17 dicembre 2004
Aggiornamenti e focus
Prematuri a rischio diabete
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Il momento della nascita porta in sé molti segni che possono dare indicazioni importanti sul futuro del bambino, basta saperli leggere. Potrebbe essere l'occasione per avere un'opportunità in più di agire per migliorarlo. Esiste per esempio l'ipotesi che i neonati piccoli in rapporto alla loro età gestazionale abbiano più probabilità di sviluppare la resistenza insulinica durante l'infanzia. Ma questo rischio in realtà sembra interessare più i bambini nati prematuri, per lo meno stando a quanto verificato da un equipe di ricerca neozelandese.
I ricercatori hanno studiato una popolazione di 74 bambini tra i 4 e i 10 anni, 50 dei quali erano nati prematuri (32 settimane o meno). Di questi, 38 avevano un peso alla nascita giusto per l'età gestazionale mentre 12 erano al di sotto, quanto meno rispetto allo stadio di gravidanza raggiunto al momento del parto. I restanti 22 bambini nati dopo la 37° settimana rappresentavano il gruppo di controllo. In ognuno di essi è stata misurata la sensibilità insulinica con test di tolleranza al glucosio somministrato per via endovenosa. Nella popolazione dei prematuri, indipendentemente dal fatto che il peso alla nascita fosse adeguato, si manifestava una riduzione della sensibilità all'insulina rispetto al controllo. Non c'erano differenze significative tra i due gruppi di prematuri, tutti in compenso mostravano un incremento nel rilascio acuto di insulina. Una risposta che appariva suppletiva rispetto a una sensibilità ridotta approssimativamente del 30%.
Tale riduzione di sensibilità insulinica può predisporre il bambino a sviluppare poi il diabete di tipo 2 in età adulta, come già dimostrato da ricerche condotte in direzione opposta, cioè su adulti diabetici. E vista la coerenza dei risultati vale la pena capire quali siano i meccanismi che sottendono a tale fenomeno e capire se esiste realmente l'opportunità di intervenire in modo estremamente preventivo. Gli autori della ricerca propongono come spiegazione il coinvolgimento di meccanismi di plasticità dello sviluppo secondo cui il nascituro piccolo, cioè nutrito meno, promuove adattamenti metabolici e genetici rispetto a questa condizione. Una volta nato prematuro, quindi nutrito per meno tempo, per compensare la mancanza, il bambino viene esposto a un eccesso di nutrimento mal tollerato dal suo organismo che nella vita intrauterina si era "abituato a mangiare poco". Infatti è probabile che la "programmazione", genetica e metabolica, intrauterina che avviene nei bambini nati a termine ma più piccoli di quanto dovrebbero essere, si verifichi anche nei bambini nati pretermine ma al di fuori dell'utero. E proprio perché la programmazione avviene al di fuori dell'utero questi neonati sono più suscettibili alle manipolazioni ambientali. Questo lasso di tempo rappresenta quindi un importante momento della vita di un individuo nato sottopeso e/o in anticipo, in cui si possono adottare precauzioni che potrebbero influenzare il decorso della vita futura.
Simona Zazzetta
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Piccoli e resistenti
I ricercatori hanno studiato una popolazione di 74 bambini tra i 4 e i 10 anni, 50 dei quali erano nati prematuri (32 settimane o meno). Di questi, 38 avevano un peso alla nascita giusto per l'età gestazionale mentre 12 erano al di sotto, quanto meno rispetto allo stadio di gravidanza raggiunto al momento del parto. I restanti 22 bambini nati dopo la 37° settimana rappresentavano il gruppo di controllo. In ognuno di essi è stata misurata la sensibilità insulinica con test di tolleranza al glucosio somministrato per via endovenosa. Nella popolazione dei prematuri, indipendentemente dal fatto che il peso alla nascita fosse adeguato, si manifestava una riduzione della sensibilità all'insulina rispetto al controllo. Non c'erano differenze significative tra i due gruppi di prematuri, tutti in compenso mostravano un incremento nel rilascio acuto di insulina. Una risposta che appariva suppletiva rispetto a una sensibilità ridotta approssimativamente del 30%.
Adattati a consumare meno
Tale riduzione di sensibilità insulinica può predisporre il bambino a sviluppare poi il diabete di tipo 2 in età adulta, come già dimostrato da ricerche condotte in direzione opposta, cioè su adulti diabetici. E vista la coerenza dei risultati vale la pena capire quali siano i meccanismi che sottendono a tale fenomeno e capire se esiste realmente l'opportunità di intervenire in modo estremamente preventivo. Gli autori della ricerca propongono come spiegazione il coinvolgimento di meccanismi di plasticità dello sviluppo secondo cui il nascituro piccolo, cioè nutrito meno, promuove adattamenti metabolici e genetici rispetto a questa condizione. Una volta nato prematuro, quindi nutrito per meno tempo, per compensare la mancanza, il bambino viene esposto a un eccesso di nutrimento mal tollerato dal suo organismo che nella vita intrauterina si era "abituato a mangiare poco". Infatti è probabile che la "programmazione", genetica e metabolica, intrauterina che avviene nei bambini nati a termine ma più piccoli di quanto dovrebbero essere, si verifichi anche nei bambini nati pretermine ma al di fuori dell'utero. E proprio perché la programmazione avviene al di fuori dell'utero questi neonati sono più suscettibili alle manipolazioni ambientali. Questo lasso di tempo rappresenta quindi un importante momento della vita di un individuo nato sottopeso e/o in anticipo, in cui si possono adottare precauzioni che potrebbero influenzare il decorso della vita futura.
Simona Zazzetta
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