiama liquidi che vanno a riempire la zona a formare il tipico rigonfiamento translucido. A volte la vescica si riempie anche di sangue: questo avviene quando lo sfregamento coinvolge non solo lo strato molto superficiale della pelle, ma anche i piccoli capillari appena al di sotto che, rompendosi per effetto meccanico, riversano il loro contenuto. Ancora una volta la pelle reagisce per difendersi dall’insulto meccanico provocato da un eccessivo sfregamento con una calza troppo ruvida, una scarpa poco conformata al piede o cuciture in rilievo che premono eccessivamente in una zona durante il movimento. L’infiammazione profonda è all’origine del dolore e l’accumulo del liquido interstiziale (la borsa piena d'acqua) funziona da cuscinetto morbido per diminuire l’impatto della zona soggetta alla frizione. Con alcune attenzioni si possono evitare infezioni: “Le vesciche, per la concomitante presenza di infiammazione e liquido, sono il campo di battaglia ideale per i batteri - spiega il professor Sergio Chimenti, direttore della clinica dermatologica dell’Università Tor Vergata di Roma – In particolare, se si buca la bolla per fare uscire il liquido, il rischio di contrarre un’infezione è molto alto perché lo strato più esterno di pelle non riesce più a fare da barriera di protezione nei confronti della zona sottostante danneggiata e infiammata”.

Soluzione a portata di piede

Sono problemi che spesso riguardano sportivi o atleti maratoneti o corridori che, anche usando calzature molto tecniche, sono esposti a questo tipo di lesione. Le soluzioni a questi piccoli e fastidiosi disturbi sono varie. Innanzitutto, rimuovere il prima possibile la causa dell’eccessivo sfregamento o pressione che di solito sono scarpe con forme poco naturali rispetto alla forma del piede: punte particolarmente pronunciate e strette, dimensioni non idonee a quelle del piede, tacchi particolarmente alti. Tuttavia, poiché calli e duroni possono interessare persone con posture scorrette o deformazioni del piede, vanno valutati anche altri tipi di interventi e consulti specialistici tra i quali anche il podologo.
In ogni caso possono essere validi cerotti specifici oggi disponibili in materiali che fungono da barriera alle sollecitazioni meccaniche. La tecnologia più usata è l’idrocolloidale, un gel che funziona da cuscinetto protettivo contro lo sfregamento; in questo modo la pelle, non più costretta a difendersi, diminuisce la produzione di pelle dura e lentamente la elimina. In caso di rottura della vescica, inoltre, protegge i tessuti infiammati, favorisce la regressione dello scollamento ed evita infezioni. Questi presidi oltre che migliorare la condizione di ipercheratosi, e permettere la guarigione di vesciche, si possono adottare anche prevenirle applicandoli quando si presume che una data scarpa o attività particolarmente impegnativa porterà, a fine giornata, ad avere i piedi particolarmente provati.

Simona Zazzetta



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