09 maggio 2008
Aggiornamenti e focus
Malattie che pesano
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Filtra il sangue, secerne la bile, metabolizza carboidrati, lipidi, farmaci e ormoni ed è deputato a immagazzinare ferro e vitamine essenziali. Non c'è dubbio: il fegato è un organo centrale e presiede molte funzioni vitali. Ma oltreché importante è anche vulnerabile: si infiamma, si infetta e si può danneggiare così in modo cronico. Si parla in questi casi di epatopatie che possono avere diverse cause tra cui infezioni virali (epatite) e alterazioni chimiche o fisiche dell'organismo (epatopatia alcolica, steatosi epatica, steatoepatite non alcolica). E le epatopatie sono associate a una elevata mortalità, soprattutto nei loro stadi avanzati come la cirrosi, l'insufficienza epatica e il carcinoma epatocellulare. Il 43esimo meeting dell'Associazione Europea per lo Studio del Fegato (EASL) è stato l'occasione per fare il punto della situazione. I progressi ci sono ma i numeri sono ancora molto alti e anche i costi sanitari ad esse associati. Il fatto è che la prevalenza di alcune è in aumento, mentre altre tendono a cronicizzare, incrementando il rischio di complicanze anche fatali.
I numeri intanto. L'incidenza delle malattie epatiche in Europa attualmente è stimata intorno al 6%, circa 29 milioni di persone. Più nel dettaglio oltre 70000 europei ogni anno a causa di una malattia epatica cronica e il carcinoma epatico è responsabile di circa 40000 decessi all'anno. Numeri che rendono le epatopatie la quinta causa più diffusa di mortalità nell'UE. In testa alla graduatoria c'è l'epatite virale, che in forma cronica colpisce più di 10 milioni di persone in Europa, spesso in modo silente. E spesso dall'epatite C c'è un maggior rischio di sviluppare cirrosi epatica e cancro. Eppure nonostante questa tendenza, hanno sottolineato gli esperti convenuti al Meeting EASL, le malattie epatiche sono trascurate a livello politico, in Italia come in Europa. Per ragioni che sfuggono. Nell'UE in particolare, benché le epatopatie siano la quinta causa di mortalità, la malattia epatica non è una priorità ne della politica sanitaria ne della ricerca. Una mancanza che l'associazione europea ha deciso di correggere.
La chiave sta in un approccio olistico, in cui ci si occupi del fegato, della prevenzione e del trattamento delle sue patologie in modo globale, come avviene pere le patologie cardiovascolari. Questo significa anche sensibilizzazione dell'opinione pubblica, che spesso percepisce le malattie epatiche come condizioni auto-inflitte per l'abuso di alcol o droghe, screening, raccolta dei dati, ricerca, monitoraggio, prevenzione nonché trattamento e assistenza. L'UE, perciò, dovrebbe incoraggiare la ricerca sulle epatopatie, riconoscendole come una priorità e assegnando fonti per promuovere lo scambio di conoscenze fra le comunità scientifiche europee coinvolte nello studio del fegato. L'altro aspetto centrale è quello della prevenzione, dell'epatite in particolare. L'UE dovrebbe promuovere lo scambio di buone pratiche di prevenzione fra stati membri, contribuire alle campagne di sensibilizzazione pubblica e migliorare monitoraggio e sorveglianza a livello europeo. Infine l'UE dovrebbe svolgere un ruolo determinante nella lotta contro il consumo di alcol e anche qui informazione ed educazione sono cruciali. La strada da fare è ancora lunga.
Marco Malagutti
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Numeri in crescita
I numeri intanto. L'incidenza delle malattie epatiche in Europa attualmente è stimata intorno al 6%, circa 29 milioni di persone. Più nel dettaglio oltre 70000 europei ogni anno a causa di una malattia epatica cronica e il carcinoma epatico è responsabile di circa 40000 decessi all'anno. Numeri che rendono le epatopatie la quinta causa più diffusa di mortalità nell'UE. In testa alla graduatoria c'è l'epatite virale, che in forma cronica colpisce più di 10 milioni di persone in Europa, spesso in modo silente. E spesso dall'epatite C c'è un maggior rischio di sviluppare cirrosi epatica e cancro. Eppure nonostante questa tendenza, hanno sottolineato gli esperti convenuti al Meeting EASL, le malattie epatiche sono trascurate a livello politico, in Italia come in Europa. Per ragioni che sfuggono. Nell'UE in particolare, benché le epatopatie siano la quinta causa di mortalità, la malattia epatica non è una priorità ne della politica sanitaria ne della ricerca. Una mancanza che l'associazione europea ha deciso di correggere.
Verso un approccio globale
La chiave sta in un approccio olistico, in cui ci si occupi del fegato, della prevenzione e del trattamento delle sue patologie in modo globale, come avviene pere le patologie cardiovascolari. Questo significa anche sensibilizzazione dell'opinione pubblica, che spesso percepisce le malattie epatiche come condizioni auto-inflitte per l'abuso di alcol o droghe, screening, raccolta dei dati, ricerca, monitoraggio, prevenzione nonché trattamento e assistenza. L'UE, perciò, dovrebbe incoraggiare la ricerca sulle epatopatie, riconoscendole come una priorità e assegnando fonti per promuovere lo scambio di conoscenze fra le comunità scientifiche europee coinvolte nello studio del fegato. L'altro aspetto centrale è quello della prevenzione, dell'epatite in particolare. L'UE dovrebbe promuovere lo scambio di buone pratiche di prevenzione fra stati membri, contribuire alle campagne di sensibilizzazione pubblica e migliorare monitoraggio e sorveglianza a livello europeo. Infine l'UE dovrebbe svolgere un ruolo determinante nella lotta contro il consumo di alcol e anche qui informazione ed educazione sono cruciali. La strada da fare è ancora lunga.
Marco Malagutti
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