06 settembre 2006
Aggiornamenti e focus
Vasi al riparo dal diabete
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Causare una riduzione dell'aspettativa di vita di 5-10 anni, soprattutto per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Essere il principale fattore di cecità sotto i 65 anni, il primo di amputazione non dovute a traumi, il più frequente di dialisi. Sono ragioni evidenti dell'importanza di prevenire, diagnosticare e gestire precocementele complicanze sul lungo periodo del diabete, un obiettivo reso più difficile dal fatto che la patologia stessa in molti casi è riconosciuta tardivamente, mentre continua la sua avanzata mondiale. A causa delle alterazioni prodotte nell'organismo questa malattia del metabolismo favorisce, infatti, nel tempo l'insorgenza di complicanze sia microvascolari, come retinopatie, nefropatie e neuropatie, sia macrovascolari, quali patologie cardiovascolari, cerebrovascolari e arteriopatie periferica, presenti anche contemporaneamente, che hanno un forte impatto tanto sulla qualità di vita del singolo quanto a livello socio-economico. In un'analisi di otto studi europei su malati di diabete di tipo 2, per esempio, il 72% presentava almeno una complicanza e il 24% una microvascolare più una macrovascolare; nell'arco di sei mesi il 13% aveva avuto un ricovero e il costo medio annuale per paziente è stato calcolato in 2.834 euro, dovuto per metà all'ospedalizzazione e solo per il 7% al costo dei farmaci ipoglicemizzanti.
Nello sviluppo delle complicanze interagiscono vari fattori, alcuni non modificabili come quelli genetici, etnici o la durata della malattia, altri modificabili quali fumo, ipertensione, dislipidemia, obesità, sui quali si può evidentemente intervenire. Quanto alla frequenza, il rischio di infarto miocardico (IMA) o ictus è 2-4 volte maggiore nel diabete di tipo 2 che nella popolazione generale, dal 20 al 50% dei malati va incontro ad alterazioni della vista che richiedono trattamenti, circa un terzo sviluppa una proteinuria - cioè la perdita di proteine nelle urine per il danno vascolare renale - che progredirà verso la nefropatia e in molti casi la dialisi, nel 30-50% possono insorgere neuropatie periferiche che contribuiscono alle ulcerazioni del piede e possibili amputazioni, infine metà dei malati over50 ha una disfunzione erettile. Sono rischi che possono essere fortemente ridotti prima di tutto mantenendo sotto stretto controllo la glicemia e la pressione arteriosa, e con una gestione aggressiva dei fattori di rischio cardiovascolari. La correzione glicemica diminuisce la probabilità di complicanze microvascolari ma anche macrovascolari, riducendo il rischio d'infarto miocardico del 14% per ogni calo dell'1% dell'emoglobina glicata, secondo uno studio prospettico inglese; per la pressione arteriosa ogni abbassamento di 10 mmHg era associato a una diminuzione del 13% di eventi microvascolari e dell'11% di IMA. Il rischio cardiovascolare nel diabete 2 risulta ridotto anche con l'utilizzo di farmaci ipolipemizzanti, soprattutto della classe delle statine; essenziale è poi l'interruzione del fumo, protettiva pure rispetto alle conseguenze microvascolari.
Se la prevenzione, attraverso abitudini corrette, controlli e terapie adeguate da seguire scrupolosamente è la via maestra contro le complicanze del diabete, oltre che del diabete stesso, l'altra strategia è quella d'individuare in fase iniziale i danni già presenti e gestirli in modo da bloccarne o rallentarne l'evoluzione, per scongiurare sviluppi molto pesanti come la cecità, l'amputazione del piede, la necessità di dialisi. Si tratta per esempio di monitorare sintomi di malattia macrovascolare come l'angina o la claudicatio, alterazioni dell'acuità visiva e retiniche, concentrazioni di albumina urinaria e di creatinina sierica quali spie di danno renale, segni di patologia del piede (deformità, neuropatia, ischemia e infezioni) e presenza di disfunzione erettile ricollegabili a patologia nervosa e arteriosa periferica. Al monitoraggio attento seguono trattamenti specifici per le varie alterazioni trovate, con un approccio multifattoriale, sempre insieme dalle raccomandazioni da seguire sullo stile di vita più salutare: un obiettivo che per molte persone appare difficile, ma che è decisivo per il diabete come per tutte le malattie oggi di maggior impatto.
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In gioco fattori modificabili e non
Nello sviluppo delle complicanze interagiscono vari fattori, alcuni non modificabili come quelli genetici, etnici o la durata della malattia, altri modificabili quali fumo, ipertensione, dislipidemia, obesità, sui quali si può evidentemente intervenire. Quanto alla frequenza, il rischio di infarto miocardico (IMA) o ictus è 2-4 volte maggiore nel diabete di tipo 2 che nella popolazione generale, dal 20 al 50% dei malati va incontro ad alterazioni della vista che richiedono trattamenti, circa un terzo sviluppa una proteinuria - cioè la perdita di proteine nelle urine per il danno vascolare renale - che progredirà verso la nefropatia e in molti casi la dialisi, nel 30-50% possono insorgere neuropatie periferiche che contribuiscono alle ulcerazioni del piede e possibili amputazioni, infine metà dei malati over50 ha una disfunzione erettile. Sono rischi che possono essere fortemente ridotti prima di tutto mantenendo sotto stretto controllo la glicemia e la pressione arteriosa, e con una gestione aggressiva dei fattori di rischio cardiovascolari. La correzione glicemica diminuisce la probabilità di complicanze microvascolari ma anche macrovascolari, riducendo il rischio d'infarto miocardico del 14% per ogni calo dell'1% dell'emoglobina glicata, secondo uno studio prospettico inglese; per la pressione arteriosa ogni abbassamento di 10 mmHg era associato a una diminuzione del 13% di eventi microvascolari e dell'11% di IMA. Il rischio cardiovascolare nel diabete 2 risulta ridotto anche con l'utilizzo di farmaci ipolipemizzanti, soprattutto della classe delle statine; essenziale è poi l'interruzione del fumo, protettiva pure rispetto alle conseguenze microvascolari.
Diagnosi e interventi precoci
Se la prevenzione, attraverso abitudini corrette, controlli e terapie adeguate da seguire scrupolosamente è la via maestra contro le complicanze del diabete, oltre che del diabete stesso, l'altra strategia è quella d'individuare in fase iniziale i danni già presenti e gestirli in modo da bloccarne o rallentarne l'evoluzione, per scongiurare sviluppi molto pesanti come la cecità, l'amputazione del piede, la necessità di dialisi. Si tratta per esempio di monitorare sintomi di malattia macrovascolare come l'angina o la claudicatio, alterazioni dell'acuità visiva e retiniche, concentrazioni di albumina urinaria e di creatinina sierica quali spie di danno renale, segni di patologia del piede (deformità, neuropatia, ischemia e infezioni) e presenza di disfunzione erettile ricollegabili a patologia nervosa e arteriosa periferica. Al monitoraggio attento seguono trattamenti specifici per le varie alterazioni trovate, con un approccio multifattoriale, sempre insieme dalle raccomandazioni da seguire sullo stile di vita più salutare: un obiettivo che per molte persone appare difficile, ma che è decisivo per il diabete come per tutte le malattie oggi di maggior impatto.
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