01 settembre 2006
Aggiornamenti e focus, Speciale Salute del respiro
Uno, nessuno, centomila
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Dire ho l’asma sembra semplice e, apparentemente, è un’indicazione univoca. Per la verità, ricorda un commento pubblicato da The Lancet. Pur sembrando una malattia ben identificata, l’asma , via via che proseguono le ricerche, sembra essere un’etichetta che copre realtà piuttosto differenti. Non è una considerazione marginale, perché di asma, quale che sia la sua natura, soffrono oggi 300 milioni di persone, che dovrebbero diventare 400 entro il 2025. Pur esistendo cure efficaci, l’asma è la causa di un decesso ogni 250 , sempre su scala mondiale, e non appare una gran differenza tra paesi poveri e paesi ricchi. D’altra parte, pur essendo un fenomeno noto fin dai tempi di Ippocrate, è solo negli anni sessanta del secolo scorso che si è stabilito almeno un punto fermo: il ruolo dell’infiammazione delle vie aeree nel causare i sintomi e, di conseguenza, il trattamento con gli steroidi inalatori per il contrasto dei sintomi.
Però, se si guarda alle cause e soprattutto ai fattori che possono proteggere o predisporre alla malattia, il quadro non è poi così chiaro, malgrado gli studi si siano accumulati nel tempo.
Negli ultimi vent’anni, comunque, l’attenzione si è concentrata su quello che sembrava un aumento dell’incidenza della malattia tra i bambini, soprattutto nei paesi industrializzati, che tra l’altro vantano condizioni igieniche superiori. Di qui l’ipotesi che la “troppa” igiene, quindi il minor numero di infezioni respiratorie nell’infanzia, potesse impedire la maturazione del sistema immunitario che, quindi, una volta che entra in contatto con elementi ambientali irritanti (polveri, pollini eccetera) dà origine alle reazioni esagerate e alla sintomatologia asmatica. D’altra parte, non sempre l’epidemiologia conferma questo rapporto causale e, in alcuni casi, si è osservata anche una leggera riduzione dell’incidenza, specie da 13 a 14 anni.
E sempre restando ai bambini, da tempo sono state osservate sintomatologie simili a quelle dell’asma (i sibili respiratori o wheezing) in soggetti di età prescolare che poi non si traducono nell’asma classico con la crescita. Anche questi “sibili prescolari” sono di origine e natura differenti, spesso sono dovuti a infezioni virali ma non è sempre così. Può anche darsi che in effetti l’asma sia soltanto un sintomo comune a molti disturbi che però hanno cause, magari a livello molecolare, e stimoli scatenanti differenti. Un po’ come la febbre, che in tempi lontani, ma non tantissimo, era considerata una malattia in sé, ma oggi si sa essere un effetto di molte malattie differenti.
Questo spiegherebbe anche perché, malgrado il trattamento precoce con gli steroidi, non si abbia una regressione della malattia o un arresto almeno del suo progresso. E’ possibile che i meccanismi che conducono ai sintomi (il fiato che si mozza, lo spasmo bronchiale) siano differenti da quelli che determinano l’effetto di fondo dell’asma, cioè il rimodellamento delle vie aeree. Resta anche da spiegare perché una così alta percentuale di asmatici (quasi tutti, in effetti) presentino anche rinite allergica, tanto più grave quanto più grave è l’asma. Tuttavia, mentre si assiste al rimodellamento dei bronchi (desquamazione dell’epitelio) questo non accada nelle vie nasali.
Insomma, si fa presto a dire asma, ma che cosa questo significhi, in fatto di implicazioni, non è ancora detto una volta per tutte.
Maurizio Imperiali
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Però, se si guarda alle cause e soprattutto ai fattori che possono proteggere o predisporre alla malattia, il quadro non è poi così chiaro, malgrado gli studi si siano accumulati nel tempo.
L’ipotesi igienista
Negli ultimi vent’anni, comunque, l’attenzione si è concentrata su quello che sembrava un aumento dell’incidenza della malattia tra i bambini, soprattutto nei paesi industrializzati, che tra l’altro vantano condizioni igieniche superiori. Di qui l’ipotesi che la “troppa” igiene, quindi il minor numero di infezioni respiratorie nell’infanzia, potesse impedire la maturazione del sistema immunitario che, quindi, una volta che entra in contatto con elementi ambientali irritanti (polveri, pollini eccetera) dà origine alle reazioni esagerate e alla sintomatologia asmatica. D’altra parte, non sempre l’epidemiologia conferma questo rapporto causale e, in alcuni casi, si è osservata anche una leggera riduzione dell’incidenza, specie da 13 a 14 anni.
E sempre restando ai bambini, da tempo sono state osservate sintomatologie simili a quelle dell’asma (i sibili respiratori o wheezing) in soggetti di età prescolare che poi non si traducono nell’asma classico con la crescita. Anche questi “sibili prescolari” sono di origine e natura differenti, spesso sono dovuti a infezioni virali ma non è sempre così. Può anche darsi che in effetti l’asma sia soltanto un sintomo comune a molti disturbi che però hanno cause, magari a livello molecolare, e stimoli scatenanti differenti. Un po’ come la febbre, che in tempi lontani, ma non tantissimo, era considerata una malattia in sé, ma oggi si sa essere un effetto di molte malattie differenti.
Rapporti complessi
Questo spiegherebbe anche perché, malgrado il trattamento precoce con gli steroidi, non si abbia una regressione della malattia o un arresto almeno del suo progresso. E’ possibile che i meccanismi che conducono ai sintomi (il fiato che si mozza, lo spasmo bronchiale) siano differenti da quelli che determinano l’effetto di fondo dell’asma, cioè il rimodellamento delle vie aeree. Resta anche da spiegare perché una così alta percentuale di asmatici (quasi tutti, in effetti) presentino anche rinite allergica, tanto più grave quanto più grave è l’asma. Tuttavia, mentre si assiste al rimodellamento dei bronchi (desquamazione dell’epitelio) questo non accada nelle vie nasali.
Insomma, si fa presto a dire asma, ma che cosa questo significhi, in fatto di implicazioni, non è ancora detto una volta per tutte.
Maurizio Imperiali
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