13 dicembre 2006
Aggiornamenti e focus
Pelle stressata
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I disturbi cutanei sono vissuti come problema estetico e possono arrivare a causare disagio psicologico, ma è vero anche il contrario, cioè lo stress stesso è implicato come fattore scatenante o aggravante in varie alterazioni della pelle. Di per sé un'osservazione non nuova e non inattesa; d'altra parte esiste ormai una disciplina, la psiconeuroendocrinoimmunologia, o PNEI, che spiega biologicamente rapporti di questo tipo, un po' come in modo diverso vuol fare la psicosomatica: già qualche decennio fa è stato detto che la pelle è l'organo dove più si rivelano le emozioni. E non è strano, considerando che la cute è molto più di una "semplice" barriera contro aggressioni esterne, ma un vero e proprio organo, anzi quello di maggiori dimensioni, con funzioni complesse e vitali quali impedire la disidratazione, mantenendo quella quota di circa il 65 per cento di acqua che compone il nostro corpo. Proprio in relazione a questo meccanismo ricercatori di San Francisco hanno trovato una possibile spiegazione dell'azione dello stress.
La chiave è rappresentata dai glucocorticoidi, gli ormoni dello stress ACTH e cortisolo prodotti attraverso l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e rilasciati in quantità maggiore in quanto coinvolti nella reazione di allarme e di fuga. Diverse ricerche hanno mostrato che situazioni di disagio psicologico scatenano o aggravano forme cutanee quali psoriasi, dermatite atopica, eczemi. Gli autori californiani avrebbero identificato anomalie strutturali e funzionali nella cute legate a un aumentato rilascio di glucocorticoidi a sua volta provocato da condizioni stressanti: bloccando tale incremento si è riusciti infatti a prevenire le alterazioni. Tutto questo, almeno, nel topo. Il discorso si localizza nello strato corneo, il più esterno dell'epidermide che agisce come barriera permeabile anti-disidratazione attraverso le cellule morte e le membrane lipidiche di cui è formato; le cellule vengono continuamente sostituite da quelle prodotte nella parte più profonda che poi si differenziano e infine muoiono. Lo stress altera l'equilibrio di questo sistema, diminuendo la proliferazione cellulare e inibendo la differenziazione, e altera la permeabilità della barriera: l'ipotesi era che questo avvenisse per l'aumento dei glucocorticoidi. Ed è quanto si è verificato analizzando topi resi stressati dall'essere chiusi in gabbie piccole con luce e radio accesa per 48 ore, suddivisi in tre classi di sperimentazione: trattati con la sostanza RU 486 che inibisce l'azione dei glucocorticoidi, trattati con antalarmina che blocca la sintesi degli stessi, non trattati, più la quarta classe degli animali controllo non stressati e non trattati. Nei primi due gruppi è risultata una funzionalità cutanea significativamente migliore che nel terzo, rispetto alla moltiplicazione delle cellule, alla loro differenziazione, alla permeabilità della funzione di barriera e all'integrità dello strato corneo.
Si sono quindi dimostrati il ruolo svolto dai glucocorticoidi nell'indurre anomalie cutanee scatenate dallo stress e la possibilità bloccando tali ormoni di prevenire le alterazioni. Per ora è comunque uno spunto di ricerca, sia perché sono evidenze da confermare nell'uomo, sia perché interferire con l'attività dei glucocorticoidi sembra una via ardua da percorrere, dati gli effetti collaterali che hanno un impatto ben maggiore delle alterazioni dermatologiche. Intanto gli stessi ricercatori stanno esplorando un'altra ipotesi, cioè che lo stress psicologico possa diminuire la capacità della pelle di proteggere dalle infezioni, inibendo la sua produzione di peptidi anti-microbici.
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Danno evitato bloccando gli ormoni
La chiave è rappresentata dai glucocorticoidi, gli ormoni dello stress ACTH e cortisolo prodotti attraverso l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e rilasciati in quantità maggiore in quanto coinvolti nella reazione di allarme e di fuga. Diverse ricerche hanno mostrato che situazioni di disagio psicologico scatenano o aggravano forme cutanee quali psoriasi, dermatite atopica, eczemi. Gli autori californiani avrebbero identificato anomalie strutturali e funzionali nella cute legate a un aumentato rilascio di glucocorticoidi a sua volta provocato da condizioni stressanti: bloccando tale incremento si è riusciti infatti a prevenire le alterazioni. Tutto questo, almeno, nel topo. Il discorso si localizza nello strato corneo, il più esterno dell'epidermide che agisce come barriera permeabile anti-disidratazione attraverso le cellule morte e le membrane lipidiche di cui è formato; le cellule vengono continuamente sostituite da quelle prodotte nella parte più profonda che poi si differenziano e infine muoiono. Lo stress altera l'equilibrio di questo sistema, diminuendo la proliferazione cellulare e inibendo la differenziazione, e altera la permeabilità della barriera: l'ipotesi era che questo avvenisse per l'aumento dei glucocorticoidi. Ed è quanto si è verificato analizzando topi resi stressati dall'essere chiusi in gabbie piccole con luce e radio accesa per 48 ore, suddivisi in tre classi di sperimentazione: trattati con la sostanza RU 486 che inibisce l'azione dei glucocorticoidi, trattati con antalarmina che blocca la sintesi degli stessi, non trattati, più la quarta classe degli animali controllo non stressati e non trattati. Nei primi due gruppi è risultata una funzionalità cutanea significativamente migliore che nel terzo, rispetto alla moltiplicazione delle cellule, alla loro differenziazione, alla permeabilità della funzione di barriera e all'integrità dello strato corneo.
Minori difese antinfettive?
Si sono quindi dimostrati il ruolo svolto dai glucocorticoidi nell'indurre anomalie cutanee scatenate dallo stress e la possibilità bloccando tali ormoni di prevenire le alterazioni. Per ora è comunque uno spunto di ricerca, sia perché sono evidenze da confermare nell'uomo, sia perché interferire con l'attività dei glucocorticoidi sembra una via ardua da percorrere, dati gli effetti collaterali che hanno un impatto ben maggiore delle alterazioni dermatologiche. Intanto gli stessi ricercatori stanno esplorando un'altra ipotesi, cioè che lo stress psicologico possa diminuire la capacità della pelle di proteggere dalle infezioni, inibendo la sua produzione di peptidi anti-microbici.
Elettra Vecchia
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