Fiocco rosa taglia il fiato

01 giugno 2004
Aggiornamenti e focus, Speciale Salute del respiro

Fiocco rosa taglia il fiato



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L'asma in gravidanza tende a peggiorare, si calcola in almeno il 30% delle pazienti, e non è solo la madre a farne le spese. Sono orami parecchi gli studi che hanno esaminato i rapporti tra la malattia materna e il feto, ma solo recentemente si è prestata attenzione agli effetti specifici in base al sesso del nascituro. A dedicarsi al tema è stata in particolare una èquipe australiana, dell'Ospedale Universitario di Newcastle, che ha portato all'ultimo Congresso Internazionale dell'American Thoracic Society la summa del loro lavoro.

Speriamo che sia femmina ma...


Gli studi sono partiti dall'osservazione che i figli di madri asmatiche tendono ad avere un peso più basso alla nascita. Sennonché l'analisi delle statistiche ha dimostrato che il minore accrescimento non riguarda tutte le gravide a corto di fiato, ma soltanto quelle che sospendono il trattamento con gli steroidi o che non sono trattate. Inoltre, mentre le neonate sono effettivamente sottopeso rispetto alla media, questo non accade con i maschietti. In pratica, se la madre non è trattata adeguatamente, viene a turbarsi l'accrescimento ma soltanto delle femmine. I maschi, indipendentemente dal ricorso ai farmaci non risentono della situazione. La spiegazione sembra risiedere nell'alterazione dell'attività degli ormoni glucocorticoidi nella placenta, impiegando gli steroidi, e quindi riducendo lo stato infiammatorio della madre, questi cambiamenti non si presentano.

...i sintomi peggiorano


Più recentemente, però, si è osservato che vale anche l'effetto opposto. Controllando 118 future mamme asmatiche, tutte in trattamento, si è osservato che fino alla 18 settimana il 61% di quelle che portavano in grembo una femmina erano li9bere dai sintomi, mentre dalla 18° settimana in avanti si assisteva a un significativo aumento delle difficoltà respiratorie notturne e solo il 28% restava libero da disturbi. Il peggioramento della situazione, che non riguardava le donne in attesa di un maschio, si rifletteva anche nell'aumento del consumo di farmaci. Le ragioni non sono note, ma è molto probabile che sia il feto femmina a produrre una sostanza che aumenta le reazioni infiammatorie materne, come starebbe a indicare il fatto che i sintomi si presentano piuttosto in là nella gravidanza, quando il nascituro ha raggiunto un livello di crescita tale da "poter dire la sua" sugli equilibri ormonali della madre. Resta comunque ancora da chiarire il meccanismo esatto alla base dell'effetto. E' però senz'altro possibile trarre l'indicazione di non trascurare il piano terapeutico in questo particolare gruppo di gravide, visto che l'adeguato controllo dei sintomi va anche a vantaggio della nascitura.

Maurizio Luchinelli



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