Vaccino AIDS, la sfida è raccolta

11 luglio 2007
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Vaccino AIDS, la sfida è raccolta



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Tutti i programmi di lotta avviati contro l'HIV dovrebbero spendere fino al 10% in ricerca: è la dichiarazione di Sydney che verrà sancita come passo importante alla 4a Conferenza dell'International AIDS Society (IAS) del 22-24 luglio prossimi. A 24 anni dall'identificazione del virus come agente causale della malattia, per combattere la pandemia mondiale occorre più impegno politico-sanitario e c'è sempre più bisogno di ricerca. E sul versante scientifico i progressi continuano, soprattutto rispetto ai farmaci con un nuovo inibitore della proteasi e la nuova classe degli inibitori dell'integrasi. Oltre che di strategie e di farmaci a Sydney si discuterà di vaccini.
Ma a che punto è la situazione in questo campo? La maggiore speranza per controllare e in ultima istanza eliminare la pandemia resta sempre quella di un vaccino efficace, sicuro, pratico e globalmente accessibile: basterebbe il 50% di efficacia e il 30% di copertura della popolazione-bersaglio per evitare fino a un terzo delle infezioni da HIV e per salvare decine di milioni di vite, rileva un commento sull'ultimo numero di Lancet dedicato al meeting.

Le evidenze sostengono la fattibilità


Dopo una fase di stallo, negli anni più recenti gli studi sui vaccini hanno ripreso vigore, grazie a investimenti che per ricerca e sviluppo raggiungerebbero gli 800 milioni di dollari circa all'anno nel mondo. Lo sforzo, però, non basta perché la sfida scientifica è diversa dalle altre; l'infezione non ha molte delle caratteristiche sfruttate tradizionalmente, come l'induzione dell'immunità naturale alla malattia o l'esistenza di modelli animali validati. Alla domanda se un vaccino anti-Aids sia davvero realizzabile, molti scienziati rispondono comunque di sì, le evidenze nell'animale e nell'uomo suggeriscono che la protezione in corso dell'infezione è possibile. Per esempio, anche se la viremia iniziale è elevata quasi tutti gli individui sviluppano un controllo marcato e duraturo, per induzione di risposte T-cellulari CD8+ virus-specifiche che sopprimono la replicazione; vaccini candidati basati su vettori abbattono la carica virale e talvolta rallentano la progressione della malattia nel macaco. Nel loro insieme, evidenze come queste mostrano che una giusta combinazione di antigeni virali in una formulazione efficace possa indurre una protezione immunologica nell'uomo. Rispetto all'obiettivo primario di un vaccino anti-AIDS, prevenire un'infezione persistente attraverso l'induzione di una robusta risposta immune sistemica (e mucosale), quelli in esame non hanno ancora ottenuto effetti simili; per quello secondario, di ridurre la carica virale post-infezione a una fase stazionaria e quindi la progressione della malattia, la sperimentazione è invece molto attiva.
Quanto al tipo, quello classico del vaccino vivo attenuato non è usato per questioni di sicurezza (ritorno alla virulenza o altri effetti) e preoccupazioni per l'ipotetico rischio oncogeno da integrazione nel genoma; anche quello tradizionale del virus intero inattivato non si utilizza perché nei modelli preclinici è apparso di efficacia scarsa.

Molti problemi ancora da risolvere


Attualmente sarebbero più di trenta i vaccini allo studio in trial clinici; gli approcci comprendono proteine di superficie o subunità, geni del virus, uso di vettori virali o di peptici sintetici. Problemi ancora da risolvere sono, per esempio, indurre le risposte anticorpali largamente neutralizzanti, selezionare gli antigeni dell'HIV protettivi per l'uomo, aggirare l'ipervariabilità del virus e la sua interazione con il sistema immunitario; altre complicazioni sono la trasmissione per varie vie (sessuale, ematica e con il latte materno), l'integrazione nel genoma dell'ospite, la breve finestra di opportunità (il virus raggiunge rapidamente il tessuto linfoide intestinale, si moltiplica e si diffonde agli altri organi linfoidi). Aspetti per i quali sono al vaglio diverse strategie di sviluppo vaccinale, in uno sforzo titanico che ha portato a consorzi internazionali: come l'EuroVacc, per il cui vaccino sono stati appena segnalati in un congresso a Francoforte ottimi risultati dallo studio di efficacia; c'è persino il Pharmaplant, un vaccino da tabacco e mais geneticamente modificati che sarà testato in autunno sull'uomo. La sfida è raccolta e nessun possibile mezzo efficace può essere trascurato.

Elettra Vecchia



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